I migliori casi di valorizzazione degli scarti della filiera agroalimentare
I vincitori della gara promossa dall’Università Federico II di Napoli che ha invitato i progettisti a cimentarsi con la creazione di oggi di uso quotidiano a partire dai materiali organici scartati dalla filiera del food
di Manuela Soressi
3' di lettura
Passa anche dal design la risposta “made in Italy” alla valorizzazione degli scarti della filiera agro-alimentare. A promuovere l'accoppiata vincente di due asset del patrimonio industriale e culturale italiano sono stati il Dipartimento di Agraria e quello di Architettura dell’Università degli studi di Napoli Federico II. In collaborazione con l’ADI - Associazione per il Disegno Industriale, hanno promosso Re-Food, la prima competizione italiana che ha invitato i progettisti a cimentarsi con la creazione di oggi di uso quotidiano a partire dai materiali organici scartati dalla filiera del food. E così bucce di pomodori, foglie di mais, scarti legnosi, gusci di cozze, residui di caffè, barattoli di alluminio, pezzi di juta, sfridi di pasta e biscotti sono diventati la base per inedite lampade, divertenti giochi per bambini, insolite tovagliette da mensa, utili contenitori per fast-food e persino ecologiche casette per uccelli.
«La nostra è stata una scommessa, nata dal desiderio di tracciare dei percorsi alternativi per risolvere il problema degli scarti alimentari e di farlo con un approccio che valorizzasse il saper fare italiano - spiega il professor Danilo Ercolini, direttore del Dipartimento di Agraria e ideatore dell'iniziativa – Del resto, il futuro dell'industria alimentare dev'essere improntato all'economia circolare al no waste e non basta più recuperare gli scarti destinandoli alla realizzazione di sottoprodotti o usandoli come fonte di bioenergie, serve un approccio più sistemico e che metta in gioco anche energie più creative».
Lo stimolo è piaciuto ai designer: sono stati 38 i lavori iscritti al concorso, di cui ben 36 presentati da progettisti under 30. E proprio alla categoria junior è andato il primo premio, assegnato al progetto Maciste di Lorenzo Esposito: un contenitore “portasegreti” realizzato con gusci di frutta secca o di uova e con conchiglie di molluschi. Il secondo premio nella categoria junior è stato attributo a Beatrice Borellini e Laura Verri per le piastrelle ottenute dai gusci di cozze e di altri molluschi bivalvi, ed ex aequo anche a Giulia Cosentino, che ha costruito una casetta per uccelli in una speciale bioplastica realizzata con componenti organiche (come amido, aceto di alcool, semi e resina di pino) e che non esaurisce la sua vita dopo l’uso perché si trasforma in piante.
Anche nella categoria senior, riservata ai progettisti over 30, c'è stato un secondo posto ex aequo:i premiati sono stati Edoardo Perri e Dario Riva, che hanno realizzato tazzine e piattini per il caffè a partire da scarti di caffè, e Gaetano Avitabile che realizzato una pod lamp partendo da materiale plastico di recupero, come i tappi delle bottiglie di bibite e il polistirene espanso delle confezioni usate per trasportare le mozzarelle di bufala. Il livello dei progetti presentati ha spinto la giuria ad assegnare anche tre menzioni speciali, tutte concentrate tra i concorrenti junior. Sono andate ai pannelli per coprire le superfici realizzati con bucce di ananas ideati da Francesca Nori e Fabrizio Moiani, alla seduta e al tavolino rivestiti con materiali ricavati dagli scarti di mango e succo d'arancia proposti da Nicola Boselli e alle tovagliette realizzate con scarti di arance, castagne, zucchine, carciofi e limoni concepite dal team composto da Luisa Carnevale Baraglia, Yuki Hadal e Siyuan Wang.
«L'aspetto interessante è che questi progetti sono frutto di un pensiero progettuale a lungo termine – aggiunge Ercolini – Non sono solo espressione di un design che associa stile e funzionalità nel presente, ma prendono in considerazione anche il futuro dell'oggetto. Un approccio che mostra come sopratutto i giovani progettisti siano ‘nativi sostenibili' e di come l'attenzione ai valori ambientali guidi la loro professione».
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