I climate shapers regalano cinque eco-progetti a Marettimo
Alle Egadi l’edizione mediterranea del boot camp 2021 organizzata dal Future food institute con il supporto della Fao
di Laura La Posta
I punti chiave
7' di lettura
Cinque progetti di sviluppo sostenibile creati per aumentare la resilienza sociale e l’ambiente della comunità di Marettimo. Li hanno regalati alla cittadinanza dell’isola delle Egadi i partecipanti del Food and climate shapers boot camp 2021, organizzato dal Future food institute con il supporto della Fao. Dopo la tappa di Roma, presso la sede dell’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, i giovani (d’età o di spirito) ambientalisti hanno trascorso diversi giorni a metà luglio sull’isola trapanese, dove hanno ascoltato i pescatori e gli altri abitanti locali, per studiare soluzioni alle loro problematiche. Nodi difficili da mettere sbrogliare: basti pensare che l’isola d’inverno si svuota e resta abitata solo da 60-100 abitanti fissi, a causa delle tante difficoltà (carenza di scuole, di approvvigionamento idrico, di lavoro in primis).
Venticinque attivisti hanno elaborato soluzioni per risolvere i problemi della comunità isolana
Il Future Food Institute è un network internazionale che ha l’obiettivo di formare dei climate shapers, “modellatori del clima” che possono essere dei leader nelle loro comunità per frenare il cambiamento climatico in atto. Giovani sensibili alle tematiche della sostenibilità ambientale e pronti a mettere in pratica le loro idee. Il boot camp di Marettimo era dedicato al tema Climate smart oceans e comunità resilienti. “Marettimo ha accolto i 25 partecipanti del boot camp con la generosità di una comunità mediterranea resiliente e aperta – ha spiegato Sara Roversi, presidente del Future food institute -. Durante questa esperienza formativa, parte dell’iniziativa All4Climate-Italy2021 del ministero della Transizione ecologica, abbiamo imparato tutti molto non solo dai docenti provenienti da Stati Uniti, Canada, Islanda e Spagna, ma anche dai pescatori, ristoratori e abitanti della più grande riserva marina protetta europea. Siamo grati per quanto abbiamo potuto vivere e apprendere e convinti che sia essenziale fare crescere la consapevolezza comune sulla necessità di agire con urgenza, profondità e perseveranza per accelerare la transizione ecologica oggi necessaria”.
L’iniziativa era inquadrata nell’ambito del Marettimo Italian Film Fest organizzato a metà luglio 2021 dall’associazione non profit SoleMar Eventi, guidata da Cettina Spataro, Gabriella Carlucci, Giorgio Rusconi, Beatrice Just e Toto Vento. Dopo Marettimo, un altro boot camp è in programma a Pollica, in Cilento, dal 6 al 12 settembre. “In Sicilia, Campania e Puglia il Future food institute sta promuovendo numerosi programmi di innovazione, rigenerazione e formazione perché è anche dal Mediterraneo che bisogna ripartire per costruire insieme un futuro più equo, inclusivo e sostenibile”, ha concluso Sara Roversi. L’organizzazione organizza le summer school anche a New York, Tokyo e in Islanda.
Tra i partecipanti al boot camp spiccavano paladini dell’ambiente di ogni età ed esperienza, provenienti da diverse parti del mondo. Tra i giovanissimi, spiccavano le sorelle milanesi Ludovica e Cecilia Rusconi (rispettivamente di 13 e 15 anni) e Potito Ruggiero. Attivista ecologista di 13 anni, quest’ultimo è stato definito “la risposta italiana a Greta Thunberg” dopo aver dato vita al movimento italiani Fridays for future e dopo aver scritto - con il conduttore e autore di Radio24 Federico Taddia - il libro “Vi teniamo d’occhio. Il futuro sostenibile spiegato bene”, che si avvale della consulenza scientifica di Elisa Palazzi (edito da Baldini + Castoldi). Tra i teens c’era una qualificata rappresentanza della British school of Milan, con i gemelli 17enni Edoardo e Tommaso Rusconi e Giacomo Allievi. Tra i seniores emergevano il californiano Ian Morris Nieves, consulente e fondatore della società di software innovativo Nieves Systems, e Marc Oshima, newyorchese co-fondatore di AeroFarms, società pioniera dell’agricoltura verticale indoor e in diversi consigli d’amministrazione di società e associazioni food americane, iscritto come partecipante (con il figlio Ty) benché potesse essere docente del boot camp.
Nei piani elaborati tante idee per la difesa dell’habitat marino e terrestre e la resilienza degli abitanti
Il team di docenti e partecipanti a Marettimo ci è concentrato sulle tre sfide che caratterizzano l’isola e tutta l’area Mediterranea, provando a rispondere con i loro progetti a tre domande. La prima: come potremmo aiutare a proteggere gli ecosistemi marini impiegando pratiche tradizionali sostenibili e creandone di nuove? La seconda: come potremmo aiutare le comunità a essere più resilienti e a prosperare con le risorse disponibili? La terza: come potremmo promuovere lo stile di vita mediterraneo e i modelli di nutrizione al resto del mondo? Da queste sfide, segnalate dalla comunità di marettimari, sono emersi i cinque eco-progetti finali del boot camp dei climate shapers, corredati da business plan e piano finanziario e ora alla ricerca di partner istituzionali e privati per trasformarsi in realtà. Vediamoli in carrellata.
Il gruppo Hiera, composto da Michele, Tommaso, Giacomo e Nino, ha ideato il progetto Marettimo carbon free. L’obiettivo è ridurre al minimo e compensare le emissioni di carbonio prodotte sull’isola. Il piano si sviluppa attorno a sei punti: l'elettrificazione delle barche per la pesca e il turismo, fotovoltaico sui tetti per l’autosufficienza energetica, compensazione delle emissioni con nuovi innesti di Posidonia oceanica che assorbe l’anidride carbonica, abolizione della plastica usa e getta, partnership pubbliche e private e accesso ai fondi europei del Green deal e del piano Next generation Eu e a quelli italiani del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), monitoraggio delle emissioni di carbonio a cura di ricercatori fissi ospitati sull’isola. Il gruppo di lavoro ha attribuito priorità al primo punto: l’elettrificazione delle barche, prendendo ispirazione dal gozzo green Ev-Ita varato in occasione del Marettimo Italian film fest. “Il nostro è un progetto molto completo e complesso, ma essendo Marettimo una realtà piccola pensiamo che qui sia più facile implementare tutte queste azioni in modo coordinato: Marettimo può diventare un modello zero carbon per tutte le altre isole”, ha spiegato in una riunione con la comunità locale Tommaso Rusconi.
Il gruppo Sorpresa! - composto da Nicolò, Ian, Ludovica e Riccardo - si è concentrato sulla sfida delle comunità resilienti partendo dal problema dello spopolamento dell’isola. Dopo una serie di interviste esploratorie alla popolazione locale i ragazzi hanno realizzato che sempre più giovani che lasciano Marettimo per migrare al Nord Italia o all’estero per svolgere lavori socialmente più appetibili, ma non solo. Il progetto parte da questa considerazione: come potremmo stimolare un'area economicamente depressa per renderla attrattiva per la popolazione locale che se n’è andata e per altri stakeholder? Il team propone di creare sull’isola l’Innovation hub delle Egadi: un luogo in cui progettare il futuro con strumenti innovativi (laser cutter, computer numerical control milling, digital assistant) e lavorare da remoto. Questo locale dovrebbe essere ospitato in in una struttura già esistente e abbandonata, opportunamente ristrutturata, in ottica di economia circolare, oppure in moduli prefabbricati hi-tech. “Sarebbe un luogo d’incontro, formazione e lavoro per isolani e per “nomadi digitali” che lavorano in remote working”, ha spiegato Riccardo Di Silvio.
Il team Itaca, composto da Tommaso, Marina, Francesco, Paolo e Cecilia, si è concentrato sul contrasto della disoccupazione invernale sull’isola. Marettimo in inverno si spopola: restano circa 60 persone sull’isola, in media una per casa. Il progetto Thyme machine vuole migliorare le opportunità per i giovani dell’isola (sia quelli che non l’hanno mai lasciata, sia quelli che sono andati fuori per motivi di studio e lavoro, ma anche per le future generazioni) in modo tale da farli rimanere anche d’inverno. Il cuore del progetto si concentra sulla produzione e trasformazione di erbe aromatiche già presenti sull’isola, come il timo, coltivandole su terreni abbandonati. Oltre alla produzione sarebbe opportuno invitare ricercatori da tutta la penisola il mondo a studiare le erbe locali ed altre specie endemiche di rilievo. Queste attività non creano solamente un ritorno economico, ma hanno l’obiettivo di creare un maggiore coinvolgimento della comunità locale. “Si crea più beneficio da una natura protetta che da una natura sfruttata e impoverita”, ha spiegato Grammenos Mastrojeni, Segretario generale all’Unione per il Mediterraneo e docente del boot camp.
Il gruppo Scirocco, composto da Celeste, Mark, Marta e Francesca, ha elaborato una proposta alternativa all’uso della plastica sull’isola. L’uso di bottiglie di plastica è massiccio a Marettimo e comporta grandi problemi di smaltimento. Il progetto Meno plastica e più sostenibilità propone di utilizzare le abbondanti e purissime fonti naturali di acqua presenti sull’isola, tramite l’installazione di fontane di distribuzione (una è già presente sull’isola). Il progetto riguarda anche il mondo della ristorazione: verrebbero prodotte delle borracce termiche brandizzate che baristi, ristoratori e turisti riempirebbero. Questo abbatterebbe i costi di acquisto delle bottiglie di plastica tradizionali, comportando solo un costo minimo di acquisto iniziale della borraccia.
“The A team”, composto da Potito, Ty ed Edoardo, si è invece concentrato sulla lotta all’erosione delle coste, prendendo ispirazione da Giovanna Febbraio, operatrice dell’Area marina protetta. La Posidonia oceanica, che davanti a Marettimo si estende in una prateria sul fondale marino di grandi dimensioni, è un protettore naturale delle coste perché ricopre le spiagge selvagge dell’isola ma le coste si erodono comunque con il tempo. L’idea è utilizzare i gusci dei molluschi (soprattutto frutti di mare usati nei ristoranti), ridurli in granuli con un macchinario e spargerli sulle spiagge locali, che del resto sono composte ampiamente, oltre che da ciottoli, da resti calcarei di organismi marini. “Utilizzare gli scarti dei molluschi in questo modo sarebbe una vera e propria innovazione, ma andrebbero adeguate le normative che ora li considerano rifiuti urbani mentre possono essere sottoprodotto”, ha spiegato Potito Ruggiero.
“Questi progetti, così ambiziosi e innovativi ma in fondo realizzabili con investimenti europei, regionali e privati, non devono rimanere sulla carta: il nostro lavoro adesso sarà creare dei prototipi e dei business plan professionali e proporli a partner qualificati per trasformarli in realtà e migliorare la qualità di vita nell’isola”, ha promesso al termine del boot camp Beatrice Just dell’associazione di promozione di Marettimo SoleMar Eventi, partner del Future food institute. “Presenteremo questi giovani eccezionali e i loro progetti nelle sedi istituzionali più alte, per valorizzare il loro impegno e dare speranza alla Generazione Z che è molto sensibile ai temi ambientali e alla comunità marettimara che ci ha acconti con generosità e simpatia”, ha concluso la vicepresidente di SoleMar Eventi, Gabriella Carlucci.
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