I benefici e l’efficacia del coaching sullo sviluppo del potenziale umano
L’evoluzione dei contesti lavorativi, con crescente complessità e aumento dei margini discrezionali, richiede maggiori capacità di adattamento
di Laura Leone *
3' di lettura
Il contesto organizzativo odierno è caratterizzato da cambiamenti frequenti e repentini, complessità crescente, aumento dei margini di discrezionalità e questo richiede maggiori capacità di adattamento continuo. Al management è chiesta più attenzione per la persona e le sue caratteristiche e sul tavolo dei C-Level ci sono, fra le altre, due grande tematiche: il valore delle variabili agentiche per fronteggiare le sfide e il valore del coaching per allenare e sviluppare le attitudini necessarie per affrontare il mutato scenario lavorativo.
Il coaching ha avuto negli ultimi anni una diffusione sempre più capillare e pervasiva e sono ormai numerose le aziende che ricorrono a questa pratica con diversi intenti: valorizzare i talenti, accompagnare le persone verso percorsi di crescita professionale o ancora risolvere criticità nella gestione del proprio ruolo. Gli studi che hanno analizzato l’efficacia del coaching sono invece ancora pochi, lasciando aperta la discussione circa le leve sulle quali le organizzazioni si appoggiano per investire in questi percorsi e le metriche da utilizzare per accertarsi che il percorso scelto raggiunga effettivamente i risultati attesi.
Una ricerca condotta da un gruppo di ricercatori dell’Università Sapienza di Roma coordinati dalla Professoressa Laura Borgogni, Ordinario di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni, in collaborazione con AICP (Associazione Italiana Coach Professionisti) ha raccolto le risposte di circa 200 soggetti (“coachees”) provenienti da 14 diverse regioni italiane proprio per misurare l’impatto del coaching sullo sviluppo di alcune caratteristiche psicologiche riconosciute oggi come essenziali per il successo lavorativo e per il benessere personale.
Caratteristiche - come le capacità agentiche (le doti di anticipazione, autoregolazione, autoriflessione e apprendimento osservazionale), l’autoconsapevolezza, la resilienza (intesa come propensione ad uscire rafforzati da difficoltà dalle quali si può capitalizzare valore) e la flessibilità - che sono state misurate prima e dopo l’attività di coaching con l’obiettivo di verificare l’efficacia del programma nel processo di sviluppo di tali capacità.
Partiamo con la definizione di che cosa sono le capacità agentiche e con la descrizione dello scenario in cui sono chiamate oggi ad operare le organizzazioni. Le prime rappresentano, in estrema sintesi, i processi di base da cui dipende la possibilità di un individuo di agire intenzionalmente su se stesso e sul proprio ambiente e, di conseguenza, di sviluppare e mettere in atto le proprie potenzialità realizzative.
I cambiamenti che stanno caratterizzando il mondo del lavoro, se guardiamo al contesto in cui va analizzato l’impatto del coaching, sono evidenti: nel giro dei prossimi 10 anni le professioni muteranno ulteriormente e assisteremo a un’opera di re-skilling molto importante. Le competenze tecniche sono per loro natura soggette ad obsolescenza e il processo di continua trasformazione dell’ambiente lavorativo a cui le stesse competenze sono esposte le rende instabili, poco predittive e difficilmente misurabili.
Occorre quindi analizzare le capacità cognitive sottostanti (le capacità agentiche per l’appunto) che mettono le persone nella condizione di muoversi in modo autonomo e proattivo all’interno dell'universo aziendale. Le evidenze scientifiche validate dalla ricerca confermano in modo inequivocabile un incremento significativo per la maggior parte delle skill misurate e il fatto che l’efficacia di un programma di coaching assume una rilevanza sempre maggiore in relazione alla pervasività di impiego di questa metodologia.
Indipendentemente dagli approcci teorici utilizzati, tutti riconosciuti da AICP, la ricerca dell’Università Sapienza prova in modo inequivocabile che le persone dell’organizzazione migliorano attraverso il coaching ogni loro capacità cognitiva e mette in luce la possibilità di accrescere quelle capacità che consentono alle persone di riconoscere i propri punti di forza e criticità in linea con le richieste del contesto lavorativo, di valorizzare il proprio contributo, di autoassegnarsi gli obiettivi, monitorarne il conseguimento e aggiustare là dove necessario il tiro.
Le aziende devono dunque fare un assesment delle skill esistenti, maturare la consapevolezza che le competenze sono allenabili e sviluppare in parallelo percorsi di coaching ad personam, declinati nel tempo e misurabili in modo oggettivo e con strumenti validati sotto il profilo dei risultati. La ricerca, che riflette l’eccellenza della cooperazione fra il mondo della formazione professionale e quello accademico, conferma infine un altro importante paradigma: il modello del coaching funziona a prescindere dal contesto in cui l’azienda opera e dalla tipologia di organizzazione.
* Presidente dell’Associazione Italiana Coach Professionisti - AICP
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