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Holyart, a Reggio Emilia il più grande polo logistico di arte sacra d’Europa

Investimento da 18 milioni di euro per 10mila metri quadrati di hub a Reggio Emilia da parte della «Amazon» degli articoli religiosi cristiani

di Ilaria Vesentini

3' di lettura

È stata una inaugurazione sui generis quella andata in scena a ridosso dell’Autosole, all’altezza di Reggio Emilia. Una grande festa tra sacro e profano, tra una messa solenne e un lauto banchetto, tra l’arcivescovo e il vicesindaco della città e 450 persone riunite per celebrare la nuova “casa” di Holyart, l’Amazon degli articoli religiosi cristiani. Che ha tagliato il nastro del più grande polo logistico in Europa per l’e-commerce di candele, statuette, crocifissi, icone, accessori liturgici: 67mila referenze a catalogo vendute in 160 Paesi del mondo e un business raddoppiato negli ultimi tre anni, arrivato a toccare i 15 milioni di euro a fine 2022.

L’investimento

Dietro alla struttura di 10mila metri quadrati, di cui 8mila di magazzino semiautomatizzato, c’è un investimento di 18 milioni di euro (6 milioni solo in tecnologie) con cui il fondatore e ceo di Holyart, Stefano Zanni, raddoppia la capacità produttiva, quadruplica la capacità di stoccaggio che passa da 2mila a 5mila pacchi confezionati al giorno e si assicura di poter arrivare a 50 milioni di euro di fatturato senza dover traslocare di nuovo.

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Il business

«Da fine 2006 (anno di nascita del negozio Pulchra Point, ndr) a oggi abbiamo già cambiato sei sedi, sei traslochi sono un disastro – racconta –. Questo sarà il nostro motore distributivo per spedire in tutto il mondo in poche ore. Operiamo in una nicchia di mercato con una gamma così ampia di prodotti e materiali (vetro, metalli, legno, marmi, tessuti, ndr) che non sarebbe profittevole avere sedi distributive sparse in diverse aree geografiche. L’export vale il 70% del giro d’affari del gruppo, ma sta crescendo. L’Italia resta il mercato storico e, soprattutto il più importante bacino di fornitura (oltre il 90% dei prodotti è Made in Italy, ndr), ma le aree più promettenti sono Stati Uniti ed Est Europa, Polonia in primis», precisa il ceo, che quest’anno prevede una crescita del 10% poco sopra i 16,5 milioni di euro per arrivare a 30 milioni di euro nei prossimi tre-quattro anni.

La crescita inattesa post Covid

La capacità produttiva dei 5mila mq della vecchia sede sassolese di Holyart è andata saturata presto, perché dopo il crollo registrato nei primi mesi di pandemia Covid, le vendite online di arte sacra hanno iniziato a esplodere del 60% mese su mese, «al punto che in fretta e furia abbiamo cercato un sito vicino, poiché la gran parte dei nostri dipendenti è qui della zona, e Vailog ci ha proposto questa soluzione già autorizzata, con uno scheletro di struttura pronto. Abbiamo firmato a maggio 2022 e lo scorso dicembre il building era già ultimato. Il tempo di completare l’impiantistica (tra cui scanner ottici e una CartonWrap della umbra Cmc Machinery in grado di impacchettare in modo autonomo e intelligente fino a 1.000 scatole l’ora, ognuna della dimensione esatta del prodotto da spedire, ndr) e traslocare senza mai interrompere un giorno le consegne, ed eccoci qui», spiega il Bezos reggiano dell’arte sacra cristiana.

La guerra online e il rispetto religioso

Attorno a lui e al socio Gabriele Guatteri, con cui 17 anni fa Zanni ha avviato l’e-commerce di articoli religiosi quasi per gioco, per svuotare gli scaffali di un vecchio negozio, ci sono una cinquantina di giovani, l’età media è 31 anni: «Sono loro il vero motore di questa azienda dissonante, capace di essere agguerrita e competitiva sul mercato perché il gioco su Internet è globale e velocissimo e non c’è spazio per chi arriva secondo e nel contempo di avere uno stile pacato e rispettoso di tutti, perché vendiamo cose che non hanno alcuna funzione reale, ma sono simboli della fede e per questo i nostri clienti si aspettano una cura e un’attenzione superiore ai prodotti comuni».

Il volàno dell’artigianato Made in Italy

Dal primo anno di attività a oggi Holyart ha servito oltre 800mila clienti, l’80% fedeli laici e il restante 20% religiosi che trovano sul sito tutto quello cheserve per le loro parrocchie, portando la digitalizzazione in un settore tradizionalmente artigianale e poco innovativo. «Lavoriamo con 160 artigiani italiani ed è la più nostra grande fortuna. Noi siamo un semplice distributore, ma quello che vendiamo è ben fatto, di qualità e non è stata una scelta strategica di marketing, quella di esportare Made in Italy. Il nostro Paese è la culla da duemila anni dell’arte cristiana in tutte le sue forme, da Loreto a Napoli passando per la Toscana e l’Umbria. Vendiamo articoli che i fedeli non trovano sotto casa e hanno l’occasione di comprare solo come souvenir solo quando vengono in Italia. Oppure li trovano su Holyart», conclude Zanni.


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