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I limiti della crescita quantitativa esponenziale

di Piero Formica

(leestat - stock.adobe.com)

3' di lettura

Negli anni '90, il teorico della complessità Edgar Morin coniò il termine ‘policrisi' per indicare una molteplicità di shocks a catena e tra loro confliggenti che rendono estremamente difficile attribuire a chi e a che cosa le nostre preoccupazioni. Assistiamo contemporaneamente a siccità e inondazioni, a mega tempeste e incendi, al ben-avere misurato da un Prodotto Interno lordo mondiale intorno ai 103,86 trilioni di dollari nel 2022 e al mal-essere dovute alle crescenti disuguaglianze e alle minacce provenienti da un arsenale di oltre 12mila armi nucleari. In questo scenario l'Antropocene è un motore che va a pieno regime, tanto da accelerare la corsa allo spazio. Scrive l'OCSE: Le orbite terrestri sono sempre più affollate, quasi 90 Paesi hanno un satellite in orbita. Nel 2021 sono stati lanciati nello spazio più satelliti che nell’intero decennio precedente e nei prossimi cinque anni ne verranno lanciati altre decine di migliaia. La raccolta di prove sul valore dell’infrastruttura spaziale e sui costi della sua potenziale interruzione dovrebbe essere una priorità per tutti i Paesi dell’OCSE e non solo che utilizzano lo spazio. I dati e i segnali satellitari forniscono input cruciali a molte attività economiche.Le imprese scientifiche hanno origine anche dall’esplorazione spaziale. L'industria spaziale è in continua crescita. Il costo per raggiungere lo spazio diminuisce e un numero crescente di persone potrà avventurarsi in orbita. I viaggi spaziali si rivelano generatori di profonde trasformazioni industriali. Satelliti sempre più sofisticati, economici e di ridotte dimensioni aprono lo scenario sulla connettività pervasiva. Migliora l'accuratezza delle previsioni meteorologiche. Per un altro verso, c'è da considerare il rischio di collisione tra i satelliti. I detriti spaziali potrebbero diventare un grosso problema. Si cercano soluzioni sostenibili per non farli proliferare. La start-up italiana D-Orbit ha creato D3, un dispositivo per lo smantellamento di oggetti incontrollati nello spazio. D3 viene installato sul satellite prima del lancio. Con una massa minima rispetto al peso totale del satellite, il dispositivo fornisce la spinta necessaria per completare la manovra di rimozione senza coinvolgere il sistema di propulsione del veicolo spaziale.
L'imprenditorialità che si indirizza allo spazio extratrerrestre è, nel contempo, protagonista della crescita esponenziale dell'economia quantitativa ed esploratrice di una via di fuga dalle conseguenze drammatiche laddove le risorse sono limitate. Abbiamo progredito, seppur con preoccupanti ineguaglianze, sue due fronti della ben-avere (ricchezza materiale, anzitutto alimentare) e del ben-essere (salute, con la scoperta di farmaci salvavita) passando dall'energia del legno e animale ai combustibili fossili (carbone, petrolio e gas naturale) che hanno alimentato le diverse tappe della rivoluzione industriale. Il prezzo di questi esiti giudicati positivi è il raddoppio della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera in meno di 300 anni e la conseguente velocità senza precedenti del riscaldamento globale. Il conto è molto più salato per i paesi poveri che pur avendo poco contribuito al cambiamento del clima sono più colpiti dall'innalzarsi della temperatura terrestre rispetto ai 20 paesi più ricchi che si stima siano responsabili di circa l’80% delle emissioni. Intanto, il ricorso alle fonti energetiche rinnovabili come l’energia eolica e solare non procede alla velocità necessaria per tenere sotto controllo il cambiamento climatico.
Quando rimaniamo imprigionati nelle nostre interpretazioni della realtà, gli attaccamenti emotivi e le paure condizionano le azioni future. Intrappolati nelle credenze di suprematismo, gli umani sono indotti ad un'interpretazione restrittiva di un mondo radicalmente incerto e conseguentemente non cambiano il loro atteggiamento. Per liberarsi dalla trappola, l'intelligenza umana richiesta è l'abilità di riconoscere ed adattarsi ad un ambiente che è per nulla meccanicistico. Questa intelligenza non è fissa e misurabile con un test standard, essendo in azione un incessante e mutevole processo relazionale con la natura e, in definitiva, con la salute del nostro pianeta, per abbandonare le credenze, quelle stelle fisse che impediscono ai nostri occhi di rivelare i nuovi schemi. Il loro riconoscimento è possibile con altri occhi e altro linguaggio rispetto a quelli utilizzati dalla cultura della quantità in crescita esponenziale dell'economia e della popolazione.
piero.formica@gmail.com

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