Pilotaggio da remoto

I droni al servizio del trasporto di organi per trapianti: test a Torino

Due anni fa la prima consegna a Baltimora ha dimostrato l’efficacia dello strumento. Avviata una sperimentazione di Fondazione D.O.T. a Torino

di Marco Trabucchi

3' di lettura

Delle potenzialità dei droni se ne parla da un po', con le consegne di acquisti online che sembrano il prossimo step di un processo che vedrà gli aeromobili a pilotaggio remoto sempre più utilizzati per scopi commerciali. Ma non solo. Anche degli organi per trapianti, sangue e plasma per trasfusioni.

Non c'è dubbio che, potendo volare nel cielo, i droni siano molto più efficienti rispetto ai tradizionali mezzi di trasporto, evitando in città le lunghe code nel traffico e nelle zone più impervie le strade tante volte impraticabili su gomma o persino assenti.

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Il 2019 è stato l'anno in cui per la prima volta un drone ha consegnato un rene all'equipe di trapianti dell'ospedale di Baltimora. Secondo quanto ottenuto dall'esperimento, voluto dal dottor Scalea (chirurgo del Centro Medico dell'università del Maryland) e realizzato in collaborazione con la stessa università, l'organo non solo è rimasto a una temperatura stabile di 2,5 gradi centigradi durante i vari tragitti, ma addirittura il sensore biometrico presente nel cargo ha evidenziato che l'organo è stato esposto a un numero di vibrazioni inferiori rispetto a quelle generalmente riscontrate durante il trasporto su terra.

Dopo quella prima storica consegna ne sono seguite altre negli Stati Uniti e in Cina, ulteriori e decisivi passi in avanti sulla strada dell'uso dei droni per le consegne di campioni di sangue, organi e qualsiasi altro carico ad alta deteriorabilità che possa fare la differenza tra la vita e la morte di una persona.

In Italia nulla di simile è stato mai fatto, ma i tempi sono maturi per la sperimentazione con l'ambizioso progetto Indoor (usINg Drones fOr Organ tRansportation) che si prefigge l'obiettivo di sperimentare l'uso di droni per il trasporto di materiale biologico e organi per trapianti. Una sperimentazione avviata grazie al contributo della fondazione D.O.T. (Donazione Organi e Trapianti) in collaborazione con il Politecnico di Torino, la Città della Salute e l'Università di Torino.

Secondo chi lo sta studiando, il trasporto di organi e provette, che ora avviene su gomma, attraverso i droni aumenterà la sicurezza e abbatterà i costi. «Nella medicina dei trapianti – dichiara Antonio Amoroso, coordinatore del Centro regionale trapianti della regione Piemonte – il trasporto di materiale biologico e degli organi del donatore riveste un aspetto importante. A ogni donazione, 150 l'anno in Piemonte e 1700 a livello nazionale, occorre che i campioni di sangue del potenziale donatore siano consegnati nel più breve tempo possibile ai laboratori. Questo progetto si propone di trasportare anche reni che vengono solitamente prelevati da équipe locali di diversi ospedali del Piemonte per essere trasferiti direttamente al centro trapianti».

Il progetto si avvale della collaborazione di numerosi partner tecnici come l'Enac (Ente Nazionale per l'Aviazione Civile), il PIC4SeR (PoliTo Interdepartmental Center for Service Robotics), ProS3 specializzata nella progettazione di sistemi aerei a pilotaggio remoto e Mavtech, società la cui mission è lo sviluppo di prodotti innovativi per la sorveglianza aerea e per il supporto operativo rivolto ad applicazioni civili.

Il progetto ingegneristico sarà sviluppato grazie ad una borsa di studio bandita dalla Fondazione D.O.T a cui si prevede ne possano seguire altre da parte dell'Università di Torino e del Politecnico.

Entusiasta anche il rettore dell'Università degli Studi di Torino Stefano Guena, che guarda con favore alla ricerca che scaturisce dal progetto: «Sembra il futuro, invece è il presente: questo progetto, infatti, contribuisce al posizionamento di Torino come complesso di sinergie e reti d'avanguardia, grazie al suo sistema integrato di competenze scientifiche e tecnologie avanzate, unito ad una ormai radicata vocazione all'innovazione sociale e culturale. Questa è la strada che dobbiamo continuare a percorrere, con l'idea di promuovere la pubblica utilità dei saperi scientifici in tutti gli ambiti della ricerca e della formazione».

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