Ho sgridato Maradona
di Alfredo Sessa
3' di lettura
Cristina Portolano, giovane artista napoletana che vive e lavora a Bologna, disegna il mistero e la nostalgia dell’infanzia, età in cui tutto è possibile e in cui tutto si decide. Una sorgente inesauribile dell’immaginario, l’infanzia, che ha ispirato anche “Il pulviscolo”, la storia a fumetti che Cristina ha creato per “C’è qualcuno che sa leggere” della Domenica del Sole. «”Il pulviscolo” - spiega Cristina - è nata riflettendo sul fatto che vedo pochissimi bambini che si lasciano meravigliare dalle piccole cose che non siano schermi del cellulare o mega tv al plasma. Da piccola, mentre mio padre faceva il riposino prima di andare a lavoro, verso le 14-15 di pomeriggio, mi mettevo vicino al balcone della stanza da letto e passavo il tempo così. Era un modo per stargli vicino senza disturbarlo e, allo stesso tempo, iniziavo a scoprire “l’universo” lasciandomi affascinare dall’ignoto. E' una delle tante piccole cose che facevo da piccola, ma che non avevano ancora trovato uno spazio adatto dove essere raccontate. La tavola domenicale per ragazzi del Sole 24 Ore mi è sembrato subito il posto giusto».
Disegnare, per Cristina Portolano, è un po’ come respirare. Qualcosa che la ha accompagnata sin dai primi anni di vita, nel rione Montesanto, a Napoli. «Faccio fumetti perché non so fare altro. Ci ho provato, ma niente mi motiva di più, nella vita, del raccontare una storia e del farla leggere a quante più persone possibile. Per me, la rappresentazione grafica va sempre di pari passo alla narrazione. Se racconto qualcosa che non riesco a dire, inserendola in un racconto la sublimo e la supero, così da vivere meglio il presente».
Graphic novel contro ingiustizia e ipocrisia
Il primo libro di Cristina Portolano, edito da Topipittori, si chiama “Quasi Signorina”. È una storia densa, commovente, fortemente autobiografica. Il filo conduttore sono i ricordi di una bambina nata alla fine degli anni 80 a Napoli. Cristina porta avanti il racconto nel suo inconfondibile stile sobrio, delicato, minimalista, declinato in una tenue bicromia. «Il mio modo di disegnare - dice Cristina - si adatta molto a cosa sto raccontando. Per il libro “Quasi Signorina” la bicromia è stata concordata con l’editore dopo averne vagliate 3 differenti. Il mio disegno è frutto di una ricerca di sintesi che continuo a portare avanti, mentre la bicromia, in generale, è il metodo di colorazione che preferisco. Mi muovo meglio se ho una “palette” di colori ristretta».
La graphic novel di Cristina Portolano ha la forza della denuncia: la denuncia delle ingiustizie, delle ipocrisie degli adulti, degli stupidi stereotipi sulle bambine («Ma anche dietro la denuncia - osserva l’artista napoletana - deve esserci una storia. Il modo di raccontarla deve essere lieve, e la denuncia mai palese e fine a se stessa»). Una storia vera di infanzia e adolescenza. Di come, in realtà, ci dispiace non essere più bambini.
Una Napoli autentica ed emozionante
La narrazione di “Quasi Signorina”restituisce una Napoli autentica, come sempre emozionante, in bilico tra l’irrinunciabile tradizione e la ricerca del futuro, sullo sfondo degli eventi di cronaca dell’Italia di quegli anni: il terremoto in Irpinia, il primo scudetto del Napoli, l’incidente nucleare di Chernobyl, gli attentati di mafia in Sicilia. Cristina-bambina mantiene un dialogo immaginario con Maradona, lo sgrida perché si è dopato, ma anche perché «fa uscire scemi» i napoletani. Cristina intrattiene una corrispondenza con la Barbie, soffre, gioisce, disegna e cresce, va in vacanza sulla riviera romagnola e si muove sullo sfondo di una città ora ricca, ora povera, in ogni caso vera.
«Per me Napoli è un rifugio - dice l’artista - un luogo dove torno e a cui nessuno importa chi sono e cosa faccio. Non valgo niente e allo stesso tempo valgo moltissimo. Tutta la città è la mia famiglia. Più che veder cambiare la città ho visto cambiare le persone, che sono il riflesso di una città. Alcune le ho viste peggiorare e altre migliorare. Ho alcuni amici, che fanno parte di un'altra generazione, che hanno viaggiato, vissuto all’estero ma che adesso sono tornati, e il frequentarli mi fa vedere un cambiamento sicuramente positivo».
Adesso Cristina Portolano è cresciuta e sa fare i conti con l’essere “signorina”. Quando non disegna o non insegna educazione artistica ama vedere i suoi amici, dipingere, andare in palestra, andare al cinema, ai concerti e a ballare. Ma il viaggio a ritroso verso l’infanzia, per lei, è sempre qualcosa di meraviglioso.
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