I lavori da sogno per gli adolescenti
Fra le carriere più ambìte dai giovani, quelle del settore medico, sociale, culturale e legale, sono esposte ad un basso rischio di automatizzazione
di Flavia Foradini
3' di lettura
Non è un caso che il nuovo Rapporto OCSE “Dream Jobs? Teenagers' Career Aspirations and the Future of Work” (Lavori da sogno? Le aspirazione di carriera degli adolescenti e il futuro del lavoro) derivante dall'indagine PISA 2018 e rilasciato stamane, venga presentato a Davos nella cornice del Forum Economico Mondiale 2020.
Il tema è infatti da un lato la disarmonia tra le aspettative degli adolescenti in formazione e le necessità reali dei vari settori produttivi, il cosiddetto mismatch; e dall'altro i cambiamenti anche profondi in atto nel mondo del lavoro.
Nei Paesi più industrializzati, negli ultimi 20 anni anche chi affronta con dedizione e determinazione la propria formazione scolastica può non riuscire a realizzare il proprio sogno professionale, affermano gli estensori del Rapporto, “perché ai cittadini di domani non si richiedono solo competenze accademiche specifiche, bensì anche curiosità, immaginazione, empatia, spirito imprenditoriale, resilienza, capacità di applicare le proprie conoscenze a contesti in rapido mutamento”.
Attingendo alla mole dei dati delle rilevazioni PISA a partire dal 2000, e a domande specifiche poste nell'arco di questi vent'anni sul lavoro che i quindicenni pensano di svolgere a 30 anni, gli analisti OCSE hanno cercato dunque di individuare quali siano i mestieri più gettonati nel mondo industrializzato; cosa può fare la differenza quando si è alla ricerca della formazione giusta per la carriera dei propri sogni, e quale sarà la fisionomia del mondo produttivo nel prossimo futuro.
Lo studio ha appurato che dal punto di vista delle aspirazioni, nella maggior parte dell'area OCSE la rosa delle professioni più auspicate si è mediamente ristretta nel corso del tempo e oggi esse siano solo una decina, con poche differenze di classifica tra il 2000 e il 2018.
Massimamente voluta dalle quindicenni è oggi la professione di medico (nel 2000: docente), seguita da quella di docente (nel 2000: medico). Per i ragazzi: ingegnere (nel 2000: manager), al secondo posto: manager (nel 2000: informatico).
Interessanti sono le esigue differenze nei desiderata di studenti con sfondi sociali agiati e studenti svantaggiati, mentre maggiori divergenze si osservano tra studenti con rendimento elevato e studenti con basso rendimento.
Tuttavia, rimarca il Rapporto, in area OCSE la realtà dice che un giovane su 5 è comunque disallineato rispetto ai requisiti del lavoro che vorrebbe svolgere: “Molti studenti sottovalutano i livelli di competenza da raggiungere per poter accedere ad una certa carriera, e talvolta questa discrepanza riflette la maggior o minore efficacia dei percorsi scolastici di tipo professionale. In Germania e in Svizzera essi offrono una valida alternativa a mestieri caratterizzati da status sociale elevato e il rapporto tra formazione e esiti lavorativi positivi è evidente”.
Dunque una soluzione risiede in un'integrazione più incisiva: “Buone scuole capaci di aiutare i giovani a capire come coniugare apprendimento e mondo del lavoro, con attività scolastiche mirate a tirocini, partecipazioni a fiere, e orientamento con esperti”, per consentire agli studenti di avvicinarsi e toccare con mano vantaggi e svantaggi, requisiti e prospettive.
La buona notizia in questo senso, afferma l'OCSE, è che nonostante meno del 40% degli adolescenti venga oggi coinvolto in attività professionalizzanti, tuttavia dal 2006 si osserva un incremento di queste iniziative.
Cruciale resta l'individuazione di quali tipi di mestieri saranno ancora disponibili fra 15 anni, se come sostiene l'OCSE, il 14% di essi è automatizzabile e il 50% di tutte le professioni nei suoi stati membri verrà effettivamente automatizzato nei prossimi 10-15 anni: “Fra le carriere più ambìte dai giovani di oggi, quelle del settore medico, sociale, culturale e legale, tendono ad essere esposte ad un basso rischio di automatizzazione. Ma circa il 39% di quelle indicate dagli studenti partecipanti allo studio, rischiano di essere automatizzate nel breve periodo, laddove le differenze socio-economiche fra Paesi potrebbero dar luogo a scenari molto diversificati”.
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