HPC5 di Eni: il supercalcolatore che apre la strada alla ricerca di nuove energie
È il più potente al mondo in ambito industriale.
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Quali saranno le fonti di approvvigionamento energetico del futuro? Eni le sta studiando anche grazie ad HPC5, il supercalcolatore da poco inaugurato nel Green Data Center di Ferrera Erbognone, in provincia di Pavia.
Con i suoi 52 PetaFlop/s, ossia 52 milioni di miliardi di operazioni matematiche al secondo, sommati ai 18 del “papà” HPC4, l'infrastruttura di calcolo di Eni diventa la più potente al mondo dedicata al supporto di attività industriali.
Ma a cosa serve tutta questa potenza computazionale?
HPC5 è uno strumento essenziale per la ricerca, lo sviluppo e il miglioramento di processi relativi alle nuove fonti energetiche, così da accelerare ulteriormente il percorso di transizione verso la low-carbon economy. Il Supercomputer contribuirà inoltre a garantire ulteriore sicurezza sugli impianti, migliori performances, migliore pianificazione della attività esplorativa, maggiore precisione dei modelli di giacimento, oltre a supportare tutte le professionalità all'interno all'azienda nel loro lavoro quotidiano velocizzandone i processi decisionali.
Dallo studio del clima al supporto della ricerca di tecnologie per lo sfruttamento dell'energia del sole, dai progetti di frontiera che riguardano la fusione a confinamento magnetico fino allo sviluppo di soluzioni che catturino energia dal naturale moto ondoso dei mari: il range di applicazioni alle quali HPC5 viene in soccorso è molto ampio.
Dal 2018, ad esempio, Eni collabora con il Massachusetts Institute of Technology per lo studio della fusione a confinamento magnetico. La riproducibilità sulla Terra di questa fonte energetica (la stessa che alimenta il Sole e le altre stelle) è oggetto di ricerca da parte dei fisici per assicurare la decarbonizzazione dei sistemi energetici mondiali.
Inoltre, il mare ci fornisce una forma di energia che è già ora quella a zero emissioni più concentrata, prevedibile e costante (e inutilizzata) al mondo: le sue onde. È già allo sviluppo un piano che permetterà di estendere alle Isole minori italiane la tecnologia sviluppata da Eni per le sue piattaforme offshore, che sfruttano appunto il movimento delle correnti marine per generare l'elettricità necessaria al loro funzionamento.
HPC5 aiuterà anche lo sviluppo del solare fotovoltaico organico di nuova generazione, con polimeri innovativi a posto del silicio finora utilizzato, rendendo questa tecnologia ancora più conveniente, robusta, leggera e versatile, coinvolgendo una molteplicità di usi differenti, dall'elettronica all'edilizia.
Infine, Eni e il CNR collaborano per gli studi sul cambiamento climatico e sull'ambiente. I quattro centri aperti nel Mezzogiorno studieranno proprio gli effetti del riscaldamento globale e le sue soluzioni, e potranno sfruttare la potenza del Green Data Center per l'analisi.
Un supercomputer dal cuore verde
Il nuovo sistema, formato da 1820 nodi (singoli computer collegati tra loro, ciascuno dotato di due processori da 24 core e 4 acceleratori grafici) ha anche una impronta ecologica spiccata: innanzitutto è progettato per avere consumi bassissimi per questa tipologia di computer. Poi sfrutta principalmente l'energia solare fornita dagli impianti del sito dove è installato, sopperendo solo quando necessario alla elettricità fornita da una vicina centrale a turbogas che sfrutta il metano, ossia l'idrocarburo meno inquinante tra quelli tradizionali. Infine, il raffreddamento, necessario per mantenere in esercizio ottimale queste macchine, è gestito in modo principalmente passivo grazie ad un sistema di “free cooling” che regola la temperatura delle sale usufruendo, per il 92% del tempo, dell'aria esterna (opportunamente filtrata dalle polveri) senza alcuna necessità di accendere i condizionatori.
In totale il risparmio complessivo in termini di tonnellate di CO2 supera le 20.000 annue grazie alle tecnologie “green” degli impianti e del sito in confronto ad analoghe scelte “tradizionali”.
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