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I dati sulle vendite non bastano a spingere il settore auto, Stellantis poco mossa

di Stefania Arcudi

(REUTERS)

2' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - I dati sulle immatricolazioni europee, in rialzo in luglio, non bastano a sostenere i titoli del comparto auto, che procedono con il freno a mano tirato, compresa Stellantis a Milano( FTSE MIB). Stessa sorte per Renault a Parigi e, a Francoforte, per Volkswagen, Bmw e Daimler. Eppure, stando ai dati dell'Acea, l'associazione europea dei produttori auto, il mese scorso le vendite di nuove auto nella Ue (più Uk e Paesi Efta) sono aumentate del 16,7% attestandosi a quota 1,022 milioni dalle 875.844 dello stesso mese dell'anno precedente, mentre nei primi sette mesi l'aumento è stato del 17,5%.

Tuttavia, commenta il Centro Studi Promotor, «la fine della crisi dell'auto è ancora lontana», nonostante «una crescita importante» che però «non stupisce gli addetti ai lavori perché è il dodicesimo incremento consecutivo». Come spiega Promotor, infatti, «non tutti i fattori di freno delle immatricolazioni sono stati superati, come emerge con grande chiarezza dal fatto che, rispetto alla situazione ante crisi, cioè rispetto al 2019, i dati resi noti oggi dall’Acea mettono in luce che le immatricolazioni del primi sette mesi del 2023 accusano ancora un calo del 21,98% sullo stesso periodo del 2019". In questo contesto, Stellantis ha fatto peggio del mercato: stando ai dati Acea, le immatricolazioni di nuove auto del gruppo nella Ue (più Uk e Paesi Efta) hanno registrato un calo del 3,3% rispetto allo stesso mese del 2022 a quota 160.251, mentre nei primi 7 mesi dell'anno le immatricolazioni hanno segnato un aumento del 4,1% a 1,305 milioni. Il dato «non è una sorpresa trattandosi della sommatoria delle immatricolazioni dei singoli paesi già pubblicate a inizio mese», spiegano gli analisti di Equita, sottolineando che «sul risultato possono avere pesato i residui problemi di logistica/componentistica». Questi dati confermano «la sottoperformance di Stellantis che comunque, come già dimostrato nel primo semestre, non è penalizzante per la redditività fintanto che prezzi e mix restano elevati».

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In generale, insomma, «il mercato automobilistico europeo è ben lontano dall’essere tornato alla normalità. Le nuove immatricolazioni in molti paesi non riescono a soddisfare completamente l’esigenza di rottamare le vetture più vecchie e di conseguenza più inquinanti e più pericolose. Il mercato europeo è infatti ancora in sofferenza sia per quanto riguarda l’offerta che per quanto riguarda la domanda», ha detto Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, spiegando che «da un lato vi sono ancora lunghe attese per la consegna di modelli la cui produzione è penalizzata dalle carenze che ancora permangono nella disponibilità di componenti necessari per costruirli e dall’altro vi è anche una crisi di domanda determinata in larga misura dalle incertezze che si registrano in molti paesi per la transizione energetica imposta dall’Unione europea».

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