Hermès lancia la prima borsa fatta di pelle derivata dai funghi
La maison è il primo grande marchio del lusso a scommettere sul successo dei materiali alternativi alla pelle. E per le start up del settore si aprono nuovi, interessanti scenari
di Chiara Beghelli
3' di lettura
Finora «fungo» poteva essere una tonalità di marrone di una borsa. Non è più solo così: di funghi, o meglio della pelle vegetale derivata dalla lavorazione dei loro miceli (una sorta di apparato vegetativo fatto di piccoli filamenti) ora esiste anche una borsa, e firmata da uno dei marchi simbolo del lusso.
Hermès ha appena comunicato che realizzerà una versione della sua Victoria bag, nata nel 1997 e del valore di circa 5mila euro, fatta del pellame vegetale Sylvania, creato a partire da un particolare trattamento dei miceli da MycoWorks, giovane azienda di Emeryville, California, che ha messo a punto la tecnologia Fine Mycelium.
Sylvania è realizzata nella manifattura di MycoWorks, ma viene poi tinta e rifinita in Francia dai conciatori di Hermès, che ne aumentano la resistenza e la durevolezza, ed poi è lavorata dai maestri pellettieri della maison.
Tre anni sono serviti per realizzare questo nuovo materiale e per inaugurare questa collaborazione, che è iniziata in realtà nel 2017, quando MycoWorks stava iniziando a muovere i suoi primi passi da start up dei materiali alternativi. La sua storia è in realtà legata alla sperimentazione artistica: bisogna tornare indietro fino agli anni 90, quando a San Francisco l’artista Philip Ross iniziò a studiare le proprietà dei funghi reishi e a usarli per farne sculture. In collaborazione con l’artista Sophia Wang (con una formazione in biologia cellulare) si iniziarono a capire le potenzialità anche commerciali di questo materiale, in primis per l’industria della moda e del lusso, si formò dunque un team di scienziati, ingegneri, biologi e nel 2013 nacque MycoWorks.
La svolta, però, arriva solo un anno fa, quando alla New York Fashion Week presentano Reishi, la prima pelle vegetale derivata dai funghi. È un successo, e a novembre 2020 MycoWorks riceve 45 milioni di dollari di finanziamenti di serie B (anche da Natalie Portman, attrice notoriamente vegana, e da John Legend). Nello stesso periodo, inaugura una nuova manifattura per produrre Reishi, materiale sempre più richiesto.
Perché un marchio del lusso così iconico e solido e per certi versi tradizionale come Hermès (che ha chiuso peraltro il 2020 con appena un calo del 6% dei ricavi, a fronte di una media dell’industria del lusso del 20-30%) ha investito in questo progetto? «Hermès si è connesso alla nostra storia poiché Fine Mycelium ha le sue radici nell’arte e nell’artigianato - si legge nella nota dell’azienda che presenta la nuova borsa - e ha riconosciuto che il Fine Mycelium ha il potenziale di essere il materiale di più alta qualità al mondo del suo genere».
MycoWorks, per quanto molto sofisticata, non è che una delle start up che stanno mettendo a punto alternative alla pelle animale per un’industria della moda sempre più votata alla sostenibilità: la statunitense Bolt Threads, per esempio, ha brevettato Mylo, pellame ricavato dal micelio, e ha avuto il sostegno di un consorzio formato da Adidas, Stella McCartney, Lululemon e Kering, che finora è il più grande investimento del mondo della moda in un materiale alternativo alla pelle; c’è poi Muskin, invenzione di Grado Zero, azienda di Montelupo Fiorentino specializzata in materiali innovativi e sostenibili, ricavato dal fungo Phellinus ellipsoideus.
Sembra che la pelle di fungo profumi lievemente proprio di fungo, in effetti, un aroma che non è poi molto diverso da quello di una giacca di pelle vintage. Ma nel campo dei nuovi materiali sostenibili la dimensione del tempo più amata è quella del futuro. Un futuro che probabilmente, anche grazie alla mossa di Hermès, arriverà molto presto.
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