ex colonia cinese

Hong Kong nel caos: i manifestanti fanno irruzione in Parlamento, la polizia carica

di Rita Fatiguso

2' di lettura

Agli occhi della nomenklatura di Pechino, Hong Kong, ex colonia britannica, ha ormai rubato definitivamente la definizione di “ribelle” alla provincia di Taiwan.

È di nuovo caos a Hong Kong, il Governo locale non riesce a contenere più la furia di chi chiede, urlando, le dimissioni di Carrie Lam, la governatrice considerata troppo vicina alle autorità di Mainland China, l'ex avvocato che conosce meglio di chiunque altro i cavilli che reggono la fragile tregua con la madrepatria.
È ancora violenza per le strade di Hong Kong a 22 anni dal passaggio di Hong Kong alla Cina. La protesta ha addirittura portato un gruppo di manifestanti a violare gli spazi del Parlamento, letteralmente devastati, mentre per tenere a bada i manifestanti la polizia ha usato spray urticante e manganelli.
Gruppi di manifestanti con il volo mascherato ha bloccato le arterie della città in tre punti, sbarrandole con barriere di metallo e plastica. In ospedale una dozzina di agenti e alcuni manifestanti.

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Hong Kong nel caos: la folla irrompe in Parlamento

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Appena due anni fa il 1 luglio 2017, Xi Jinping tornava per la prima volta a visitare Hong Kong, riconsegnata un ventennio prima dal Regno Unito alla Cina, per celebrare un giorno felice. Sembrava una ferita risanata dopo la rivoluzione degli ombrelli appena due anni prima, ma la città tuttora amministrata in base all'accordo “un Paese, due sistemi” cova in seno una ribellione torna a galla.

Come è successo il mese scorso, quando per le strade si sono riversate migliaia di persone per protestare contro la legge sull'estradizione. La governatrice di Hong Kong, Carrie Lam, ne ha sospeso l'approvazione - il provvedimento avrebbe permesso di estradare in Cina cittadini e residenti annullando di fatto le garanzie democratiche del sistema giudiziario locale.

Logico che la scadenza del 1° luglio, data fatidica nella storia di Hong Kong, rappresenti ormai una data cruciale nella vista dell'ex colonia. E una fonte di rinnovate proteste. Fino a quando Pechino resterà a guardare?

Il mese scorso i manifestanti avevano già assediato il parlamento, impegnato nell'esame del disegno di legge sull'estradizione. Il ritiro del provvedimento non ha impedito un rigurgito della protesta.
Perchè nel 2047 Hong Kong perderà tutte le sue caratteristiche autonome rispetto alla Cina.

Un tempo lungo che, tuttavia, è scandito da una serie di passaggi, già nel 2014 la decisione del Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo di riformare il sistema elettorale di Hong Kong aveva dato la stura alle prime proteste incentrate sulla “preselezione” dei candidati alla leadership di Hong Kong da parte delle autorità di Pechino.

Per la cronaca a Hong Kong sono in vigore leggi sull’estradizione basate su accordi bilaterali con venti Paesi tra cui Canada e Stati Uniti (non rientrano né la Cina continentale, né Macao, né Taiwan).

Il timore dei cittadini di Hong Kong riguarda ilf atto che le richieste di estradizione verso la Cina continentale diano adito a violazioni dei diritti umani e che possano essere usate come pretesto per raggiungere i dissidenti che si sono rifugiati nell’ex colonia.

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