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I dealer ora vivono in una bolla senza auto

di Pier Luigi del Viscovo

(Ansa)

2' di lettura

Il Dealer Day, summit dei concessionari italiano svoltosi settimana scorsa a Verona, avrebbe potuto essere un redde rationem, dove i concessionari chiedevano conto ai costruttori dell’incapacità di fare l’unica cosa che sta alla base del mandato: fabbricare le macchine che devono vendere, in tempi e date certe e nelle quantità richieste dai clienti. È il secondo anno che le reti vendono ma non immatricolano; dunque, senza alcun margine per coprire i costi, inclusi quelli del personale di vendita. A ruoli invertiti, se un dealer per pochi mesi avesse problemi a scaricare un terzo delle auto sarebbe disdettato. Sicuramente il problema, tra chip, Covid e guerra, è complicato, ma è un fatto che nessun’altra industria soffra quanto l’automotive. Magari la soluzione la cercano ma non ad ogni costo, dato che, come mostrano i bilanci 2021, vendere meno macchine a prezzi alti e sconti bassi conviene, almeno finché gli operai non vengono licenziati e i sindacati stanno buoni. Che qualcosa non stia funzionando tra problema, sforzi e risultati è confermato pure dai responsabili italiani, che non nascondono di farsi sentire con casa madre, nei limiti comprensibili della gerarchia.

Nella distribuzione invece si soffre, ma in silenzio. Anzi, con applausi quando gli esponenti delle Case spiegano che no, le soluzioni non sono nemmeno in vista e che però non è questo il punto. No, infatti, perché si dovrebbe discutere di vendere macchine? Però si è parlato, e tanto, di come vendere le famose elettriche che pochi vogliono ma sono molto cool e devono assolutamente essere immatricolate, per evitare che il mix di emissioni entri in zona multe. Perciò vanno piazzate, anche su internet e a prezzi stracciati, e perciò i costruttori si sono infuriati quando il noleggio, che da solo vende un terzo delle Bev, è stato escluso dagli incentivi e hanno storto il naso che siano state incluse le termiche sopra i 60 gr/km di CO2, che meno se ne vendono meglio è.

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Allora, se il presente è complicato meglio parlare di futuro, quando le auto si venderanno online. Secondo le Case i dealer non devono rifiutare il cambiamento e nascondere la testa sotto la sabbia, dove però proprio loro ce l’avevano ficcata e tenuta per anni, negando che le macchine si sarebbero mai vendute online, finché le concessionarie servivano da serbatoio di stockaggio e assorbimento della sovraccapacità produttiva. Venuta meno questa, liberi tutti su internet, dove si può praticare il prezzo fisso e tenere direttamente la relazione col cliente. Peccato che questo, con la modifica dei contratti e qualche anno di assestamento, significhi l’esclusione dei concessionari dalla vendita. È una prospettiva dirompente, che quasi tutti preferiscono non vedere. Insomma, l’impressione è che i concessionari stiano in una bolla. E felici di esserci.

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