I Comuni per la ripartenza: semplificare e sburocratizzare
Per dare il via libera alla loro forza e capacità operativa basterebbe sospendere il Codice appalti e fare riferimento alle direttive europee, scritte in un linguaggio comprensibile a tutti
di Francesco Pinto*
3' di lettura
I Comuni rappresentano da sempre la parte della Pubblica amministrazione più pronta a reagire e a rimboccarsi le maniche. Nell’emergenza si potrebbe dare il via libera alla loro forza e capacità operativa. Come? Basterebbe sospendere il Codice appalti. Non ne deriverebbe un vuoto normativo, perché entrerebbero in funzione le direttive europee, scritte in un linguaggio comprensibile a tutti e basate sulla responsabilità e la diligenza del buon padre di famiglia.
Inoltre, da ottobre 2018, tutte le gare si svolgono online. Il che impone oltre a semplificazione ed efficienza, anche tracciabilità e trasparenza. Autentici antidoti ad ogni forma di malaffare e corruzione. Molto più efficaci di tante norme anticorruzione.
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Sospensione degli obblighi di aquisto Consip
Tra le misure di semplificazione, molto utile risulterebbe anche una salutare sospensione degli obblighi di acquisto attraverso le regole Consip imposte alla generalità degli enti pubblici, anche nei casi sempre più frequenti, di prezzi e condizioni molto più favorevoli nel mercato libero. Basta riportare l’operatività della centrale monopolista alle originarie competenze circoscritte agli acquisti per la Pa centrale. Fermo restando l’obbligo per gli altri enti di acquisti, in forma singola o associata, di porre a base d’asta prezzi e condizioni ottenuti con le gare Consip.
Ad esempio tutta Italia ha provveduto da tempo a sostituire nelle case e nelle aziende le lampadine tradizionali con quelle a Led, con rilevanti benefici economici e per l’ ambiente. La stragrande maggioranza dei Comuni non ha ancora provveduto, malgrado la spesa per energia elettrica, in primis quella per la pubblica illuminazione, rappresenti la principale voce di uscita del bilancio dopo quella per il personale.
Norme capestro hanno finora bloccato - addirittura nei Comuni con bilanci in equilibrio o con avanzi di gestione - gli investimenti per l’efficientamento degli impianti, lasciando come uniche alternative l’affidamento al Servizio luce della Consip o a quello in concessione ai privati. Due vere e proprie trappole in termini di risparmi.
Risparmio energetico e lampade a Led
Eppure una soluzione c’è: si possono oggi utilizzare i 2,5 miliardi di euro per l’efficientamento energetico già stanziati nella legge di Bilancio 2020 e spalmati nel quinquennio 2020/2025. Possono essere spesi subito per l’acquisto e la sostituzione delle lampade a Led, perché l’erogazione dei fondi avviene con la stessa formula sprint già sperimentata positivamente con il Decreto crescita 2019. Consentirebbe risparmi per 600/700 milioni annui con i quali pagare rate di mutui ventennali per 10/12 miliardi, per cofinanziare interventi di 20 miliardi per il risparmio energetico e la messa in sicurezza del patrimonio edilizio, in primis quello scolastico. Tutti interventi immediatamente cantierabili, perché non c’è Comune che non abbia i progetti nel cassetto. In tempo dunque per il nuovo anno scolastico.
Rinnovabili e autoreferenzialità del Gse
Sempre in tema di sistemi energetici, va citato anche il Gse (Gestore servizi energetici), apparato competente ma autoreferenziale. Il legislatore, fin dal 2009, ha fissato agevolazioni per gli impianti a energia rinnovabile in capo a Comuni con meno di 20mila abitanti, il 95% del totale. Ma le regole applicative scritte dal Gse rispettano solo formalmente la norma azzerando di fatto i vantaggi prescritti dal legislatore. Se quest’ultimo vorrà imporre il rispetto delle proprie scelte, ne deriverà un’esplosione di impianti rinnovabili in capo ai Comuni. I quali potranno anche promuovere lo sviluppo delle comunità energetiche locali sulle quali l’Europa punta per la più ampia diffusione delle energie rinnovabili. Garantendo, per questa via, investimenti privati dell’ordine di ulteriori decine di miliardi.
In definitiva, i Comuni possono essere in prima linea per una ripartenza sprint, green e senza piagnistei. Chiedono solo di essere liberati dai tanti lacci e lacciuoli figli di una cultura del sospetto e di un bigottismo normativo, che rappresenta la principale palla al piede che ha finora frenato la crescita. Un lusso che non ci possiamo più permettere.
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