riassetti

I Moratti scendono al 40% del gruppo Saras. Escluso il disimpegno

di Monica D'Ascenzo

(FOTOGRAMMA)

2' di lettura

Blitz post pausa estiva per la famiglia Moratti. Martedì sera, a mercati chiusi, è stato ceduto dalle due Sapa, azioniste di controllo, il 10% del gruppo Saras . Un’operazione con «lo scopo di incrementare la liquidità delle azioni di Saras sul mercato a beneficio della Società e di tutti gli azionisti», si legge nel comunicato delle società. Un disimpegno della famiglia? Escluso dalla stessa nota, che conferma l’impegno e il sostegno degli azionisti nei confronti della società petrolifera. Tanto che è stato siglato un lock up di 9 mesi che esclude vendite ulteriori di titoli, almeno a breve.

Un nuovo tassello, quindi, a un riassetto che a preso il via nel febbraio scorso a seguito della scomparsa di Gian Marco Moratti. La quota che faceva capo al suo ramo familiare, pari al 25,001%, era stata allora girata a Mobro, società che fa capo ai figli Angelo e Gabriele. Il passaggio è avvenuto il 26 febbraio, lo stesso giorno in cui è stata annunciata la morte del presidente della società di raffinazione che fa capo alla famiglia Moratti. L’altro 25,011%, ora sceso al 20%, è in portafoglio invece alla Massimo Moratti, l’altro ramo della famiglia rappresentato in azienda da Angelo Mario e Giovanni. In occasione dell’operazione annunciata martedì, le due Sapa hanno concordato un impegno di lock-up sulle azioni di Saras detenute da ciascuno degli stessi alla data della chiusura dell’offerta per un periodo di 270 giorni.

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Nel dettaglio i numeri dell’operazione: il sole bookrunner dell’offerta, Merrill Lynch, ha collocato 47.550.000 di azioni di ciascuna sapa a 2 euro per azione, per un ammontare complessivo di 190 milioni (di cui 95 milioni di MM sapa e 95 milioni di Mobro).

Pochi nel tempo i riassetti nell’azionariato del gruppo Saras. Dopo l’Ipo del 2006, che vide il collocamento sul mercato del 36,28% a sei euro per azione, l’operazione successiva avvenne nell’aprile del 2013 con l’acquisizione da parte della russa Rosnef del 13,7% del capitale, ceduto dagli azionisti maggioranza al prezzo di 1,37 euro per azione. Nel giugno successivo il gruppo russo, poi, lanciò un’offerta di acquisto pubblica volontaria sul 7,29% del capitale per arrotondare la propria quota, acquistandolo dal mercato sempre a 1,37 euro. Le sanzioni al Paese, però, portarono a un progressivo disimpegno di Rosnef che nell’ottobre 2015 cedette a un gruppo di investitori istituzionali l’8,99% del capitale sociale di Saras a 1,90 per azione, per poi uscire completamente dall’investimento nel gennaio 2017 vendendo il restante 12% sempre a investitori istituzionali a 1,53 per azione. Ora un nuovo passo verso una maggiore liquidità del titolo.

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