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I commercialisti e l’antiriciclaggio:il 40% è in affanno

Per i professionisti l’adeguamento è ancora a metà in vista della scadenza di gennaio. Ma anche chi è già allineato potrebbe dover rivedere le procedure per effetto del decreto in vigore dal 10 novembre

di Valeria Uva

(rh2010 - stock.adobe.com)

3' di lettura

A poco più di un mese dalla scadenza del 1° gennaio quasi un commercialista su due (il 39%) non è ancora adeguato alle regole antiriciclaggio del Consiglio nazionale. Nonostante l’ulteriore slittamento di sei mesi (da luglio a inizio 2020) dell’entrata in vigore delle regole tecniche messe a punto dal Cndcec (con valore cogente perché previste dalla legge), sono ancora tanti i professionisti contabili che devono avviare l’autovalutazione del rischio e l’analisi della clientela, un percorso che potrebbe, di per sé, richiedere qualche mese.

Il ritocco
Mentre anche chi è già adeguato potrebbe dover ritoccare a breve qualche passaggio a seguito dell’entrata in vigore lo scorso 10 novembre del nuovo decreto di recepimento della V direttiva sul tema (Dlgs 125/2019) che sta costringendo il Consiglio nazionale dei commercialisti a ritoccare le procedure già emanate.

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Il questionario
A fare il punto sull’adeguamento all’antiriclaggio da parte dei commercialisti è la società di consulenza specializzata sul tema, Alavie, attraverso un questionario distribuito durante gli incontri formativi tenuti su tutto il territorio nazionale. Sono 547 quelli completati e restituiti a ottobre dai professionisti iscritti all’Albo.

IL PESO DELLA NORMATIVA

Le risposte dei commercialisti alle interviste sulla normativa antiriciclaggio (Fonte: Alavie)

IL PESO DELLA NORMATIVA

L’adeguamento

Il primo dato che emerge è proprio quello della compliance, ferma a poco più di metà del guado: il 61% degli intervistati è in regola , mentre appunto il 39% non ha ancora completato l’adeguamento. Un dato tutto sommato confortante se si considera che in teoria c’è ancora tempo prima della scadenza.

«Ma chi deve ancora adeguarsi rischia di arrivare alla fatidica data del primo gennaio in affanno - avverte Vito Ziccardi, fondatore e Ceo di Alavie - perché servono circa tre mesi per completare tutto il processo». Si tratta di rivedere le valutazioni di rischio per ogni cliente e soprattutto di organizzare un sistema di procedure complesso che arriva fino all’autovalutazione complessiva del rischio.

Tutti passaggi e procedure vissuti dagli interessati e dai loro clienti come un notevole aggravio, soprattutto in termini di tempo. Sul giudizio la platea è spaccata: per il 47% dei commercialisti intervistati le precauzioni da adottare sono efficaci, mentre un’identica percentuale di loro colleghi non riesce neanche a vederne l’utilità. Ancora meno il senso è percepito dai clienti: quattro su cinque subiscono le procedure come mere formalità burocratiche.

A pesare di più è il fattore tempo. L’adeguamento antiriciclaggio un ulteriore “scadenza” in un anno già difficile per questi professionisti, costretti a rincorrere continue modifiche normative, o - solo per dirne una - a fare i conti con i nuovi Isa con tutti gli aggiustamenti arrivati in corso d’opera.

«In effetti la categoria è già sotto stress - conferma Ziccardi - quindi prevale la tendenza a considerare la normativa antiriciclaggio come un sovraccarico di adempimenti e un onere in termini di tempo e risorse necessari». «Tuttavia - conclude - è opportuno che il professionista maturi la consapevolezza dei rischi a cui va incontro, se inadempiente e colga l’occasione come opportunità di ottimizzare i processi organizzativi dello studio ».

Il modello organizzativo

«In realtà, una volta superata la fase di passaggio e messo a sistema il procedimento le regole tecniche di fatto snelliscono gli adempimenti antiriciclaggio» gli fa eco Annalisa De Vivo, esperta dell’ufficio di presidenza del Consiglio nazionale. Che spiega anche perché: «Viene eliminato il registro antiriciclaggio con gli obblighi di inserimento in ordine cronologico è c’è più flessibilità nelle modalità di conservazione dei dati, cartacee, informatiche o miste». Le regole tecniche assegnano 30 giorni di tempo per aggiornare il nuovo fascicolo. «Di fatto è una messa a sistema procedurale dei dati su ogni cliente - commenta ancora De Vivo - che a regime potrà aiutare gli studi medio piccoli a dotarsi di un modello organizzativo con funzioni e compiti ben delineati».

Gli aggiornamenti

La proroga di luglio è stata decisa dal Cndcec in vista del nuovo decreto, entrato in vigore il 10 novembre. Da allora il Consiglio sta lavorando a un aggiornamento delle linee guida, ma la scadenza già prorogata di gennaio non dovrebbe subire slittamenti.

I ritocchi riguarderanno soprattutto il registro dei titolari effettivi e le definizioni di persona politicamente esposta, «ma saranno marginali - precisa De Vivo - e non metteranno gli iscritti nelle condizioni di rivedere i passaggi già fatti». Così come resta valida la formazione svolta, anche online, sulla piattaforma del Cndcec.

Un addestramento che deve coinvolgere tutto il personale di studio; secondo il sondaggio lo ha già fatto la metà degli intervistati, mentre un altro 30% si accinge a completare il percorso.

Resta uno zoccolo duro del 25% di titolari che dichiara di voler implementare da solo le procedure antiriciclaggio. Ma attenzione: la mancata formazione di collaboratori e dipendenti può aggravare le sanzioni legate a violazioni della normativa antiriciclaggio.

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