Hotel, il futuro è open-air e di prossimità. E il private equity cerca buoni affari
Secondo la fotografia di JLL, nel corso del 2020 a livello globale il volume degli investimenti nel settore alberghiero è diminuito di oltre il 60% rispetto ai livelli registrati nel 2019 ma molti investitori puntano a questi asset scommettendo su ripresa e valori ridimensionati
di Laura Cavestri
I punti chiave
- Sotto il faro del private equity
- Dove investire?
- In hotel, camere più ampie e tecnologiche
3' di lettura
Sinora è stato il settore più penalizzato. Ma proprio per questo è sempre più nel mirino di private equity e investitori istituzionali, che già si stanno muovendo – ma è lecito attendere che il trend crescerà nei prossimi mesi – con l’obiettivo di acquisire a prezzi competitivi, rtistrutturare, riposizionare e rilanciare quando i viaggi e i flussi torneranno a correre. Lo fotografa l’ultimo Outlook di JLL dedicato all’hospitality, secondo cui, nel corso del 2020 a livello globale il volume degli investimenti nel settore alberghiero è sì diminuito di oltre il 60% rispetto ai livelli registrati nel 2019, con quasi il 50% delle transazioni hotel chiuse nei primi tre mesi dell’anno. Tuttavia, i gruppi di private equity e gli investitori istituzionali hanno continuato ad essere i principali player, rappresentando il 54% del volume complessivo investito nel settore.
Sotto il faro del private equity
Nel 2021 i gruppi di private equity e gli investitori istituzionali (soprattutto di matrice internazionale) continueranno ad essere gli investitori più attivi nel settore alberghiero. «Nel 2020 – ha spiegato Claudia Bisignani, head of JLL Italy per Hotels & Hospitality – a livello globale sono stati raccolti capitali pari a circa 24,5 miliardi di euro da investire in hotel e nuovi modelli di ospitalità, sinora in una logica di wait & see. Alcuni operatori si stanno già muovendo in un’ottica di rebranding per essere pronti a un rilancio quando il turismo riprenderà vigore. È lecito quindi prevedere che, ancor di più nei prossimi mesi, questo sarà il trend e si realizzeranno anche investimenti in un’ottica di repricing».
Dove investire?
Secondo la ricerca di JLL, circa il 21% degli investimenti alberghieri a livello globale si è concentrato nelle destinazioni resort, confermando l’ottimismo dei principali investitori nei confronti di una più rapida ripresa del segmento leisure. Il corso della pandemia ha però accelerato diverse tendenze. Continua a crescere, ad esempio, l’interesse degli investitori istituzionali e non tradizionali per il settore della cosiddetto open air hospitality, cioè di un’ospitalità sempre più a contatto con la natura e gli spazi aperti. La domanda era già in crescita prima della pandemia ed è destinata ad una ulteriore accelerata legata al trend positivo del fenomeno della “staycation”, cioè di una modalità di soggiorno più prossimo, di chi si sposta, per vacanza o smart working, all’interno della propria regione e comunque verso una destinazione raggiungibile in breve tempo.
Nel corso del 2020, anche per effetto di un più agevole accesso a queste tipologie di strutture si è infatti assistito ad una forte crescita di questo segmento di mercato. Oggi gli investitori hanno acquisito maggior fiducia nella resilienza di questi modelli di business, in grado peraltro di generare rendimenti più elevati rispetto ai modelli dell’ospitalità tradizionale. Con un volume di transazioni in tale segmento che spesso supera il miliardo di euro, l’interesse è stato in gran parte guidato da investitori istituzionali e private equity.
In hotel, camere più ampie e tecnologiche
Le preferenze dei consumatori promuoveranno un cambiamento nella riprogettazione delle camere d’albergo e una accelerazione dei progressi tecnologici. Dall’estate scorsa sono evidenti le preferenze per spazi più grandi, individuali e privati, per soggiornare più comodamente e per periodi di tempo più lunghi e lavorare in modo produttivo a distanza. Per questo motivo, gli alberghi in grado di offrire modalità di soggiorno più esteso o servizi di ospitalità più tradizionali come gli affitti hanno performato meglio rispetto alle più tradizionali strutture ricettive.
Inoltre, si è registrata un forte accelerazione negli investimenti tecnologici da parte degli operatori di settore, in quanto servizio touchless/contactless è diventato una priorità per i consumatori. Gli investimenti immobiliari basati sui principi Esg sono la priorità.
«Il settore alberghiero si trova davanti a una grande sfida – ha concluso Bisignani –. La pandemia ha accelerato alcune tendenze che rivoluzioneranno il settore. Le nuove abitudini e i bisogni emergenti guideranno i piani di crescita e le scelte strategiche future. I consumatori stanno acquisendo maggiore consapevolezza dei valori attraverso cui le aziende conducono gli affari e usano il loro potere d’acquisto per influenzare il cambiamento».
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