«All the Dead Ones», intensa riflessione sul Brasile di ieri e di oggi
In programmazione su Mubi una delle sorprese del Festival di Berlino 2020. Tra i titoli italiani si segnala «Il mio corpo» di Michele Pennetta
di Andrea Chimento
2' di lettura
Il cinema brasiliano protagonista su Mubi: sulla piattaforma da sempre dedicata ai film di qualità e al meglio proveniente dai grandi festival, è in cartellone «All the Dead Ones», lungometraggio brasiliano firmato da Caetano Godardo e Marco Dutra.
Ambientato nel 1899, è incentrato sul momento in cui nella nazione sudamericana viene abolita la schiavitù. Nonostante il positivo cambiamento, nella società regna il disordine, tra famiglie che si ritrovano sull'orlo di una crisi dopo aver gestito piantagioni di caffè e altre vittime di un razzismo dilagante, che fatica ancora ad accettare le persone di colore come uomini liberi.
La si potrebbe definire una lettera d'amore per il Brasile questa intensa pellicola che può ricordare qualche film in costume del cinema portoghese per alcune scelte stilistiche nell'uso delle luci e della messinscena.L'andamento narrativo ha tempi prolissi e il ritmo non è dei più avvincenti, ma è il film perfetto per chi è in cerca di spunti di riflessione e di un'estetica elegante e raffinata, diversa da quella spesso proposta dalle novità in uscita sulle nostre piattaforme.
Il Brasile di ieri e di oggi
Al rigore registico dei due autori si affianca un forte intento politico che associa il Brasile di ieri a quello di oggi, anche con un azzardato ed esplicito collegamento che arriva con l'approssimarsi della conclusione.Le connessioni con l'attuale governo Bolsonaro sono importantissime in questo lavoro che tocca tanti nervi (ancora) scoperti della nazione sudamericana, evitando qualsiasi orpello retorico e puntando su un minimalismo incisivo ed efficace.Da evidenziare il buon momento del cinema brasiliano, che all'ultimo Festival di Berlino ha presentato un documentario altrettanto significativo come «The Last Forest», ma che anche nel cinema di finzione ha prodotto recentemente diversi lavori di notevole interesse: tra questi, senza dubbio il potente «Bacurau» di Kleber Mendonça Filho e Juliano Dornelles e il toccante «La vita invisibile di Euridíce Gusmão» di Karim Ainouz.
Il mio corpo
Tra i titoli italiani più validi disponibili on-demand c'è sicuramente «Il mio corpo» di Michele Pennetta.Al centro le storie di due persone all'interno della Sicilia di oggi: un adolescente che recupera materiali abbandonati nelle discariche e un ragazzo nigeriano che vive nella totale emarginazione.Mescolando documentario e finzione, Pennetta ha firmato un interessante lungometraggio ibrido, che sfugge a qualunque definizione ed è impossibile da incasellare in un determinato filone.
Anche per questa sua forma anticonvenzionale, la visione incuriosisce e l'osservazione che l'occhio della cinepresa posa su questi due ragazzi diventa un vero e proprio sguardo dello spettatore, testimone di quello che viene mostrato.Attraverso alcune scelte fortemente simboliche, Pennetta dà vita a un prodotto dal sapore antropologico, che può ricordare gli importanti documentari di Vittorio De Seta ambientati in Sicilia.
La sentinella
Film del tutto convenzionale è invece «La sentinella», arrivato su Netflix.Diretto da Julien Leclerq e con protagonista Olga Kurylenko, racconta l'ennesima storia di una soldatessa rimpatriata dopo un'esperienza traumatica, che userà le sue abilità per portare a termine una vendetta.Film d'azione simili se ne vedono ormai sempre di più sulle piattaforme e il coinvolgimento è ridotto ai minimi termini perché Leclerq gioca sul sicuro e non regala uno spettacolo degno di nota. Il ritmo è alto ma non basta per tenere desta l'attenzione del pubblico.
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