I dilemmi politici (ed elettorali) al tempo dei token e delle criptovalute
di Barbara Carfagna
3' di lettura
Le criptovalute sbarcano in politica. In Corea, il Paese più tecnologicamente avanzato del mondo, ha vinto il Partito del Potere Popolare dopo che il nuovo Presidente Yoon Suk – yeol ha promesso di diminuire le tasse sui guadagni di Bitcoin e delle altre criptovalute. Una proposta più innovativa era venuta però dal DPK, Partito Democratico che, immaginando di attrarre i giovani, aveva annunciato l’emissione di un suo token per consolidare il sentimento di appartenenza della base e raccogliere fondi per sostenere la campagna elettorale consentendo, inoltre, donazioni al partito in Bitcoin o Ethereum. In pratica, il token è strumento che crea e consolida la comunità attorno al partito e ai suoi valori. Questo utilizzo rappresenta in modo evidente la trasformazione sociale portata dalle criptovalute e dagli NFT (not fungible token) basati su tecnologia blockchain (che è un libro mastro digitale e sicuro che tiene traccia delle interazioni finanziarie che avvengono in internet) quindi su transazioni trasparenti e immutabili. I token quantificano e rispecchiano i valori in cui una comunità crede; siano essi etici, politici, ideologici. Questa quantificazione ne consente l’incentivazione e la crescita, soprattutto tra i giovani. Comprando token si aderisce ai valori proposti e si diventa in qualche modo “azionisti”.
Non è difficile immaginare l’evoluzione politica di questo scenario: la creazione di partiti nuovi rappresentati da un token che rispecchia i valori di una comunità, incentivandone la crescita. Prendiamo ad esempio Greta Thunberg. I giovani che si sono raccolti nelle piazze di tutto il mondo partecipando agli eventi globali da lei sostenuti e organizzati sono una comunità enorme, basata sulla condivisione di valori legati ai temi dello sviluppo sostenibile e contro il cambiamento climatico, globale e attiva, che tuttavia ora appare dispersa. Sappiamo che se l’attivista svedese avesse fondato un partito, questo sarebbe diventato enorme, sovranazionale, raccogliendo il consenso e il supporto delle nuove generazioni. Se in questo scenario ipotetico, Greta avesse emesso un token chiamato – chiamiamolo “GRETA” – l’impatto del suo partito sarebbe aumentato esponenzialmente; attaverso il gettone la famosa base avrebbe potuto scegliere di includere nel circuito di quel token solo aziende che utilizzano criteri produttivi sostenibili e con risultati tangibili; organizzazioni, artisti e città con forte attenzione all’ambiente e così via, influenzando pesantemente il comportamento di milioni di cittadini e organizzazioni nel mondo. Un progetto pilota di questo si è già visto nella piccola comunità di San Marino, dove l’Amministrazione ha impiegato il carboncredit, un token, per premiare con servizi e benefit i cittadini che hanno optato per scelte sostenibili come l’installazione di pannelli solari o l’acquisto di auto elettriche; si è visto anche nell’utopica Repubblica Sostenibile di Liberland, uno “stato” non riconosciuto, basato su blockchain e criptovalute che si è appropriato di in un piccolo territorio non reclamato né dalla Serbia né dalla Croazia e che ora ha anche un Metaverso disegnato da Hadid Architects. Tornando al nostro esempio, il vantaggio per l’ipotetico partito di Thunberg sarebbe che una volta basato sul GRETA il partito si amministrerebbe attraverso una DAO, organizzazione autonoma e decentralizzata, senza un capo ma gestita dalla community, in cui conta chi ha più token e in cui potrebbe essere delegato di volta in volta chi è più competente alla risoluzione di un problema. Nel caso del movimento «Fridays for Feature» la DAO rispecchierebbe la struttura degli attivisti. La domanda è: se la politica italiana volesse cogliere la leva che la tecnologia le offre per coinvolgere meglio la sua base e potenziare l’impatto dei suoi valori, sarebbe in grado di trasformarsi per facilitare una struttura distribuita? Potrebbe essere la svolta per una politica agile e solida che di questi tempi tanto ci manca.
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