I Porti di Roma sbarcano a Londra per finanziare 1 miliardo di progetti verdi
Il manager italo-gallese Pino Musolino in roadshow nel Regno Unito: Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta cercano investitori per portare gli scali marittimi del Lazio a Zero Emissioni
di Simone Filippetti
I punti chiave
4' di lettura
Dentro al porto di Civitavecchia si staglia un imponente fortino rinascimentale: lo costruì Michelangelo, il più grande artista del Rinascimento. Nessun altro scalo marittimo al mondo può vantarsi di ospitare un grandioso monumento storico, il più importante esempio di architettura militare navale peraltro. Di recente, il Forte è diventato un giardino aperto al pubblico, con aiuole e camminamenti. Il porto, solitamente uno spazio inospitale in ogni città, si avvicina alle persone come spazio verde per la comunità. Non è la sola novità di Civitavecchia. Pino Musolino, il manager veneziano che guida il porto, è volato fino a Londra a raccontare un ambizioso piano di investimenti per l'infrastruttura.
La cattiva fama degli enti pubblici locali
I Porti di Roma sono uno dei tanti enti pubblici locali che fanno storcere il naso: il nome completo, in tipico burocratese italiano, è Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale. Oltre al porto di Civitavecchia, che di fatto è il vero porto marittimo di Roma, gestisce anche lo scalo di Fiumicino, che serve il turismo locale, e Gaeta, l‘altra porta dal Lazio che serve tutta la zona interna, il bacino industriale di Latina e Frosinone. Metà italiano e metà gallese, una carriera a Singapore, ma richiamato in Italia da Graziano Del Rio, l'ex Ministro dei Trasporti del Governo Renzi, Musolino ha fatto fare un salto di qualità ai porti del Lazio. Davanti alla platea raccolta nell’Ambasciata Italiana di Londra, in un evento organizzato da Intergroup società di logistica tra Italia e UK nata nel 1986 e promosso dalla Camera di Commercio Italia-UK presieduta da Alessandro Belluzzo, sono stati snocciolati i numeri economici del Mediterraneo: con i suoi 18 porti rappresenta il 20% dei traffici marittimi mondiali. Dopo la pandemia, ha mostrato Alessandro Panaro del centro studi R-SM del gruppo IntesaSanpaolo, i trasporti commerciali via mare sono molto più lenti e molto più costosi: nel 2019 occorrevano 39 giorni per navigare dalla Cina agli Stati Uniti. L'anno scorso, il tempo di percorrenza è salito a 68 giorni. Non è salito solo il tempo, ma anche i costi: sempre nel 2019 spostare un container sulle rotte marittime costava in media 1.400 dollari, ora è esploso a 7.500 dollari.
L’Italia ritorna al centro del mondo
Quello che il Covid toglie, però, il Covid dà: la catena globale dei trasporti inceppata ha regalato una ritrovata centralità geografica e geopolitica all'Italia. Essere in mezzo al Mediterraneo, tra Europa, Africa e Balcani, mentre stanno per arrivare i fondi europei del Pnrr per la transizione ecologica, è un'opportunità unica. E nell'Italia di nuovo al centro del mondo, i Porti di Roma sono un'infrastruttura strategica: il Lazio è la seconda regione per PIL, dopo la Lombardia: pesa per il 12% del totale. Civitavecchia è oggi perlopiù un porto turistico: il grosso del business sono le crociere con oltre 3 milioni di passeggeri l'anno. Numeri grandi per l'Italia, piccoli a livello globale, ma la città del Lazio ha battuto un record mondiale: è stato il porto più affollato nel 2021. Perché, grazie al dinamismo di Musolino, è stato il primo a essere certificato “Senza Covid”. Ora il manager ha lanciato un piano strategico di investimenti necessari per Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta, da un miliardo di euro. “Avremo 160 milioni dal Pnrr e altri 200 milioni per opere strategiche sono già finanziate dal Ministero delle Infrastrutture, dall'Ue o con risorse proprie: ci sono però oltre 650 milioni di euro di infrastrutture che potrebbero essere realizzate in partenariato pubblico-privato”. Ci sono in ballo il progetto Mare Nostrum, una nuova darsena per Civitavecchia. Fiumicino, invece, è a pochi metri di distanza dall'aeroporto: il completamento del nuovo porto commerciale porterà a una vera intermodalità, quella che ancora manca all'Italia nelle infrastrutture: i turisti, italiani e stranieri, che atterreranno al Leonardo da Vinci potranno andare direttamente al porto e imbarcarsi su una nave.
Attrarre capitali privati stranieri
I Porti di Roma sbarcano, e mai verbo è più adatto, a Londra per cercare finanziamenti: “E' opportuno che le infrastrutture italiane si facciano conoscere nel mondo globalizzato. L'Italia non può pensare di finanziarsi andando a pescare solo nel piccolo orticello domestico del paese” spiega Musolino. D'altra parte, i grandi fondi finanziari mondiali sono alla ricerca di investimenti sicuri e le infrastrutture, nell'ottica della sostenibilità, sono il nuovo Eldorado. Quello dei Porti di Roma è anche un test sull'interesse dei grandi capitali verso il Paese, di fronte un progetto serio e concreto. Il coinvolgimento dei privati è cruciale: c'è già chi sui Porti di Roma si è impegnato in modo consistente: Pietro Di Sarno, amministratore delegato di Intergroup, ha ricordato come “soltanto negli ultimi 12 mesi abbiamo investito privatamente circa 7milioni di euro per rendere gli scali laziali in cui lavoriamo dei Porti Verdi: di recente abbiamo inaugurato il Green&Blue Terminal, prima banchina in Italia, dentro un'area portuale, a essere autorizzata per i combustibili alternativi e prodotti legati all'Economia Circolare. A giugno è in arrivo una nuova gru elettrica”. Con la doppia anima anglo-italiana, Intergroup è votata all'internazionalizzazione: “Continuiamo a credere nella nostra filiale di Londra, sbocco necessario e strategico per i mercati internazionali”.
La benedizione dell’Università di Londra
Sulla bontà del progetto italiano di Porti di Roma, che “dimostra di avere strategie solide costruite su visioni di lungo termine” è arrivata anche la benedizione del Professor Paolo Taticchi dell’Università UCL, il maggior esperto italiano di sostenibilità. “Ingrediente di successo per i progetti pubblico-privato è la capacità di comprendere le esigenze di tutti i portatori di interessi”. Nel caso di un porto, peraltro, gli stakeholder sono eterogenei e spesso confliggono: si va dagli armatori mercantili, al turismo da crociera, dai cittadini alle amministrazioni locali. Per una volta, a Londra, l'Italia ha fatto sistema, ha mostrato un progetto di lungo termine, utile e strategico. La speranza è che anche il mercato lo apprezzi.
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