Venezia 77

«Hopper/Welles», dialogo tra due giganti in un film per cinefili

In cartellone alla Mostra del Cinema di Venezia il documentario inedito realizzato nel 1970: una conversazione tra Orson Welles e Dennis Hopper

di Andrea Chimento

2' di lettura

Non di soli film recenti vive la Mostra di Venezia: in cartellone è stato presentato «Hopper/Welles», un importante documentario inedito, datato 1970.

Al centro c'è una conversazione tra l'intervistatore e regista Orson Welles, autore straordinario che ha realizzato alcuni dei massimi capolavori della storia del cinema, e Dennis Hopper, all'epoca giovane promessa del cinema americano, che l'anno prima aveva firmato il grandissimo successo di «Easy Rider».

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Presentato fuori concorso, il film venne registrato durante le riprese della pellicola di Welles «The Other Side of the Wind», altra gemma che è stata mostrata soltanto recentemente, sempre alla Mostra di Venezia, nel 2018.La lavorazione di «The Other Side of the Wind» fu molto travagliata, ma esiti non troppo diversi furono quelli che colpirono le riprese e il montaggio di «Fuga da Hollywood», il film che Hopper stava realizzando proprio in quel momento.In apparenza Welles e Hopper potrebbero sembrare due figure molto distanti, anche per il tipo di cinema che hanno proposto, ma questo lungometraggio rivela invece due personaggi dalla somiglianza affascinante: due registi che hanno sempre scelto di andare contro le regole, rischiando spesso anche l'insuccesso e grossi problemi con i produttori.

Una riflessione sull'America

Non si parla soltanto di cinema in questo fitto dialogo, in cui comunque si ragiona sul ruolo del regista, domandandosi se sia più simile a un “dio” o a un “mago” (concetto quest'ultimo fondamentale nel cinema di Welles). Al centro del discorso c'è infatti l'attualità dell'epoca e, in particolare, gli Stati Uniti a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta. Hopper e Welles parlano di sesso e politica, violenza e futuro di un paese dalle infinite contraddizioni.Alcuni momenti sono meno incisivi di altri e alcuni spunti possono apparire ridondanti, ma questo documento rimane preziosissimo e imperdibile per tutti gli amanti della storia del cinema.

Wife of a Spy

In concorso ha invece trovato spazio «Wife of a Spy» di Kiyoshi Kurosawa.Ambientato nel 1940 a Kobe, racconta di un mercante locale che, vista la difficile situazione relativa all'inizio della Seconda guerra mondiale, decide di recarsi in Manciuria, senza portare con sé sua moglie. Quest'ultima, però, viene contattata da un amico di gioventù, ora diventato un membro della polizia militare, che la porterà a iniziare ad avere sospetti sul marito.Classe 1955, Kiyoshi Kurosawa ha incominciato a realizzare film da metà degli anni Settanta, ma questa è la sua prima pellicola ambientata nel passato. Attraverso una narrazione d'altri tempi e una confezione elegante, Kurosawa riesce efficacemente a mescolare spionaggio e melodramma in questo appassionante lungometraggio, che soffre soltanto un po' dell'eccessiva durata.Sinuoso nella messa in scena, è il film migliore del prolifico regista giapponese da diversi anni a questa parte, anche per merito di un cast in ottima forma.

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