Horizon Europe, nuovi bandi in arrivo per la cultura
Al via le nuove call dedicate alla ricerca e allo sviluppo del settore culturale e creativo. Con uno stanziamento di 2,3 miliardi di euro per il periodo 2021-2027
di Roberta Capozucca
I punti chiave
5' di lettura
Con l'uscita dei nuovi bandi del programma Horizon Europe, si delineano sempre più chiaramente le intenzioni di Bruxelles nei confronti del settore culturale e creativo. Nell'ambito della nuovissima linea d'intervento “Culture, Creativity and Inclusive Society” (Cluster 2), infatti, la Commissione Europa ha lanciato “Research and innovation on cultural heritage and Cultural and Creative Industries”, la prima di due call a valere sul 2023 dedicata alla transizione verde e digitale del settore culturale.
Il bando, in scadenza il 14 marzo, rappresenta assieme a tutte le call del Cluster 2 di Horizon Europe una delle grandi novità del settennio europeo 2021-2027 che, all'interno del programma quadro tradizionalmente destinato ai settori industriali, ha inserito una linea di finanziamento per quello culturale e creativo. In generale, gli interventi del Cluster 2 sostengono progetti di ricerca e innovazione per la tutela del patrimonio culturale, anche rispetto ai rischi legati al cambiamento climatico e al traffico illecito, e di analisi per lo studio degli impatti delle ICC sugli obiettivi comunitari di coesione sociale, innovazione e competitività internazionale. Concretamente, i progetti proposti nell’ambito di questa linea d'intervento, che potranno contare su un budget di 291 milioni di euro per il 2023, dovranno considerare: l'uso di tecnologie digitali, il coinvolgimento attivo degli stakeholder e delle comunità nei processi di ricerca, la definizione di strategie di valorizzazione dei risultati delle analisi e il loro trasferimento sul piano delle policy, la costruzione di attività di capacity building e, infine, azioni volte a contribuire al Green Deal, alla New European Bauhaus e agli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Horizon Europe e Cultura
Nonostante il grande interesse che questi nuovi avvisi stanno generando, bisogna ricordare che anche in passato il programma Horizon 2020, così chiamato nello scorso ciclo di programmazione, ha supportato le industrie culturali e creative. Nel periodo 2014-2020, infatti, la Commissione Europea ha investito nelle ICC circa 500 milioni di euro del fondo Horizon attraverso linee d'intervento dedicate, però, ad altri settori industriali tra cui: energia, ambiente, salute, ITC, giustizia, sicurezza, aerospaziale, telecomunicazioni, trasporti, industria giovani e affari sociali.
Che cosa significa, dunque, avere una linea di finanziamento esclusivamente dedicata alla cultura all'interno del principale programma europeo per l'innovazione?
In primis, significa che il settore è stato riconosciuto come ecosistema industriale e che le continue dichiarazioni politiche sulla centralità della cultura sono finalmente atterrate in un piano d'investimenti concreto, almeno in Europa. Le azioni e le allocazioni del nuovo quadro finanziario comunitario (2021-2027), come la duplicazione del budget di Europa Creativa, il lancio della New European Bauhaus e del Pact for Skills fino la progettazione del Cluster 2 di Horizon Europe, confermano la volontà politica di superare la tradizionale diffidenza verso un settore poco incline a raggiungere grandi obiettivi economici, ma capace di avviare percorsi di innovazione alternativi. Analizzando gli eventi e i documenti politici, si potrebbe dire che il momento di spartiacque tra l'obsoleta visione patrimonialistica e quella attuale è stato il 2018 quando, contestualmente alle celebrazioni per l'Anno Europeo del Patrimonio Culturale, la Commissione ha presentato la Nuova Agenda per la Cultura: un documento centrale, che per la prima volta nella storia europea ha proposto le ICC come strumento strategico per il raggiungimento degli obiettivi di coesione sociale, crescita economica e diplomazia transnazionale. A cavallo di questi due avvenimenti, insomma, in Europa si è iniziata a diffondere la convinzione che il settore culturale sia capace di innescare meccanismi di innovazione tout court, superando così la retorica della bassa redditività e, quindi, della sua scarsa rilevanza politica. La rilettura degli ultimissimi anni del settore culturale come ambito in grado di operare trasversalmente fra tutti i sistemi industriali e sociali, ha di fatto aperto alle industrie culturali e creative le porte di tutti e 40 i programmi comunitari del ciclo corrente (2021-2027), spingendo le politiche culturali europee in direzioni inedite e ancora sconosciute, che si nutriranno proprio dei risultati dei progetti finanziati in questo settennato
Quali risultati fino ad oggi?
Per comprendere qual è stato l'impatto delle prime due annualità di bandi Horizon Europe dedicati al settore culturali e creativo, abbiamo contattato APRE, l'Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea che sostiene e agevola la partecipazione italiana ai bandi Horizon Europe. Con 164 proposte inviate tra il 2021 e il 2022 e un tasso di successo di oltre il 10%, ad oggi l'Italia si classifica al primo posto per numero di progetti vinti nell'intero Cluster 2, con un rientro economico complessivo di circa 41 milioni di euro.
Per quanto riguarda la call “Research and innovation on cultural heritage and Cultural and Creative Industries” negli ultimi due anni APRE ha registrato 786 partecipazioni italiane di cui 71 hanno ricevuto un finanziamento. Interessante notare però come, nel 2022, soltanto 3 progetti a guida italiana sono risultati vincitori: il progetto ARACNE coordinato dal Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'Analisi dell'Economia Agraria sul rinvigorimento dell'arte della seta come settore industriale ed espressione del patrimonio culturale intangibile, AURORA un progetto di Techedge SPA sullo sviluppo di un sistema di riconoscimento e tracciamento delle opere d'arte tramite intelligenza artificiale e PALIMPSEST coordinato dal Politecnico di Milano sulla sostenibilità dei paesaggi culturali, tra living heritage, architettura e storia.
Da un punto di vista economico, il flusso dei finanziamenti arrivati nelle casse degli enti italiani, a seguito della vittoria della call “Research and innovation on cultural heritage and Cultural and Creative Industries”, è stato per il 2021 di poco più di 4,3 milioni di euro e per il 2022 di oltre 12 milioni di euro, con un rientro economico complessivo di circa 16,5 milioni di euro su tutto il territorio italiano. Rispetto ai soggetti partecipanti, dall'analisi emerge una preponderanza di enti privati principalmente operanti nel settore tecnologico o di aziende specializzate in tecniche e materiali per il restauro e la conservazione del patrimonio culturale. Alta la partecipazione di università ed enti di ricerca, che a differenza della prima categoria si profilano con partecipazioni multiple su diverse progettualità e presenti anche, seppur in quota limitata, istituzioni no profit ed enti pubblici. Molto bassa, invece, la presenza di enti e associazioni culturali che, come sappiamo, costituiscono la parte nevralgica del nostro ecosistema culturale. Ma si sa, tra i programmi europei, i bandi Horizon sono sicuramente tra i più complessi da redigere e con uno dei più alti tassi di incertezza sulla vittoria. Nonostante ciò, e se i progetti Horizon hanno l'obiettivo di indirizzare le politiche del prossimo settennato europeo, è importante che anche gli enti più piccoli, le associazioni culturali e i collettivi d'artisti vengano coinvolti nelle partecipazioni. Ma come? Monique Longo, Punto di Contatto Nazionale e Responsabile del gruppo tematico Horizon Europe - Cluster 2 di APRE, che ha proprio il ruolo di guidare e supportare i possibili partecipanti ai bandi del Cluster 2, ricorda a tutti che “il segreto è fare rete. Piccole realtà come associazioni, imprese creative e culturali, comuni e istituzioni con meno conoscenza dei programmi europei si devono agganciare a enti più preparati ad affrontare la scrittura dei progetti Horizon Europe, come le università, gli enti di ricerca o i grandi comuni per far valere anche le proprie visioni e necessità. Infatti, se i finanziamenti di Horizon Europe hanno l'obiettivo di far fiorire gli ecosistemi industriali, sostenendo progetti di ricerca e innovazione volti all'analisi e all'individuazione di nuove direzioni politiche nei diversi settori economici, è fondamentale che nessuna circostanza venga trascurata”.
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