ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLa frenata di Pechino

I cinque nemici della Banca centrale cinese (e della crescita) cinese

L’iniezione di liquidità del Governatore non blocca gli effetti di speculazione, inflazione, calo di produttività, nuovi contagi e crisi delle Big Tech

di Rita Fatiguso

4' di lettura

Sei anni fa, in pieno agosto, le borse cinesi crollavano mandando in fumo 5 trilioni di dollari. Oggi la Banca centrale, in un contesto globale politicamente ancor più instabile, cerca di tenere ferma la barra della crescita del Paese iniettando nel sistema la liquidità necessaria a fronteggiare i debiti in scadenza. Almeno cinque i nemici da temere: la speculazione alimentata dalle voci di un taglio dei tassi, l’inflazione che non cala, la produttività in frenata, i nuovi contagi che spingono a misure draconiane con il porto di Ningbo fermo da una settimana e, infine, il “ fuoco amico” della raffica di regole su Antitrust e privacy che stanno affossando le Big Tech di Pechino.

Il porto di Ningbo, primo al mondo per tonnellaggio terzo per containers

Cina, dalla Banca centrale 1,57 mld $ per stabilizzare il mercato

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La speculazione fa le sue vittime

Il Governatore della Banca Centrale cinese, Yi Gang, ci riprova, iniettando nel sistema 600 miliardi di yuan (92 miliardi di dollari Usa), una quantità molto simile ai 700 miliardi in scadenza ai quali le aziende cinesi devono far fronte, con urgenza, proprio in questi giorni.

La misura di emergenza, tuttavia, si rivela in sè insufficiente a gestire i problemi dell’economia cinese alle prese con una serie di insidie ben più ampia.

Una di queste è proprio la speculazione che sta penalizzando i mercati cinesi nel medio periodo. La possibilità che la Banca centrale tagli i tassi di interesse o i ratios (RRR) nei prossimi mesi ha scatenato le scommesse sul mercato finanziario.

Una sorta di boomerang per Pechino, molto difficile da gestire. Le smentite del Governatore Yi Gang, a questo punto, possono fare ben poco.

Ritorno dell’inflazione e battito delle ali di farfalla cinesi

Un’inflazione senza più freni

La Banca Centrale continua a sostenere che la pressione inflazionistica interna è “generalmente controllabile”, ma ha anche avvertito che “potrebbe esserci una ricaduta da politiche monetarie di sostegno dall’estero”.

La Banca Centrale “monitorerà da vicino la situazione e assicurerà che i prezzi rimangano sostanzialmente stabili, ma un taglio al coefficiente di riserva obbligatoria (RRR) delle banche o ai tassi di interesse ufficiali è improbabile nella seconda metà dell’anno a causa di questi timori di inflazione, a meno che il Consiglio di Stato non chieda un intervento in tal senso”.

In Cina, infatti, non è raro che le politiche siano orientate da decisioni del Governo. Al momento, nonostante i mille problemi dell’economia, la Banca centrale ribadisce la sua linea basata sulla “politica monetaria prudente”.

La produttività che rallenta ancora

Una serie di dati congiunturali ha appena mostrato un rallentamento sorprendente nella seconda economia più grande del mondo, mentre il barometro dell’attività manifatturiera è sceso più del previsto.

Entrando nella seconda metà del 2021, per l’investitore la preoccupazione si sta spostando dall’inflazione alla crescita a livello globale. Accanto a questa realtà, c’è quella del potenziale rallentamento economico che comincia a manifestarsi.

Le turbolenze in Afghanistan, dopo che i talebani hanno ripreso il controllo della capitale Kabul e dichiarato guerra contro le forze straniere e locali, rischiano di avere un ruolo chiave nella ripresa cinese.

Il terrore dei nuovi contagi

La Cina, inoltre, non ha problemi a bloccare l’attività portuale anche solo per un caso di contagio accertato. Esemplare il caso del porto di Yantai a Shenzhen scoppiato nel maggio scorso, ma, com’è ovvio, tutto ciò ha un costo altissimo in termini economici per il Paese e anche per il resto del mondo dal momento che i prodotti cinesi devono raggiungere le destinazioni più lontane e tra queste quelle del Nord America dove la domanda di beni cinesi è più forte.

Da una settimana il porto di Ningbo, primo al mondo per tonnellaggio, terzo per container al mondo, è in tilt, almeno 140 i container in coda a causa dei controlli stringenti e la situazione potrebbe peggiorare nelle prossime ore.

Il dirottamento verso altri porti, a partire da quello di Shanghai, ripara solo in parte i problemi di congestionamento costringendo le compagnie di logistica a trovare altri approdi, spesso a un costo maggiore e con ritardi e disservizi inclusi. L’effetto-cascata si ripercuote su altre piazze, tra cui quelle del Sud-Est asiatico, in Vietnam, ad esempio.

Ma la conseguenza certa è l’aumento esponenziale dei costi dei noli, già ben oltre i limiti pre-Covid-19.

La campagna contro le Big Tech

Infine, il “fuoco amico”, ovvero la campagna di pechino contro le Big Tech che sta procurando danni gravissimi alla stessa economia cinese. Le ultime regole dell’Antitrust sono la continuazione della stretta normativa di Pechino ai giganti cinesi e puntano a fermare la competizione sleale su Internet e limitare l’uso di dati, che comprendono regole contro la diffusione di dati falsi da parte degli operatori, l’uso di dati o algoritmi per poter influenzare le scelte degli utenti o per raccogliere e analizzare le informazioni commerciali dei competitor, nonché pratiche per indirizzare l’utente sul proprio sito web.

Gli operatori non dovranno fornire dati falsi, come il numero di clic relativi a un contenuto, e nascondere recensioni negative a favore solo di quelle positive. Nei casi di violazioni, la revisione dei dati potrà essere compiuta da istituzioni terze.

La spinta per il rafforzamento delle leggi in materia di concorrenza è forte, ma non recente. All’inizio dell’anno, l’autorità Antitrust ha promulgato linee guida con provvedimenti contro i giganti della tecnologia cinese: Alibaba ha incassato ad aprile una maxi multa da 2,8 miliardi di dollari a seguito di un’indagine anti-monopolio. E’ in corso, invece, un’istruttoria contro Meituan per “sospette pratiche monopolistiche” comn una potenziale sanzione di circa un miliardo di dollari.


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