I giornali di cultura nell'Europa del Settecento
E’ in libreria “I periodici settecenteschi come luogo di comunicazione dei saperi. Prospettive storiche, letterarie e linguistiche”, a cura di Fabio Forner, Franz Meier, Sabine Schwarze
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Che cos’è il giornalismo culturale nell'Europa del Settecento? In che lingue si esprime? In che cosa questi giornali sono parenti delle pagine di cultura dei nostri giornali e delle nostre riviste specializzate?
Storici, linguisti e letterati si confrontano sulle caratteristiche di una particolare forma di giornalismo, costituita da periodici eruditi, riviste scientifiche, letterarie e più ampiamente enciclopediche. Quelli che oggi definiremmo periodici accademici o di divulgazione alta. Il tutto in occasione dell'uscita del volume I periodici settecenteschi come luogo di comunicazione dei saperi. Prospettive storiche, letterarie e linguistiche, a cura di Fabio Forner, Franz Meier, Sabine Schwarze (Berlino, P. Lang, 2022). Si tratta di un contributo importante che porta l'accento su questi particolari prodotti editoriali e sul loro ruolo di raccordo tra discipline diverse, umanistiche e scientifiche.
Laboratori di sperimentazione linguistica
La sfida del giornalismo culturale del Settecento va infatti colta su più aspetti. Tre elementi sono particolarmente rilevanti in una riflessione sui giornali come veicolo di comunicazione dei saperi. In primo luogo, i periodici settecenteschi sono “macchine traduttive”, dal momento che diffondono saggi apparsi precedentemente in altre lingue: ad esempio, saggi usciti in inglese sulle Philosophical Transactions vengono tradotti in francese, lingua base per altre traduzioni, senza passare dall'edizione originale.
Secondo elemento fondamentale: fra la fine del Seicento e l'inizio del Settecento, alcuni di questi periodici diventano, per i rispettivi Paesi in cui vengono pubblicati, dei laboratori di sperimentazione linguistica nei vari ambiti disciplinari, in particolare della chimica, della medicina, della botanica, dell'agronomia e dell'astronomia. Il nuovo metodo sperimentale richiede infatti l'uso di una nuova terminologia che, sulla base di quella greca e latina, si diffonde velocemente nella lingua francese: le prime attestazioni si trovano nel Journal des sçavans e nelle Histoire et Mémoires de l'Académie royale des sciences. “Per questa ragione - come spiega Lodovica Braida, presidente di APICE - tali giornali diventano una fonte importante per sondare un ambito su cui esistono pochi studi: le tecniche traduttive dei testi scientifici”. Ad esempio, le Observations sur l'histoire naturelle, la physique et la peinture, fra i primi giornali europei di scienze naturali, diventano un osservatorio prezioso perché traducono in francese articoli di carattere tecnico che sono già stati presentati e discussi presso le grandi accademie europee nelle rispettive lingue volgari o in latino”.Il terzo elemento riguarda gli effetti che questo tipo di informazione ha sul pubblico cui i giornali colti sono indirizzati.
Il Caffè
Se anche si rivolgono ai lettori delle élites culturali, non va sottovalutato il fatto che giornali come il Caffè, in particolare con gli articoli dei fratelli Verri e di Cesare Beccaria, portano l'attenzione su tematiche diverse, tra cui non solo temi letterari, ma anche scientifici, economici e giuridici, consentendo ai lettori di farsi un'opinione anche al di fuori del loro ambito di conoscenze. Alcuni articoli rinviano a temi che sono di interesse pubblico come quelli sulle malattie e sui primi vaccini, tra cui il dibattito sull'inoculazione del vaiolo, attentamente riportato sulle pagine della Gazette littéraire de l'Europe.
“I periodici settecenteschi come luogo di comunicazione dei saperi. Prospettive storiche, letterarie e linguistiche”, a cura di Fabio Forner, Franz Meier, Sabine Schwarze, P. Lang editore
A questo tema sarà dedicato il seminario di studi “I periodici settecenteschi come luogo di comunicazione dei saperi. Giornali e comunicazione dei saperi nel Settecento”, APICE, Università Statale di Milano, 17 marzo
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