Dai commercialisti tre proposte per superare lo stallo elettorale e rilanciare la categoria
I temi sul tavolo sono la parità di genere, l’operatività degli Ordini in prorogatio e le specializzazioni
di Federica Micardi
4' di lettura
Le elezioni “in stallo” dei commercialisti a causa del Covid 19 prima, e di un ricorso per mancato rispetto delle pari opportunità poi, non fermano l'attuale Consiglio nazionale che intende sfruttare il tempo in più che gli viene concesso dall’attuale situazione per cercare di intervenire sul decreto legislativo 139/2005, la norma che regolamenta la professione.
Due le questioni sul tavolo: le elezioni e le specializzazioni.
Già in tempi non sospetti il Consiglio nazionale – come ha ricordato il presidente della categoria Massimo Miani – aveva sollecitato il ministero della Giustizia sulla necessità di correttivi elettorali anche per ampliare la rappresentanza femminile negli organi di categoria, senza però trovare ascolto.
Ora sulla questione della parità di genere è stato chiamato a decidere il Tar del Lazio (richiamato in causa dall'ordinanza 9208/2020 di dicembre del Consiglio di Stato) che dovrebbe esprimersi il 14 aprile. Il Consiglio della categoria, nel frattempo, ha messo per iscritto tre proposte emendative al decreto 139/2005 e le ha inviate al ministero della Giustizia per un parere.
Questa mossa, anticipata da Massimo Miani all'assemblea straordinaria dei presidenti che si è svolta l'11 gennaio, è stata ufficialmente comunicata agli Ordini locali, ai presidenti delle Casse di previdenza di ragionieri e commercialisti e ai sindacati di categoria due giorni fa; il presidente spiega che le proposte di emendamento hanno l'obiettivo di trovare una soluzione alla complessa situazione che si è determinata a seguito dell'ordinanza del Consiglio di Stato che ha sospeso le elezioni.
Gli emendamenti proposti
Tre proposte emendative elaborate insieme allo studio Alpa (Guido Alpa è stato per anni il presidente del Consiglio nazionale degli avvocati) sono state trasmesse al ministero di via Arenula il 20 gennaio. La prima intende assicurare la piena applicazione del principio della parità di genere nelle elezioni in corso; la seconda punta a consentire agli attuali Ordini, che stanno operando in regime di prorogatio (sono tecnicamente scaduti il 31 dicebre 2020) e al Consiglio nazionale (che termina i quattro anni il 13 febbraio) di poter svolgere tutte le funzioni che il ruolo prevede sino all'insediamento dei nuovi organi, e la terza mira a introdurre una norma che permetta agli iscritti nella Sezione A dell'Albo di ottenere il titolo di “specialista”.
Il Consiglio nazionale, una volta superato l'esame preliminare dell'ufficio legislativo del ministero della Giustizia, invierà ai presidenti le proposte emendative.
I rinvii elettorali
Tra pandemia e ricorsi gli attuali Ordini e il Consiglio nazionale vedono allungare i tempi della loro permanenza oltre i canonici quattro anni.
La prima data delle elezioni degli Ordini locali (che, una volta insediati, avrebbero dovuto eleggere il nuovo Consiglio nazionale) era prevista il 5 e 6 novembre; questa data è stata prorogata dal Consiglio nazionale al 2 e 3 febbraio (informativa 127 del 30 ottobre), con successiva elezione del Consiglio nazionale al 13 aprile, dopo che il decreto Ristori, con l’articolo 31 del Dl 137/2020, ha aperto alla possibilità di un rinvio per organizzare il voto telematico. Le operazioni di voto, però erano già cominciate, alcuni Ordini, infatti, dal 21 ottobre avevano iniziato a ricevere i voti per corrispondenza; voti attualmente conservati dai consiglieri segretari o dai notai. Quindi la procedura elettorale è stata sospesa.
Sul fronte ricorsi il 12 novembre il Tar del Lazio ha respinto una richiesta di sospensiva delle elezioni, presentata da una commercialista di Pescara, per il mancato rispetto della parità di genere; contro questa decisione viene però presentato ricorso al Consiglio di Stato che il 18 dicembre sospende nuovamente le elezioni rimandando la questione al Tar del Lazio che si pronuncerà nuovamente il 14 aprile.
Tre gli scenari possibili:
- il Tar potrebbe respingere nuovamente il ricorso, e quindi ciò comporterebbe la ripresa delle elezioni che sarebbero poi annullate dal Consiglio di Stato in caso di nuovo ricorso (l’ipotesi peggiore secondo Massimo Miani);
- Il Tar potrebbe rimandare la questione alla Corte costituzionale, e in questo caso lo stallo elettorale sarebbe destinato ad allungarsi ulteriormente;
- il Tar potrebbe intervenire sul Regolamento elettorale con effetti non prevedibili.
La parità di genere
Il tema della scarsa rappresentanza femminile negli organi apicali e territoriali dei commercialisti è stato affrontato anche nel decreto Ristori (Dl 137/2020); l'articolo 31-quater ha introdotto nuove regole a tutela delle minoranze, prevedendo almeno 2/5 di presenza «al genere meno rappresentato» tra i componenti del Consiglio nazionale dei commercialisti. Una norma che, però, come sottolineato anche dal Consiglio di Stato, non ha risolto il problema delle elezioni in corso perché, per espressa previsione normativa, non è applicabile ai procedimenti elettorali in corso. Uno degli emendamenti presentati ha quindi l’obiettivo di consentirne l’immediata applicazione.
Le specializzazioni
Massimo Miani in più occasioni ha cercato di convincere la categoria dell’importanza delle specializzazioni, un tema però che ha trovato sul suo percorso diversi ostacoli. Per questo uno degli emendamenti presentati al ministero della Giustizia parla proprio della creazione, all’interno della sezione A dell’Albo, di una sezione dedicata agli specializzati.
L’emendamento sulle specializzazioni è stato condiviso dal Consiglio nazionale agli Stati generali del febbraio 2019, e oggi è tornato d’attualità per la riforma della professione forense dove le esclusive hanno un loro peso; la proliferazione degli albi a cui si va assistendo in questi anni è un altro rischio, secondo Miani, che le specializzazioni possono contenere. Un caso emblematico - sottolinea Miani - è quello dei revisori, dove inizialmente è stata riconosciuta l’equipollenza, poi è stato introdotto l’obbligo di formazione continua e infine è stato previsto un esame aggiuntivo. Miani è certo che se Ordini, Casse e sindacati sottoscriveranno l’emendamento sulle specializzazioni la politica non avrà interesse a fermarlo, «una volta ottenuto il nullaosta ministeriale vorremmo che questa proposta venisse appoggiata dall’intera categoria».
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