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Hera-Inalca, 28 milioni per produrre biometano da filiera agrifood

Al via il primo impianto firmato dalla newco Biorg, ata dalla partnership tutta emiliana tra Herambiente e Inalca (gruppo Cremonini), in grado di recuperare non anche scarti e reflui dell’industria agroalimentare trasformandoli in biometano

di Ilaria Vesentini

(mauro monti)

3' di lettura

È per Hera il secondo impianto di biometano, dopo quello inaugurato cinque anni fa a Sant’Agata Bolognese, ma è il primo in grado di recuperare non solo rifiuti organici da raccolta differenziata ma anche scarti e reflui dell’industria agroalimentare trasformandoli in metano 100% rinnovabile da destinare all’autotrazione e in compost, ossia biofertilizzante agricolo.

Ed è il primo firmato dalla newco Biorg, nata dalla partnership tutta emiliana tra Herambiente e Inalca (gruppo Cremonini) per mettere a terra nel Modenese un doppio investimento, costato 28 milioni di euro, inaugurato ieri: da un lato un biodigestore all’avanguardia tecnologica a Spilamberto, sulle ceneri di un vecchio impianto equivalente, in grado di trattare 70mila tonnellate di rifiuti ogni anno e produrre 3,7 milioni di metri cubi di biometano e, dall’altro, un impianto di compostaggio complementare a Nonantola che tratterà gli scarti (il digestato solido) in uscita da Spilamberto, nonché fanghi di depurazione, sfalci e potature provenienti dalla manutenzione di parchi e giardini, trasformandoli in 18mila tonnellate di compost all’anno, da utilizzare in agricoltura come fertilizzante, con standard qualitativi superiori rispetto ai prodotti chimici.

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Un modello virtuoso di economia circolare che recupera i rifiuti organici delle case modenesi e gli scarti di lavorazione dell’agroindustria locale e del processo produttivo delle carni di Inalca e li trasforma in metano verde di alta qualità che può essere introdotto nella rete gas per alimentare il trasporto cittadino pubblico e privato: i 3,7 milioni di mc di biometano equivalgono a 52 milioni di chilometri percorsi da un’auto alimentata a metano e permetteranno di eliminare 3mila tonnellate di petrolio equivalente (TEP) di combustibile fossile e 7mila tonnellate di CO2 (per assorbire una tale quantità di anidride carbonica, servono 280mila alberi).

Tra il primo impianto di Sant’Agata Bolognese e il nuovo biodigestore di Spilamberto il gruppo Hera arriva a 11,4 milioni di metri cubi di biometano prodotto a regime in un anno, ma l’obiettivo è portare la capacità a 30 milioni di metri cubi entro il 2030. Anche il colosso della carne Inalca ha fatto della sostenibilità della sua filiera integrata l’obiettivo chiave del suo sviluppo: autoproduce circa il 77% dell’energia utilizzata, di cui un terzo proveniente da fonti rinnovabili, con due impianti di cogenerazione da grassi colati), sei impianti di cogenerazione a metano, due impianti di biogas alimentati da reflui industriali dei suoi stabilimenti e altri quattro da reflui agricoli, oltre a 22.120 pannelli fotovoltaici.

«Con questo biodigestore di ultima generazione salgono a cinque gli impianti a biometano dell’Emilia-Romagna – sottolinea la vicepresidente della Regione, Irene Priolo – e la gestione su scala industriale è fondamentale per raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati in Europa». Aggiunge l’ad del Gruppo Hera, Orazio Iacono: «Le sfide poste dai cambiamenti climatici e dalla sicurezza energetica impongo alle utility come la nostra un impegno sempre più deciso nella transizione green con un modello sempre più distribuito e inclusivo e soluzioni molteplici per la promozione delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica, dell’economia circolare e dell’innovazione delle infrastrutture».

Conclude l’ad di Inalca, Paolo Boni: «L’impianto di Spilamberto consente una piena valorizzazione degli scarti di lavorazione delle nostre attività produttive e un ulteriore passo avanti nei processi di economia circolare. Inoltre, si realizza una efficace sinergia industriale, con la produzione di biometano e compostaggio in due impianti tra loro perfettamente complementari».


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