i segreti del mate 30

Huawei sfida Trump: arriva il Mate 30, primo smartphone senza app di Google

Huawei lancia la serie Mate 30 e Mate 30 Pro con un evento a Monaco di Baviera avvolto dall’incertezza, perché si tratta della prima gamma di telefoni su cui incide il bando di Trump, ovvero l’inserimento di Huawei nella lista di aziende che non possono avere relazioni commerciali con aziende americane

dal nostro inviato Luca Salvioli

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4' di lettura

Huawei lancia la serie Mate 30 e Mate 30 Pro con un evento a Monaco di Baviera avvolto dall’incertezza, perché si tratta della prima gamma di telefoni su cui incide il bando di Trump, ovvero l’inserimento di Huawei nella lista di aziende che non possono avere relazioni commerciali con aziende americane. Tra queste c’è Google e la versione completa di Android, quella che comprende le principali app di Google e il Google Play Store.

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Alcune indiscrezioni dicevano che i telefoni sarebbero stati lanciati soltanto in Cina, primo mercato dell’azienda dove il problema Google non incide. Huawei ha infine deciso di lanciarli anche in Europa “più avanti nel corso del 2019”. Al prezzo di presentare dei prodotti che da un punto di vista hardware hanno caratteristiche al top del mercato, ma sui quali pesa una incognita enorme sul software.

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La versione base di Android non ha i Google mobile services (gms), una collezione di app e servizi come il Play Store che per essere preinstallati sul dispositivo necessitano della firma del Mada, un accordo che fa del produttore un partner Android con licenza.

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Come detto, questo non è il caso del Mate: le app si possono scaricare dallo store di Huawei, App Gallery, che infatti è stato mostrato durante il keynote. Richard Yu, il capo della divisione consumer, ha spinto sull’ecosistema di Huawei, senza mai citare Google, anzi presentandolo come alternativo e associato ai Huawei mobile services. Su questo ecosistema ha annunciato che l’azienda sta investendo un miliardo di dollari.

Huawei ha tuttavia sottolineato che come sistema operativo Android sia la sua prima scelta, mentre il nuovo Harmoy OS potrebbe essere pronto la prossima primavera se nel frattempo non si sbloccherà il dialogo tra l’azienda e il dipartimento del commercio americano.

Il Mate 30 arriva insomma in una fase di limbo, caratterizzato dalla proroga del bando americano fino a dicembre, decisa il 19 agosto, alla scadenza della prima proroga di 3 mesi, e quello che potrà succedere dopo e che dipende dalle relazioni tra l’azienda e gli Stati Uniti, tra la Cina e gli Stati Uniti e si intreccia con tematiche si sicurezza nazionale e la guerra commerciale tra i due Paesi.

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Può darsi che Huawei abbia deciso di dilazionare in lancio in Europa, che infatti non ha una data cerca, sperando di avere novità su questi fronti nel frattempo. L’azienda dice che in questi mesi lavorerà per conserire agli utenti di avere “una esperienza soddisfacente”, il che al momento non si capisce bene cosa voglia dire. Aumenteranno il numero di app disponibili su App Gallery? Oppure troverà un modo, tramite file Apk, di far scaricare le app di Google pur senza il Google Play Store? L’evento di Monaco non ha fornito risposte a queste domande.

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Walter Ji, capo divisione consumer Huawei Europa occidentale, in un prebriefing con i giornalisti ha mostrato ottimismo su quello che potrà succedere nei prossimi mesi, parlando di un momento difficile ma “Huawei nei suoi 32 anni è stata capace di trasformare le sfide in opportunità” diventando numero 1 al mondo nelle reti e numero 2 negli smartphone. Quanto all’Europa ha parlato di “obiettivi di lungo periodo”.

I nuovi telefoni fanno un ulteriore salto tecnologico, in particolare per quanto riguarda fotocamera e processori.
Il design dei nuovi Mate 30 Pro è caratterizzato dalle quattro fotocamere affiancate, e inserite all’interno di una cornice circolare (il Mate 30 invece ne ha 3): 40MP cine camera, 40MP supersensing camera, 8MP telephoto camera e una 3D depth sensing camera. Grande enfasi anche sulle prestazioni video, in particolare con un ultra slow motion che arriva a 7680 fps.

Il Mate 30 ha uno schermo da 6,62 pollici contro i 6,53 pollici del Mate 30 Pro, questo perché il secondo ha un notch più grande e anche il più “sofisticato” sul mercato: ha un sensore per interpretare le gesture, due per lo sblocco con il volto, uno con le luci e sensori di prossimità, uno per la fotocamera dedicata ai selfie.

Il display del Mate 30 Pro, risoluzione 2400X1176, porta agli estremi di borderless, con una curvatura laterale di 88 gradi che arriva fino al lato posteriore del telefono: in pratica non ha cornici. Sparisce il tasto volume che però viene sostituito da una funzione che con un doppio tap sul lato dello schermo, entrambi i lati, apre una maschera digitale per regolare il volume. La stessa funzione può essere utilizzata per scattare selfie.

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Sui Mate 30 debutta il Kirin 990, il processore presentato pochi giorni fa all’Ifa di Berlino che integra un modem 5G con una crescta di performance della cpu del 23%.

L’azienda ha infine presentato il nuovo smartwatch Watch GT2: a seconda dei modelli costerà 229 e 249 euro e sarà disponibile da ottobre. In questo caso il sistema operativo è sviluppato internamente. Infine ha presentato la sua prima tv. Le caratteristiche sono appena state elencate: avrà 8 speaker e due “intelligent sound system”, una telecamera con intelligenza artificiale. Inoltre promette di essere un centro di controllo per l’iot di casa. Ma sarà disponibile solo sul mercato cinese. Per quando saranno disponibili in Europa, invece, il Mate 30 partirà da 799 euro, il 30 Pro da 1199 e la versione speciale fatta con Porsche da 2095 euro.

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