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I finanzieri vanno a reprimere i crimini con la Lamborghini sequestrata agli indagati

Il Gip nel disporre la custodia giudiziale della Lamborghini Urus ha dato la facoltà d’uso alla Guardia di finanza per le attività di contrasto alla criminalità

di Patrizia Maciocchi

(Getty Images)

2' di lettura

C’è un risvolto che sa di contrappasso nell’inchiesta che ha riguardato, durante l’emergenza Covid, una maxi commessa di mascherine cinesi. Il Gip di Roma, ha infatti, disposto con un’ordinanza la custodia giudiziale, tra gli altri beni, di una Lamborghini Urus intestata alla Sunsky Srl, coinvolta nell’indagine in virtù del Dlgs 231/2001 che afferma la responsabilità dell’ente quando reato presupposto è imputata o indagata la persona fisica. Nel provvedimento “cautelare” - emesso per il fumus del reato per il quale è indagato il legale rappresentante della società Andrea Vincenzo Tommasi - il Gip ha precisato che il nucleo speciale di Polizia Valutaria della Guardia di finanza può usare la prestigiosa auto, impiegandola «nelle attività di contrasto alla criminalità ovvero per lo svolgimento di compiti di istituto».

L’inchiesta sulle mascherine

Il provvedimento si inserisce nell’ambito del procedimento iniziato durante l’emergenza Covid. Nel mirino dei pubblici ministeri erano finiti, affidamenti per un valore di 1 miliardo e 250 mila euro per l’acquisto di oltre 800 milioni di mascherine, effettuate con l’intermediazione di alcune imprese italiane.

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Contro la decisione del Gip del Tribunale di Roma di far girare i finanzieri a bordo della costosissima auto «appena immatricolata» avevano fatto ricorso in Cassazione i legali di Tommasi, per impedire che il deprezzamento dell’autovettura dovuto ad un uso «non strettamente connesso alle esigenze tipizzate dal legislatore». I legali chiedevano la garanzia che l’auto super sportiva fosse conservata nello stesso stato in cui si trovava al momento del sequestro.

L’auto da usare per le attività dei finanzieri

Ad avviso del ricorrente non erano neppure state elencate attività da svolgere sotto copertura né precisato quali erano i compiti istituzionali che richiedessero l’uso di un’auto che non passa certo inosservata. Argomento superato dal Gip che aveva chiarito che la polizia giudiziaria non sarebbe tenuta a indicare le sue ragioni operative pena la violazione del segreto istruttorio. Comunque il ricorso in cassazione è inammissibile perché il ricorrente, in quanto indagato, non poteva, secondo il Dlgs 231/2001 nominare i difensori dell’ente, trovandosi in una condizione di incompatibilità.

La Lamborghini resta dunque ai finanzieri. In passato la Guardia di finanza aveva esposto, al museo dell’automobile di Torino Ferrari, Porsche e Lamborghini sequestrate dalla procura di Genova nell’operazione «Rien ne va plus» ad un evasore, in apparenza nullatenente ma con un debito nei confronti del fisco di 4,5 milioni che aveva messo in piedi una organizzazione criminale internazionale.

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