I cantieri aperti da tempo valgono 1,5 miliardi
di Davide Madeddu
2' di lettura
Una partita che supera il miliardo e mezzo di euro. Tra risorse spese e altre da spendere. È quella che riguarda la bonifica dei siti industriali dismessi distribuiti tra la provincia di Sassari, il cagliaritano e il Sulcis iglesiente. La cifra più importante che sino a oggi è stata impiegata riguarda l’area Sin di Porto Torres. Eni Rewind, (presente sia nel Sulcis Iglesiente, sia nel Cagliaritano e a Porto Torres), per portare avanti le attività di risanamento ambientale (interventi sui suoli, falda acquifera e demolizioni di strutture non più utilizzabili), ha già speso 900 milioni e stima una ulteriore spesa di 540 milioni. «Quella di porto Torres, oltre a essere la più importante dal punto di vista dell'estensione e della spesa con 500 milioni spesi e altri 400 milioni da spendere, è un esperimento modello – dice Paolo Grossi, amministratore delegato EniRewind –. Possiamo definirlo anche esempio virtuoso perché la bonifica avviene a chilometro zero». Tra i principali interventi c’è il cosiddetto progetto Nuraghe che interessa un’area di 30 ettari per cui è prevista la rimozione e il trattamento di circa 800.000 metri cubi di materiali contaminati, provenienti principalmente dall’ex discarica Minciaredda, attraverso una piattaforma polifunzionale, già operativa e dotata di tutte le tipologie impiantistiche per la decontaminazione dei terreni. Una volta trattata la terra viene riutilizzata per riempire gli scavi realizzati precedentemente. «Un esperimento ripetibile – aggiunge Grossi – oltre che esportabile perché permette di effettuare i lavori in loco evitando spostamenti di materiali». C'è poi il sito di Assemini nel cagliaritano dove sono stati spesi 389 milioni per le attività di risanamento ambientale (demolizioni, bonifica suoli e falda). Nel Sulcis Iglesiente, nello specifico a Portovesme, le bonifiche del sito industriale valgono complessivamente circa 245 milioni. Gli interventi sono in corso e anche in questo caso, come sottolinea Salvatore Cherchi, ex presidente della Provincia, ideatore e poi coordinatore del Piano Sulcis, «applicano il principio del chi inquina paga». Gli interventi portati avanti a Portovesme riguardano sia la falda acquifera sia altri interventi in cui hanno operato le diverse aziende impegnate nei diversi settori del polo industriale. «Possiamo dire che questo è un caso di successo – dice Cherchi –, non a caso molti interventi previsti da questo piano sono già stati ultimati». Cherchi non risparmia un confronto con l’altro versante delle bonifiche. Quelle che riguardano il settore ex minerario in capo alla Regione. «Ci sono le risorse ma non parte nulla. Se facciamo un confronto con Portovesme si capisce lo scandalo. È inammissibile viaggiare a due velocità».
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