I patti 2030 per usare bene il Next Generation Eu: il ruolo delle regioni e delle città
di Federico Butera
4' di lettura
Il Next Generation Eu, l'Europa delle nuove generazioni è il nome che comprende le risorse europee proposte da Recovery Fund , Sure, MES e altre. Come hanno recentemente affermato Carlo Bonomi, Giuseppe Conte, Maurizio Landini e molti imprenditori, sindacalisti, studiosi usare bene questi fondi non è una opzione: ne va della sopravvivenza del Paese. Occorre concentrarsi su investimenti su aree strategiche come sanità, scuola, infrastrutture fisiche e informatiche, ricerca e, soprattutto, green new Deal. Occorrono misure per supportare i tanti cittadini e imprese in situazioni di forte disagio economico e sociale. Un Patto a “doppia elica cioè che non si limiti a spartire risorse ma che susciti coesione sociale e politica fra interlocutori pubblici e privati, che indentifichi strategie praticabili e execution. Soprattutto un Patto per utilizzare subito i fondi una volta ottenuti.
L'Italia richiederà circa 209 miliardi tra prestiti e trasferimenti Vedremo se e come verrà strutturato questo Piano di Transizione. In ogni caso piani fatti bene o meno bene saranno comunque presto deliberati perché bisogna presentarli all'Europa.
Patrizio Bianchi, Giorgio De Michelis e Paolo Perulli ed io abbiamo proposto di coprire l'”ultimo miglio” del piano nazionale di transizione con Patti regionali, interregionali, metropolitani . Quel “miglio” cioè dove le strategie diventano azioni e le risorse vengono usate, valorizzate e possibilmente moltiplicate attivando le forze del territorio.
Il Patto per il Lavoro della Regione Emilia-Romagna per esempio, nella scorsa legislatura lo ha fatto con l'obiettivo (raggiunto) di aumentare il valore aggiunto della produzione, l'occupazione, dimezzando la disoccupazione e generando investimenti in tecnologie avanzate. Esso fu sottoscritto da governo regionale, enti locali, associazioni imprenditoriali e sindacali, università e scuole, in sintonia con governo nazionale e Europa: non fu un negoziato sulla distribuzione delle risorse pubbliche ma un Patto impegnativo per far convergere strategie e iniziative dei sottoscrittori. Nella ricerca condotta dalla Fondazione Irso, abbiamo rilevato in questo un esempio di una forma di governance partecipata e di un metodo riusabili che integrano strategia e organizzazione; attivano coesione e partecipazione; fanno accadere davvero le cose .
La Giunta dell'Emilia Romagna e l'Assessore allo Sviluppo Lavoro Vincenzo Colla stanno preparando il nuovo patto per il sessennio con nuovi contenuti ma adottando lo stesso metodo. Noi riteniamo che questo approccio sia utilmente adottabile non solo dalle Giunte Regionali presiedute da Luca Zaia, Eugenio Giani, Vincenzo De Luca, Francesco Acquaroli , Michele Emiliano recentemente eletti ma anche dalle altre Amministrazioni regionali che avranno un ruolo fondamentale nell'utilizzazione delle risorse europee.
Patti analoghi saranno necessari per le città .Molti progetti finanziati con le risorse europee saranno affidati alle città. L'economia urbana è il traino di ogni altro settore (logistica, servizi etc.). Il cambiamento delle città sarà senza precedenti, testimonia Paolo Perulli. Le periferie e la campagna potranno avvicinarsi. Si stima che tra il 30 e il 40% dei lavori non torneranno in città ma diventeranno lavoro ubiquo: questi lavori non spariranno, ma si localizzeranno nelle aree (periferie, città minori, campagna) in cui risiedono già i lavoratori.
Creare nelle periferie e nelle città minori, spazi di coworking forniti di servizi digitali e di assistenza tecnica porterà a un nuovo modello di urbanizzazione decentrata. Investimenti di infrastrutturazione digitale delle periferie, città minori e campagna sono una priorità assoluta. Accanto ad essa si collocano il sostegno alle start-up, la attrazione nei centri urbani del nuovo artigianato digitale, la rete di formazione professionale, la rete delle strutture di innovazione tecnologica sul modello Fraunhofer,i servizi avanzati per le imprese, il potenziamento dei beni collettivi per la competitività.
E i centri città, che perderanno una parte dei lavori d'ufficio e del relativo indotto, che cosa diventeranno? Essi sono abitati da élites e classi creative e di servizio, che, ad esempio, a Milano e a Bologna sono il 58-59% della popolazione lavorativa totale. Per essi, e per i city users -studenti, turisti- i centri città diventeranno grandi parchi urbani della cultura e dei servizi immateriali. In questa prospettiva nasceranno molti nuovi lavori knowlege workers, lavori artigiani e negozi di prossimità.
Su questa linea si stanno muovendo Milano con un progetto in corso di elaborazione curato dal sindaco Giuseppe Sala e dall' Assessore Cristina Tajani , a Firenze e a Pesaro con forti prese di posizione dei sindaci Dario Nardella e Matteo Ricci. L'elezione del nuovo sindaco di Roma premierà certamente chi sarà capace di promettere, attivare e realizzare patti metropolitani.
Su questa linea si stanno muovendo aree omogenee come il Canavese e altre.
Il metodo identificato nella nostra ricerca sul Patto dell'Emilia-Romagna e adottabile per i nuovi Patti Territoriali delle città e dei territori(o comunque potranno essere denominati per non confonderle con altre esperienze del passato) è basato su sette approcci e strumentazioni .
1.Stipula di un “Patto”
2.Strategie di valorizzazione del sistema produttivo;
3.Obiettivi condivisi di creazione di valore aggiunto e di creazione di lavoro di qualità;
4.Focalizzazione degli Investimenti pubblici e privati resi disponibili dai Piani europei;
5.Approccio integrato di politiche pubbliche, su capitale umano, innovazione, territorio, welfare (“All-government-approach;
6.Organizzazione basata su rete governata di attori pubblici e privati,
7.“Change Management” della amministrazione regionale e locale per cambiare se stessa.
Professore Emerito di Scienze dell'Organizzazione Università di Milano Bicocca e Roma Sapienza e Presidente Fondazione Irso
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