I dividendi battono un altro record. Vola anche l’Italia con le banche (per ora)
Nel secondo trimestre 2023 sono stati versati ai soci 568 miliardi di dollari su scala globale. Il nostro paese ha fatto la sua parta (9,5 miliardi e +18,8% annuo). Ma ora sugli istituti finanziari cala l’incognita della tassa sugli extra profitti.
di Maximilian Cellino
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È ancora alta stagione per i dividendi. Nel secondo trimestre del 2023 le cedole versate ai soci a livello globale hanno battuto l’ennesimo record, spinte delle distribuzioni effettuate dalle società quotate europee, banche in prima fila, e anche dalle italiane che nel periodo in questione hanno mostrato una crescita superiore alla media.
A segnalarlo sono le rilevazioni compiute da Janus Henderson Investors fra le principali 1.200 quotate nel mondo che vanno a comporre il suo Global Dividend Index. In base allo studio, che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare, l’ammontare di dividendi versati fra lo scorso aprile e giugno è stato pari a 568,1 miliardi di dollari. A conti fatti si tratta di una crescita del 4,9% annuo e del 6,3% su base sottostante, escludendo cioè dal conteggio i pagamenti straordinari, la variazione della valuta, gli effetti temporali i cambiamenti dell’indice.
Il ruolo di Europa e banche
La spinta principale è, come già accennato, arrivata dal Vecchio Continente dove la distribuzione dei dividendi raggiunge tradizionalmente il picco in primavera. L’aumento rispetto al 2022 è stato in questo caso del 10% ed è attribuibile per il 50% alle banche, i cui utili si sono moltiplicati per la crescita dei margini legata a sua volta all’aumento dei tassi di interesse in un contesto in cui le interruzioni dei versamenti dovute alla pandemia non hanno più inciso sui totali. Brillante anche l’andamento delle case automobilistiche, in particolare le tedesche, che hanno contribuito per il 14% circa all’aumento delle cedole su base annua. Al contrario i segni di frenata si sono visti soprattutto fra le società minerarie, penalizzate dal calo dei prezzi delle materie prime, e nel settore petrolifero con particolare riferimento ai produttori latino-americani.
Italia generosa
In Italia l’ammontare complessivo di dividendi ha raggiunto nel trimestre 9,2 miliardi di dollari (8,5 miliardi di euro) con una crescita sottostante del 18,8% e ben superiore alla media europea e globale. Janus Henderson ricorda che ogni società di Piazza Affari compresa nel suo indice ha incrementato o confermato le distribuzioni, ma segnala in particolare che UniCredit ha praticamente raddoppiando il dividendo dopo aver registrato il migliore risultato degli ultimi 10 anni.
Comprensibile quindi come il settore finanziario resti l’osservato speciale quando si vogliono conoscere le dinamiche future. Janus Henderson resta piuttosto fiduciosa sulle capacità del settore di continuare su scala globale a «generare una crescita robusta per il resto dell’anno, con distribuzioni record agli azionisti» e basa il ragionamento su due pilastri. In primo luogo il fatto che l’impatto positivo sui margini bancari, dovuto alla fine di un lungo periodo caratterizzato da tassi di interesse bassissimi, dovrebbe essere in grado di compensare gli effetti negativi legati all’indebolimento dell’economia. A questo occorre poi aggiungere che le grandi banche sono state soggette a una rigida regolamentazione, che ha permesso loro di affrontare la fase di rallentamento con una situazione patrimoniale solida: «Gli ampi cuscinetti di capitale – spiegano gli analisti - proteggeranno dalle sofferenze che normalmente aumentano quando l’economia rallenta».
Il nodo tassa sugli extraprofitti
Sul discorso generale si innesta poi il caso specifico italiano, dove gli istituti di credito sono finiti recentemente al centro dell’attenzione (e delle turbolenze di mercato) per l’annuncio di una tassazione straordinaria dei profitti extra realizzati negli ultimi anni, che però non sembra destare eccessiva preoccupazione. «Non credo che le imposte proposte nella loro forma attuale avranno un impatto sulla capacità delle banche di distribuire cedole nel medio termine essendo una tantum», sottolinea Federico Pons, responsabile per l’Italia di Janus Henderson, ricordando che «i dividendi tendono a basarsi sulle aspettative del management per quanto riguarda gli utili e la sostenibilità a medio termine e non dovrebbero quindi subire un impatto eccessivo, a meno che le imposte non diventino permanenti».
Tornando a ragionare a livello globale e allargando lo sguardo oltre l’orizzonte le considerazioni degli analisti si fanno più caute, così come le società stesse appaiono ora estremamente prudenti sulle prospettive di crescita in futuro. Così, dopo aver rivisto al rialzo le stime per il 2023 nel precedente rapporto, si limitano stavolta a confermare le proiezioni che indicano un aumento delle distribuzioni del 5,2% fino a 1.640 miliardi di dollari in termini complessivi. Salvo sorprese, sarà comunque un altro anno da primato per i dividendi mondiali.
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