Hollywood interiors, riflettori puntati sui tessuti di Diane Keaton
Dai film con Woody Allen all’interior design. L’attrice firma la prima collezione per la casa che porta il suo nome e chiama in causa da Marlon Brando a Justin Bieber.
di Cara Gibbs
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A meno che negli ultimi cinquant'anni abbiate vissuto lontani dagli schermi, probabilmente avrete visto un film con Diane Keaton. L'abbiamo osservata destreggiarsi come moglie di un criminale ne Il padrino (1972), trasformarsi da broker di successo a mamma casalinga in Baby boom (1987), cercare vendetta con le sue amiche ne Il club delle prime mogli (1996), ritrovare inaspettatamente l'amore in Tutto può succedere (2003). E, di recente, nella commedia Mack & Rita, diventare una trentenne improvvisamente intrappolata nel corpo di una settantenne. Ma è la sua interpretazione di Annie in Io e Annie di Woody Allen, nel 1977, ad averla consacrata al grande pubblico, in modo inaspettato. «Fu l'inizio di qualcosa di davvero importante per me, che non pensavo sarebbe stato di ispirazione anche per altri», spiega, ammettendo di essere ancora stupita da quanto quel personaggio continui a risuonare, decenni dopo. «Quando ho recitato in Io e Annie, Woody [Allen] mi lasciò scegliere cosa indossare», racconta, per sottolineare quanto il regista si fidasse del suo stile personale. «Mi diceva: “Mettiti quello che indossi di solito”, ed è stata una specie di svolta perché Annie era un vero riflesso di me. Da quel momento, da quel film, tutto è cambiato».
Quell'interpretazione perfetta ha catapultato infatti l'allora trentenne Diane Keaton nel mondo delle star. Intanto, l'effetto Annie ha ispirato generazioni di stilisti, che hanno reso omaggio alle sue cravatte annodate morbide, ai gilet allacciati a caso, ai pantaloni a gamba larga e ai grandi cappelli portati con disinvoltura. Anche se lo stile dell'attrice negli anni si è evoluto, la sua silhouette monocromatica è rimasta inalterata. Di recente, il web ha individuato nel personaggio interpretato da Keaton in Tutto può succedere, l'ispirazione per la figura della “coastal grandmother” (espressione che indica lo stile tipico dell'anziana benestante con casa negli Hamptons che ama gli abiti in lino e i toni neutri, ndr), diventata virale su TikTok. È proprio la passione per i tessuti e per l'interior design che le ha aperto, a 76 anni, le porte di una nuova avventura imprenditoriale: il lancio della sua collezione di tessuti, con il marchio S. Harris.
Non è la prima incursione di Keaton nel design di interni: nel 2017 è uscito The House That Pinterest Built, un volume in cui ripercorre il processo creativo con cui ha realizzato la sua casa di Los Angeles, in stile anni Venti. La scorsa primavera è arrivato un secondo libro, sempre di design, Saved: My Picture World, un'autobiografia fotografica in cui elementi grafici si alternano a collage realizzati con i ritagli di giornale conservati nel corso degli anni, che ben descrivono il suo stileestetico minimalista. Diane Keaton è una vorace collezionista di pagine e ritagli di giornale.
«La carta è il mio mezzo», afferma sorridendo. «Non scherzo quando dico che il mio ufficio è stracolmo di raccoglitori pieni di immagini che mi piacciono, il tutto suddiviso in base a diversi progetti. Le vecchie case spagnole hanno un posto d'onore». L'attrice ha un debole per l'architettura coloniale spagnola e ha infatti scelto di vivere in una villa che ne richiama lo stile, tra le colline di Beverly Hills. «Le riviste sono il mio rifugio», dichiara. «Mi procurano dipendenza».
Un'ossessione che si è rivelata un utile punto di partenza per disegnare la sua prima collezione di tessuti, caratterizzata da stampe forti con trame ricche e monocromatiche, ispirate – ça va sans dire – all'abbigliamento maschile. La linea, chiamata Elements by Diane Keaton for S. Harris, attinge direttamente dalla sua vita, a partire dalla musa di sempre: l'amata madre, Dorothy Hall, fotografa, collagista, vasaia e diarista, ma anche reginetta di bellezza, incoronata Mrs Highland Park e poi Mrs Los Angeles. È stato quando ha visto la madre portarsi a casa quest'ultimo titolo che è scoccata in lei la scintilla che l'ha spinta a diventare un'attrice. «Sapevo di voler fare quello, qualunque cosa significasse», continua. «Mia madre era molto creativa, sempre indaffarata in lavori pratici e mai troppo distante dalla macchina da cucire». È stata proprio lei a farle scoprire il disegno e il processo creativo: «Andavamo nel negozio di tessuti e m'invitava a sceglierne diversi, ad azzardare accostamenti e giocare con i materiali. Ero piena di idee e lei mi faceva sperimentare», ricorda.
Oggi ha seguito quello stesso metodo per creare la sua collezione. Lavorare con Diane Keaton è stata «un'esperienza incredibile», afferma Jodi Finer, direttrice creativa e chief brand officer di S. Harris. «Il suo approccio è basato sull'intuito, non si allontanava mai dalla sua visione, ma era sempre pronta a esplorare. Si sedeva alla scrivania con mille idee e ispirazioni... Insieme abbiamo dato vita a una collezione che la rappresenta appieno, come icona del cinema e come persona». Almeno un pezzo della collezione, Mrs Los Angeles, è stato creato in ricordo della madre.
Ma ci sono anche altre citazioni: dal tessuto molto materico Corleone, disponibile in tonalità chiamate come l'attore Marlon Brando e l'autore e sceneggiatore Mario Puzo, al Ghost Herringbone, che strizza l'occhio a Justin Bieber, che l'ha voluta nel suo video musicale del 2021. Poi c'è la collezione Interiors Plaid, un richiamo al film di Woody Allen del 1978 Interiors, e La-Di-Da Sheer, un tessuto di lino morbido che riprende la sua famosa battuta in Io e Annie. «Quei primi film di Woody Allen mi hanno ispirato perché non mi ero mai trovata in situazioni del genere, in case e ambienti di quel tipo, prima di allora. Mi hanno fatto scoprire la possibilità di avere qualcosa da dire riguardo alla moda e al design».
Anche se all'inizio ad affascinare il pubblico sono stati proprio il comportamento bizzarro e l'innocenza un po' impacciata di Keaton, è il suo profondo rispetto per l'autenticità che l'ha resa protagonista di ogni capitolo creativo della sua vita. Oggi l'estetica che la contraddistingue è diventata il suo codice figurativo, che lascia un'impronta ben definita su ogni progetto. Senza prendersi però troppo sul serio. «Se mi cercate, sto facendo qualche collage», chiosa.
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