I giovani di Shanghai cercano mobili in stile occidentale
Affluenza record alla quarta edizione del Salone di Shanghai per i 127 brand del design Made in Italy
di Giovanna Mancini
3' di lettura
Lo sguardo preoccupato di una delle assistenti dello stand sta seguendo i movimenti di tre giovani cinesi, mentre toccano, ruotano, spostano e quasi smontano una delle lampade esposte.
«Se non sto attenta questi mi rompono tutto», commenta sconsolata.
In effetti, l’entusiasmo dei visitatori cinesi al q uarto Salone del Mobile di Milano a Shanghai ha il suo rovescio della medaglia. L’affluenza è da record, con code lunghissime per entrare negli stand delle aziende e corridoi strapieni di persone che vogliono vedere e conoscere i 127 brand italiani del design presenti quest’anno in fiera.
Spingono, fotografano e scagionano i QR code o viceversa attendono in coda composti, con una pazienza irreali. E questo non può che far piacere agli espositori, sia per le opportunità dirette di business (con tantissimi nuovi contatti e qualche ordine già firmato in questi giorni di manifestazione), sia per quelle che si generano in prospettiva, grazie alla promozione dello stile e del design italiano.
Sono giovani, soprattutto: interior designer e architetti, ma anche studenti di design e architettura che frequentano le Masterclass organizzate dal Salone, importatori e distributori, contractor e developer.
Ma tra i 20mila visitatori attesi allo Shanghai Exhibition Center – nel cuore della megalopoli cinese – tanti, ancora troppi, vengono per copiare i prodotti italiani. «Sapesse quanti ne vediamo che fotografano i dettagli e i meccanismi dei mobili, aprono e chiudono cassetti… Pazienza – racconta Giovanni Del Vecchio, amministratore delegato di Giorgetti -: possono anche copiare le forme, ma la qualità dei materiali, della lavorazione e delle funzioni non è imitabile. Per noi che lavoriamo su un certo livello, con il filtro di specialisti tra noi e il cliente finale, non è un problema».
Il problema, quindi, è fare cultura: insegnare a questa nuova generazione di consumatori appassionati di design e di made in Italy, la differenza tra un originale e un’imitazione. Il terreno è fertile, assicura Cora Feng, direttore della rivista di settore Objekt Asia, con sede a Pechino: «Nei prossimi dieci anni in Cina ci sarà mezzo miliardo di “active young buyer” – spiega -. Amano il lifestyle italiano e tutto quello che lo rappresenta: mobili, abili, auto e cibo». Sono figli di imprenditori e manager, sono nati nella ricchezza e possono spendere senza problemi. Vivono o studiano tra Shanghai, Tokyo, Londra, New York e vogliono arredare le loro case con i brand più prestigiosi.
Ma sono anche i giovani della classe media, quelli che hanno un buon impiego presso Alibaba, Huawei o una multinazionale, oppure in una web o media agency locale, come ci spiega Lorenzo Brizzo, ingegnere milanese che da otto anni lavora a Shanghai, dove ha fondato un’agenzia di comunicazione, con uno staff di russi e cinesi: «Per i cinesi comperare e arredare casa è una delle cose più importanti della vita di una famiglia – racconta -. Per questo capita spesso che, quando una giovane coppia si sposa, i genitori di entrambi i coniugi mettano assieme i risparmi di una vita per regalare loro un appartamento». Che gli sposi vogliono arredare secondo il gusto occidentale, senza troppo badare a spese.
E non solo i giovani di Shanghai o Pechino: nelle città di seconda fascia – come Chengdu, Suzhou, Hangzhou o Ningbo – la qualità della vita è molto alta, aggiunge Cora Feng, e i loro abitanti (molti dei quali con redditi elevati) amano il buon cibo, i vestiti alla moda e gli arredi di design delle aziende italiane.
«È incredibile la rapidità con cui si evolve il gusto dei cinesi – spiega Rosita Pennati, export sales manager di Rubelli Casa, presente al Salone di Shanghai per la prima volta -. Fino a dieci anni fa cercavano il classico, poi il moderno… e ora sono già al contemporaneo». È d’accordo Penny Huang, proprietaria di un importante showroom di mobili di alta gamma a Shanghai, del gruppo Star Living: «I Millennials cinesi amano lo stile del design italiano – dice -. Rispetto al passato, vogliono scegliere da soli i propri mobili e progettare la propria casa, spesso mixando i brand italiani con quelli cinesi di qualità, o anche gli stili, con un po’ di classico e un po’ di contemporaneo».
Anche per questo, forse, i visitatori del Salone scattano foto in modo forsennato: tra gli stand delle imprese italiane cercano non soltanto oggetti da acquistare o far acquistare ai propri clienti (o da copiare…), ma anche progetti di interior a cui ispirarsi, per creare ambienti dal sapore occidentale anche da questa parte del mondo.
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