Interventi

I fondi interprofessionali alla sfida del digitale

di Franco Amicucci

3' di lettura

Stando ai dati rilevati dal rapporto 2019 dell'OCSE “Adult Learning in Italy: what role for Training Funds?” e dal XIX Rapporto sulla formazione continua di ANPAL, i Fondi Interprofessionali rappresentano oltre 900 mila aziende circa e 10 milioni di lavoratori. Gestiscono circa 659 milioni l'anno e stanziano annualmente tramite Avvisi pubblici circa 357milioni di euro: questo li rende attualmente uno dei principali strumenti per il finanziamento della formazione continua in Italia.
Una formazione che sino al 2019 in Italia si caratterizzava per essere principalmente “in presenza” con un impatto della formazione a distanza di ridotte dimensioni sul totale della formazione italiana. Basti pensare che, da una rilevazione fatta su 14 fondi paritetici interprofessionali italiani (comprendendo anche Forma.Temp), la percentuale di formazione a distanza sul totale della formazione finanziata dai Fondi paritetici si attestava in una media del 6,5%.
Nel 2020, a seguito dell'inevitabile impatto dell'emergenza Covid-19, la percentuale si attesta al 38,5%, con un aumento medio tra 2019 e 2020 del 32%.
A regime, a fine emergenza, della formazione a distanza, si rileva, dalle interviste dei 14 Direttori dei principali Fondi, che essa potrebbe attestarsi in una media del 27% .
Un dato che viene avvalorato da un'analisi di mercato condotta a novembre 2020 dalla BVA DOXA per Skilla su un campione di 400 aziende sopra i 250 dipendenti: il 42% di aziende ha adottato le modalità di formazione a distanza a partire dall'emergenza Covid-19, aggiungendosi al 44% di aziende che già lo utilizzavano prima della pandemia. Oltre il 90% delle aziende che hanno sperimentato la modalità elearning per la prima volta, ha dichiarato che essendosi dimostrata una opportunità, lo utilizzerà anche per il futuro.
Sempre l'indagine BVA Doxa - Skilla ha rilevato la scoperta, da parte delle aziende, dei vantaggi della modalità eLearning, i principali dei quali risultano essere la possibilità di formare un maggior numero di dipendenti con più rapidità ed a minor costo, la facilità di adesione all'aggiornamento dei dipendenti, l'attenzione al Work-life dei partecipanti, la grande ricchezza e varietà di contenuti disponibili in modalità eLearning.
Per quanto riguarda i contenuti, il 76% del campione delle 400 aziende intervistate vede nel tema delle competenze digitali il principale bisogno formativo per il quale la modalità eLearning è ideale. Seguono poi i temi delle soft skills e della formazione obbligatoria/normativa.
Ora i Fondi Interprofessionali sono di fronte alla necessità di una regolamentazione della modalità di formazione eLearning, regolamentazione condizionata dalle indicazioni dell'ente governativo ANPAL.
Durante il lockdown, il digitale ha permesso di trasformare la modalità di formazione in aula delle aziende con la modalità dell'aula a distanza, la modalità più facile ed a minor costo, con il docente che si collega con i suoi allievi per tenere la sua tradizionale lezione, la cosiddetta Didattica a Distanza “sincrona”. La stessa modalità utilizzata dagli insegnanti nelle scuole. Questa è la modalità più tradizionale, basti pensare che già negli anni '50 in Australia nascono le “School of the Air”, grazie alla pedagogista Adelaide Miethke, che permisero a decine di migliaia di bambini di frequentare le scuole pur vivendo in fattorie lontane decine di kilometri dai centri abitati, grazie al collegamento tramite ponte radio con gli insegnanti.
Per questa modalità di DaD non è stato difficile, come evidenziato dal Rapporto nazionale Fondi ed eLearning, da parte di Anpal e dei Fondi Interprofessionali, autorizzare la trasformazione della formazione già prevista in aula nella modalità Webinar.
Molto più complesso per i Fondi Interprofessionali è l'adattamento ai cambiamenti più radicali che sono intervenuti in questi anni con le nuove modalità di apprendimento cosiddetto “asincrono”, basato su corsi eLearning fruibili da piattaforme eLearning (LMS) o da APP su smartphone, dove è l'allievo che decide quando e come studiare, fermo restando la necessità di concludere lo studio dei corsi in un arco di tempo stabilito, al termine del quale dovrà superare test di apprendimento. Questa modalità di formazione digitale prima della pandemia era già presente e riconosciuta dai diversi organi pubblici, in alcuni ambiti formativi come quelli per le materie della sicurezza sul lavoro, l'Ivass per i sistemi finanziari, i crediti formativi ECM per la sanità o per gli Ordini professionali.
La maggior parte dei Fondi è ora alla ricerca di regolamentazione dell'eLearning sincrona ed asincrona, per ammetterla a finanziamento con la stessa modalità della formazione tradizionale, per essere al passo con un processo irreversibile. La sfida, per tutti i Fondi, è quella di arrivare ad una regolamentazione che mantenga l'equilibrio tra le esigenze del controllo amministrativo necessario per evitare abusi e l'esigenza delle imprese di operare con snellezza e velocità, senza appesantimenti burocratici.

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