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I “miracoli” di David LaChapelle

Le sue figure sexy e dissacranti sono in mostra al MUDEC di Milano, fino all'11 settembre

di Grazia Lissi

3' di lettura

Con le sue immagini divora la vita, senza tabù e senza limiti. Al MUDEC di Milano, fino all'11 settembre 2022, la mostra “David LaChapelle. I Believe in Miracles” a cura di Denis Curti e Reiner Opoku; prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE che ne edita il catalogo e promossa dal Comune di Milano-Cultura.

Oltre 90 opere tra grandi formati, installazioni site-specific e nuove produzioni provenienti direttamente dallo studio dell'artista per raccontare la sua singolare visione mondo e di una nuova, forse, possibile umanità. Fra i fotografi più quotati al mondo, nel 1996 LaChapelle è stato nominato miglior fotografo dell'anno dalla rivista francese Photo e dall'American Photo Magazine. Nato nel 1963 a Fairfield nel Connecticut, un diploma alla “School of the Arts” di New York che lo porta a incontrare, negli anni Ottanta, Wharol con cui collabora per “Interview”.

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Le sue figure sexy e dissacranti

Le sue figure sexy e dissacranti, i suoi paesaggi surreali e, nello stesso tempo, reali consacrano il suo talento; la stampa glamour internazionale lo adora, le star di Los Angeles lo vogliono. Lui fotografa Madonna, Britney Spears, Kim Kardashian, David Hockney, Angelina Jolie, Elizabeth Taylor, Hillary Clinton, Muhammad Ali, Jeff Koons, Uma Thurman, David Bowie; un'esperienza che diventa parte integrante del suo mondo artistico. Durante un viaggio a Roma, dopo una visita alla Cappella Sistina, vittima della Sindrome di Stendhal, il fotografo-regista decide di lasciare la fotografia pubblicitaria per l'arte.

David LaChapelle al Mudec di Milano

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Fotografia “gestuale”

Il percorso espositivo regala a ogni spettatore le suggestioni colorate e stravaganti di LaChapelle, la sua idea di fotografia “gestuale”: sguardo sul presente e su un futuro prossimo venturo. LaChapelle sviluppa alcuni temi, li abbandona e li riprende con estro creativo che, a volte, scivola nel kitsch; l'esposizione è divisa in sezioni: Opere sul vetro, Opere per film, Opere su carta, i “trittici” fra cui quello dedicato agli aerei in fiamme, le serie catastrofiche, le immagini sulla distruzione del pianeta in cui s'intuisce sempre uno spiraglio di luce, ovvero i “Miracles”. E poi gli ensemble che ricordano brani del Vangelo come l'Ultima Cena che ispirandosi a quella leonardesca svolge in una bisca clandestina.

Alla cultura pop e allo star system la mostra sviluppa, attraverso immagini rivelatrici, il desiderio dell'artista verso una natura incontaminata e lussureggiante dove possono convivere meditazione, spiritualità, amore e bellezza; dove uomini e donne possono vivere liberi dall’alienazione, in connubio con la natura selvaggia. Nelle fotografie di LaChapelle c'è sempre qualcosa d'incantato come fosse un bambino alla ricerca di una fiaba mai ascoltata. Ecco le immagini delle industrie fluorescenti, il transatlàntico che affonda fra colori e ombre, due gambe di ghiaccio indossano calzature raffinate ed escono dalla neve come una scultura primordiale. Celebrati e acclamati i cicli ispirati al Diluvio Universale di Michelangelo: “Deluge” e “Aprés le Deluge” le composizioni sono affollate e studiatissime. LaChapelle ha un'eccezionale senso dello spazio e dell'insieme, si vorrebbe vivere almeno un'ora della propria vita nei gruppi creati con armonia dall'autore per conoscere i protagonisti. Nulla è ovvio o scontato, ogni immagine si rivela foriera di una nuova storia, in cui ogni essere vivente trova un posto, un ruolo. Da anni David LaChapelle vive a Maui, la più bella delle 137 isole dell'arcipelago dell'Hawaï, si nutre solo di ciò che produce il suo orto biologico, ogni mattina fa meditazione, fotografa la natura, soprattutto i fiori della sua isola e li reinventa esasperandone i colori, in mostra sono visibili alcune immagini grafiche ed essenziali di helicania, zenzero in torcia, spiagge infinite e disabitate. La sua fuga dalla mondanità non si ferma mai.

“David LaChapelle. I Believe in Miracles”, al MUDEC, Milano, fino all'11 settembre

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