I giudici riconoscono la protezione umanitaria ai «vecchi» richiedenti asilo
Il decreto sicurezza di Salvini non è retroattivo. Spiega gli effetti Luciana Breggia, presidente della sezione specializzata in materia di immigrazione del Tribunale di Firenze
di Valentina Maglione
1' di lettura
I ricorsi dei migranti in Tribunale aumentano e i giudici spesso ribaltano i «no» alle domande di protezione internazionale decisi dalle commissioni territoriali del ministero dell’Interno. Le ragioni le spiega Luciana Breggia, presidente a Firenze della sezione specializzata in materia di immigrazione.
Che cosa succede, presidente?
I rifiuti delle commissioni territoriali si sono impennati perché hanno applicato da subito il decreto sicurezza del 2018, che ha abrogato la protezione umanitaria. Ma i giudici di merito e, alla fine del 2019, anche la Cassazione a Sezioni unite hanno ritenuto che le nuove regole si possano applicare solo ai ricorsi presentati dopo la loro entrata in vigore. Ecco perché per i vecchi ricorsi, se ci sono i presupposti, il Tribunale ammette tuttora la protezione umanitaria, negata dalle commissioni.
I ricorsi sono aumentati a causa del decreto sicurezza?
In base ai nostri dati, nei primi sei mesi del 2019 abbiamo registrato il 40% di ricorsi in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tra le ragioni ci sono senz’altro l’aumento delle decisioni delle commissioni territoriali, spinto dal rafforzamento degli organici, e anche l’incremento dei dinieghi.
Per approfondire:
● Così il Dl sicurezza frena sulla protezione internazionale
● Protezione umanitaria: il Dl Salvini non si applica retroattivamente
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