I dividendi a lungo termine di una buona governance urbana
Ci sono shock istituzionali che creano effetti positivi per secoli (come le città demaniali al Sud)
di Elisa Borghi e Donato Masciandaro
3' di lettura
Quale è stata la lettura dei media nazionali delle recenti elezioni amministrative? Un grande test sulla forza delle coalizioni di centro-sinistra e centro-destra. Legittimo, purché questa prospettiva non faccia dimenticare quanto importante può essere la governance urbana per influenzare la crescita economica e civile dei cittadini. Anche a distanza di qualche secolo.
È questo uno dei più intriganti risultati di un recente filone di ricerca che prende il nome di “persistenza”. L’idea è semplice: le differenze economiche e sociali tra Paesi, regioni e città possono trovare origini in shock avvenuti anche molto tempo prima. L’esempio più noto, portato alla luce dai lavori pioneristici di Daron Acemoglu, è quello degli effetti del passato coloniale della gran parte dei Paesi emergenti e in via di sviluppo. L’atteggiamento dei colonizzatori nei confronti delle colonie non era affatto omogeneo, riguardo a quali tipo di istituzioni, leggi e regole impiantare. Il colonizzatore poteva mettere atto politiche esclusive, ovvero inclusive. La politica esclusiva è caratterizzata dalla caratteristica di creare, proteggere e perpetuare delle rendite di posizione a vantaggio di individui, classi e categorie ben precise, quindi escludendo tutti coloro che non appartengono al perimetro dei privilegiati. La politica inclusiva, al contrario, promuove le pari opportunità. Un esempio di politica delle regole inclusive riguarda la storia della Repubblica Serenissima di Venezia. Il 28 febbraio 1297 il massimo organo legislativo dell’epoca – il Maggior Consiglio – rese ereditaria le cariche dei suoi membri. Tale riforma della governance è stata considerata un blocco di quell’ascensore sociale che fino ad allora aveva caratterizzato la vita civile della Repubblica, con effetti negativi sia economici che sociali.
Qui emerge l’ipotesi scientifica che caratterizza la ricerca sulla persistenza, applicata al caso specifico della governance urbana: uno shock istituzionale ha effetti che possono permanere, riemergere, o sparire, anche dopo un lungo periodo. Perché? L’ipotesi è che lo shock istituzionale inneschi meccanismi interpersonali prima, e intergenerazionali poi, che incidono sulle capacità individuali da un fondamentale punto di vista: si impara a essere più efficienti, anche attraverso azioni collettive. L’azione collettiva diventa uno strumento che produce un gioco a somma positiva: ne beneficiano i singoli, ma anche la collettività nel suo complesso. Ma come si trasmette l’effetto di persistenza? Qui entrano in gioco due meccanismi: la dinamica delle istituzioni si intreccia con quella della cultura, come hanno spiegato, tra gli altri, i lavori di Guido Tabellini e Alberto Bisin.
Riguardo la governance urbana, l’esempio più citato è quello dell’esperienza dei Comuni italiani, portato alla luce dai lavori di Luigi Guiso, Paola Sapienza e Luigi Zingales. Lo shock istituzionale è quello che colpisce il Nord e Centro Italia nel Medio Evo: centri urbani diventano città libere, si guadagnano l’autonomia, il germe positivo dell’azione collettiva viene inoculato, gli effetti sulla crescita economica e del capitale civile si ritrovano a secoli di distanza. Il fenomeno delle città libere è stato poi studiato nel caso del Regno Unito, della Germania, della Svizzera.
E il Sud Italia? Finora l’alternativa era tra città libera e città feudale, e nel Sud Italia non vi erano città libere. Ma, a ben guardare, il Sud Italia, soprattutto durante la dominazione spagnola, è stato caratterizzato dalle città demaniali. Esse avevano forme di governance urbana, che, libere dal giogo feudale, rispondevano direttamente al sovrano, anche attraverso una forma di negoziazione dei propri diritti e privilegi. Chi si attivava per guadagnare lo status di città demaniale, o per rinegoziare i diritti? Erano le classi urbane locali, di città come Bari, Matera, Trani, ma anche Isernia, Campobasso e l’Aquila, tra le altre. Le prime analisi empiriche sono incoraggianti: le città demaniali del Sud mostrano, a distanza di secoli, migliori performance economiche e sociali, rispetto a quelle che non lo erano. Sarebbe un’ulteriore prova che governance urbana, crescita economica e capitale civile vanno mano nella mano. Anche nel Sud Italia
Dipartimento di Economia, Università Bocconi
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