I germogli della ripresa messi in pericolo dalla guerra russo-ucraina
di Valerio De Molli
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A dicembre, nel precedente articolo di commento alla rilevazione dell’Ambrosetti club economic indicator si parlava di recrudescenze e sviluppi della pandemia, inflazione e ripresa economica. Si commentava anche, con entusiasmo, che l’ottimismo manifestato dalla business community era in netta risalita e che le prospettive per il 2022 sarebbero state estremamente positive. L’indicatore è volto a misurare il sentiment delle imprese italiane costruito a partire da una survey somministrata, su base trimestrale, agli oltre 400 membri della business community di Ambrosetti.
Poi, il 24 febbraio 2022 il presidente russo Vladimir Putin ha deciso di invadere l’Ucraina e il contesto è mutato, invertendo il trend positivo. Questo ha messo a nudo l’incapacità pluriennale della nostra classe dirigente politica di gestire in largo anticipo il grave problema della dipendenza energetica russa. La Cecenia, la Siria, la Crimea, le molteplici ingerenze internazionali sono state ignorate perché era molto più facile continuare a comprare il gas dalla Russia che agire per tempo per diversificare i rischi di approvvigionamento da un unico fornitore. Quello che ogni imprenditore avrebbe fatto per la sua strategia di filiera di fornitura.
Il 41% della nostra elettricità è prodotto dal gas e siamo il Paese europeo che più utilizza questa risorsa nel proprio mix produttivo, con quasi la metà dei consumi di provenienza russa. Grazie anche alle esportazioni di petrolio, Mosca riceve un assegno giornaliero di un miliardo di euro dall’Europa.
Ora ne stiamo pagando le conseguenze. Oltre agli impatti negativi sull’approvvigionamento energetico, ci sono anche quelli enormi sulle filiere manifatturiere del Paese. Tra i settori più colpiti, come analizzato dai consulenti di The European House – Ambrosetti ci sono: automotive (il 40% del palladio, componente fondamentale dei convertitori catalitici, e il 50% del neon, materia prima indispensabile per i microprocessori, arrivavano da Russia e Ucraina), piastrelle (l’argilla bianca proveniva interamente dall’Ucraina), zootecnia (il 13% dei fertilizzanti importanti proveniva da Russia, Ucraina e Bielorussia), agricoltura (in Italia si registra un gap del 40% del fabbisogno complessivo di concimi) e varie produzioni alimentari (da Russia e Ucraina proveniva il 30% del grano esportato a livello globale, il 20% del mais e quasi l’80% dell’olio di girasole).
Le stime di crescita del Pil pubblicate a gennaio sono già state tutte riviste al ribasso. Dalle prime nostre analisi la contrazione sarà ben superiore al punto percentuale, anche se a conflitto ancora in corso è difficile fare previsioni. Non stupisce quindi che la rilevazione dell’Ambrosetti club economic indicator, che misura la temperatura attuale della business community abbia subìto una brusca riduzione rispetto al trimestre precedente, passando da 58,6 a 29,2 (su una scala -100/100, dove -100 è il valore che indica massimo pessimismo e 100 il valore associato al massimo ottimismo). Rimaniamo in territorio positivo, ma siamo a meno della metà dei livelli raggiunti nel terzo quadrimestre 2021.
Un aspetto ancora più significativo e preoccupante è rappresentato dall’inversione del rapporto fra misurazione sul sentiment attuale e sentiment a sei mesi. Storicamente la seconda misura è superiore alla prima, indice di aspettative rialziste. Oggi invece è l’opposto: non solo la fiducia attuale è bassa, ma la fiducia a sei mesi è ancora più bassa, posizionandosi sul valore di 20,8, anticipando una accelerazione negativa del sentiment.
La propensione agli investimenti si è anche adeguata al ribasso riducendosi, anche se in modo più contenuto. L’Ambrosetti club economic indicator rileva una riduzione delle prospettive degli investimenti a sei mesi da 62,1 a dicembre 2021 all’attuale 35,8. Gioca sicuramente un ruolo di smorzamento l’esordio materiale del Pnrr, con la pubblicazione dei bandi e l’avvio degli investimenti pubblici, a loro volta potenziali abilitatori di investimenti privati.
Analoghe riflessioni possono essere fatte circa l’ultimo indice, che misura le prospettive occupazionali a sei mesi, anch’esso oggetto di riduzione (da 47,4 a 31,3). Il calo sembra meno marcato perché il valore di partenza era inferiore, a causa delle note criticità del mercato del lavoro.
Uno scenario complesso, che non prevede facili soluzioni. Cosa fare, come affrontarlo, quali conseguenze trarre e come disegnare una qualche ripartenza saranno gli argomenti trattati nella 33esima edizione del Workshop “Lo Scenario dell’Economia e della Finanza”, l’evento che ogni primavera affronta a Cernobbio, nella cornice di Villa d’Este, gli scenari economici e finanziari in Italia, in Europa e nel mondo.
Gli oltre 40 esperti provenienti da tutto il mondo contribuiranno a decifrare il quadro globale per valutare meglio impatti e implicazioni sull’economia italiana. Come diceva il filosofo e matematico britannico Bertrand Russell: «Gli stupidi sono sicuri di sé, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi». Non so dire se noi siamo intelligenti, ma certamente siamo pieni di dubbi.
Managing Partner e Ad di The European House – Ambrosetti
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