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L’Armageddon sull’automotive piemontese ha spazzato via in dieci anni più di 30mila addetti, un terzo del totale. Si tratta di stime rispetto a numeri comunque parziali, su cui ha ragionato la Fiom-Cgil di Torino, ma dà l’idea di come si sia ridimensionato il peso di una delle industrie più importanti sul tessuto manifatturiero del Piemonte.
Il fenomeno rientra in una generale tendenza che ha visto lo spostamento di produzioni verso l’Est Europa o il Nordafrica, a cui nell’ultimo triennio si è aggiunto il ridimensionamento dei volumi produttivi in Europa, a seguito dell’impatto derivante dal Covid.
Il momento delicato che sta attraversando l’automotive in generale, e lo stabilimento Stellantis di Mirafiori in particolare, sta spingendo le segreterie locali dei sindacati metalmeccanici – Fim, Fiom e Uilm – a organizzare una mobilitazione unitaria nelle prossime settimane. Qualcosa di simile è accaduto a Melfi il mese scorso, con uno sciopero indetto tra le aziende dell’automotive per chiedere sicurezza sul futuro industriale dello stabilimento Stellantis e sull’indotto lucano, la cui sopravvivenza è legata alle commesse e ai volumi del Gruppo. Torino dunque potrebbe essere la seconda piazza dove organizzare una iniziativa unitaria sull’automotive. «I tempi sono maturi» conferma il segretario della Fim-Cisl di Torino Rocco Cutrì. «Entro fine anno qualcosa si farà» aggiunge Edi Lazzi segretario della Fiom di Torino.
Sullo sfondo c’è la situazione di Mirafiori che, al di là del momento contingente, ha perso nell’ultimo biennio circa 2mila addetti, tra operai e amministrativi, nell’ambito del piano di uscite incentivate promosso dal ceo di Stellantis Carlos Tavares. «Monitoriamo Mirafiori dal 2014 – racconta Edi Lazzi – e in quasi dieci anni siamo passati da 19.107 addetti a 11.835, al 31 dicembre 2022, il 38% in meno, un ridimensionamento pari a circa 7mila persone». Si tratta dell’equivalente di due fabbriche sparite. Dentro questa riduzione di personale, incentivata e che dunque fa poco rumore dal punto di vista sociale, gli Enti centrali pesano molto. «Dal 2014 hanno perso 1.400 lavoratori, tra ingegneri, tecnici e amministrativi – aggiunge Lazzi – ai quali si devono aggiungere le persone che hanno lasciato l’azienda nel corso del 2023, per arrivare a circa 2mila addetti in meno. L’azienda sta abbassando i costi e sta incentivando l’uscita anche di lavoratori giovani con alte professionalità. Crediamo che questo trend porti ad un punto di non ritorno». Se si guarda alle Carrozzerie di Mirafiori, tra 7 anni il 70% andrà in pensione: «Se si vuole rilanciare l’auto e Mirafiori servono nuove assunzioni» conclude il segretario della Fiom di Torino.
Sul tavolo anche il tema dei volumi produttivi, che ha fatto storcere il naso ai delegati della Fim-Cisl durante l’ultimo incontro con l’azienda sulle future produzioni nella fabbrica torinese. «Il rischio per Mirafiori è restare imprigionata in produzioni di nicchia – spiega Rocco Cutrì segretario della Fim-Cisl torinese – per questo crediamo che nel futuro dello stabilimento torinese serva una city car capace di generare volumi significativi». Il riferimento è soprattutto alle produzioni Maserati ferme da gennaio a settembre a quota 7mila unità, la metà rispetto allo stesso periodo del 2022.
La cassa integrazione guadagni a Mirafiori va avanti dal 2008, l’ultimo periodo “buono”, ricorda Edi Lazzi, risale al biennio 2006-7. «Quella è stata l’ultima volta che Mirafiori ha raggiunto le 200mila auto prodotte, poi c’è stata una lunga fase di decrescita, fino alle 21mila auto del 2019, il 90% in meno, e poi una graduale risalita».
L’anno scorso grazie alla Fiat 500 bev c’è stato un rimbalzo a 88mila unità mentre nei primi nove mesi dell’anno la produzione, come emerso dal report trimestrale della Fim-Cisl, è rimasta sui livelli del 2022 (70.365 auto prodotte, tra Fiat 500 bev e Maserati) perdendo slancio, tanto che per l’area di produzione della 500 elettrica l’azienda ha programmato due settimane di fermo. Per i sindacati si tratta di numeri non sufficienti a garantire il futuro di una fabbrica come Mirafiori.
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