COMMERCIO POST COVID

I negozi di quartiere investono in digital e logistica per la fase 2

Secondo Credimi, intermediario finanziario specializzato in finanziamenti digitali, il 41% di chi ricorre al credito lo fa per consolidare infrastrutture fisiche e digitali in vista della riapertura dell’attività

di Maria Teresa Manuelli

4' di lettura

Tecnologia digitale e logistica, così riparte il commercio dopo l'emergenza sanitaria. Il 2020 potrebbe chiudersi con oltre 80 miliardi di consumi in meno e un Pil in caduta del 9%, stando alle stime di Confesercenti, che analizza come le imprese italiane siano ormai senza liquidità. In un sondaggio commissionato a SWG segnala che un terzo degli esercenti intervistati non esclude la possibilità di non riaprire più. Ma i restanti due terzi, soprattutto piccole e piccolissime imprese, stanno provando a reinventarsi e ad attrezzarsi per affrontare la fase 2.


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Si ricorre al credito per riaprire
La voglia di ripartire è dimostrata anche dai numeri di finanziamenti richiesti per soddisfare le nuove esigenze di sicurezza. «Le domande arrivano in particolare dalle categorie di servizi e del commercio al dettaglio – commenta Ignazio Rocco, founder e ceo di Credimi, intermediario finanziario specializzato in finanziamenti digitali –. Molte imprese fanno richiesta di finanziamento per far fronte all'urgente bisogno di liquidità, ma va sottolineato che altrettante chiedono un prestito per farsi trovare pronte alla ripresa. Non è un caso, infatti, che il 41% degli applicant siano aziende con un canale e-commerce, che quindi sono attive in questo periodo di crisi e stanno cercando di riorganizzarsi».

La start-up fintech ha quindi avviato una serie di osservatori con obblighi e impatti per ogni categoria merceologica. Dal settore food, in particolare, sono arrivate richieste per 209 milioni di euro (giugno 2019-1° aprile 2020), 27 milioni solo nello scorso mese di marzo. Il 94% delle attività food che ha richiesto un finanziamento è composto da imprese “small”, ovvero con un fatturato massimo 2 milioni di euro all'anno.
Sembrerebbe che molte imprese, soprattutto i piccoli negozianti, abbiano compreso che in questa fase è cruciale ripensare completamente il proprio modello di business. La riduzione del traffico orario (numero di persone ammesse nel punto di vendita) o i sistemi di eliminazione di code e affollamenti sono tutte azioni che producono un minore fatturato giornaliero, e che si deve inevitabilmente cercare di compensare migliorando i sistemi di prenotazione e aumentando le ore di apertura. Le consegne a domicilio possono rappresentare quindi la sopravvivenza per i piccoli negozi e per i box dei supermercati rionali, ma richiedono di dotarsi di almeno un minimo di capacità di e-commerce (come complemento al canale tradizionale), o almeno di delivery, o di delivery di prossimità – quest'ultimo candidato a essere un interessante nuovo formato.


Spesso abbracciando le possibilità offerte dalla “marketplace economy” o platform economy, una soluzione che consente agli imprenditori di usare piattaforme cloud-based, app per smartphone e social network per svolgere la loro attività. Non ci sono beni da vendere (quelli sono in capo all'esercente), ma servizi altrui, aggregati in un unico luogo digitale che mette a valore la relazione con i clienti.


A Milano, per esempio, iorestoacasa.delivery è nato da un'idea di Ennevolte, realtà meneghina impegnata nel settore delle convenzioni aziendali, e da Loud, agenzia specializzata in comunicazione digital, per dare uno strumento a tutti i commercianti che si stanno mobilitando ad aiutare i cittadini a restare a casa il più possibile indicando le attività locali con consegna a domicilio.

A Cecina il Comune ha promosso la piattaforma dove gli esercizi commerciali potranno, in modo assolutamente gratuito per un mese, creare una sorta di vetrina virtuale dei propri prodotti alimentari che verranno consegnati a domicilio ai cittadini che ne faranno richiesta dai volontari della Pubblica Assistenza. Il progetto è dell'amministrazione comunale di Cecina, insieme a Confcommercio, Confesercenti e Cna, la Pubblica Assistenza di Cecina, la Targa Cecina e la Cassa di Risparmio di Volterra.

A Roma daje.shop offre servizio a domicilio nella zona Monteverde e presto in tutta la città con l'obiettivo di aiutare i commercianti del quartiere a raccogliere gli ordini online e a consegnare la spesa a domicilio.


#ioScelgoilBuono è, invece, una piattaforma digitale di buoni (o voucher) dove i cittadini acquistano prodotti o servizi a condizioni favorevoli e le imprese generano entrate anticipate. Una volta scelta l'offerta della propria attività preferita, si può acquistare il buono tramite carta di credito o PayPal e riceverlo istantaneamente sulla propria casella e-mail in formato digitale. Quando riapriranno le attività, basterà poi recarsi nel locale scelto e mostrare il buono dal proprio smartphone.


Worldz, piattaforma di social commerce, nata nel 2016, che proprio sulle potenzialità dell'e-commerce e dell'effetto booster dei social network ha fondato il suo business, ha visto un'impennata delle vendite degli oltre 100 e-commerce partner della startup. «La comprensione del modo e degli strumenti migliori per soddisfare i nuovi bisogni dei clienti – commenta Joshua Priore, fondatore e ceo di Worldz –, unita alla comunicazione e all'efficientamento dei servizi e dei vantaggi offerti, giocano un ruolo fondamentale in questa situazione straordinaria, in quanto consentono ai brand e ai commercianti di far sentire la loro presenza, investendo nelle relazioni con i propri consumatori per costruire con essi un rapporto più a lungo termine».

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