I prezzi della gomma volano al record
di Sissi Bellomo
2' di lettura
Dopo anni di estrema debolezza il mercato della gomma naturale si è risvegliato. I prezzi hanno ricominciato a correre, prima sulla scia del petrolio e poi a causa delle terribili alluvioni che hanno colpito il Sud della Thailandia, dove si concentra una quota importante della produzione mondiale.
I future a Tokyo si sono spinti ai massimi da quattro anni, con il contratto più scambiato – quello per giugno – che martedì ha raggiunto 308,6 yen (2,5 euro) per chilogrammo. La tensione si è attenutata dopo l’annuncio che Bangkok metterà sul mercato 98mila tonnellate di caucciù delle scorte statali e le quotazioni hanno chiuso la settimana a 288,5 yen/kg, comunque in rialzo di oltre il 9% da inizio anno e raddoppiate da febbraio 2016, quando erano ai minimi dal 2009.
L’Autorità thailandese per la gomma ha tagliato le previsioni sulla produzione nazionale del 7,6%, a 4,48 milioni di tonnellate, a causa delle piogge torrenziali che hanno allagato gran parte delle piantagioni del Paese, uccidendo almeno 45 persone. Le precipitazioni sono arrivate in un periodo dell’anno che di solito è asciutto e viene dedicato alla raccolta del lattice (la stagione delle piogge è tra maggio e novembre).
Le aspettative sul raccolto già non erano brillanti, per via della siccità che invece aveva colpito nei mesi precedenti, ma la Thailandia – responsabile di circa il 40% delle forniture mondiali di gomma – prevedeva comunque un leggero aumento dell’output rispetto ai 4,46 milioni di tonn. del 2015-16. Circa due terzi delle piantagioni del Paese si trovano però proprio nelle regioni meridionali, colpite dal maltempo, e molte sono tuttora sommerse dall’acqua. In alcune zone piove ininterrottamente dal 1° gennaio e i meteorologi prevedono che continuerà fino a fine mese.
L’Associazione dei Paesi produttori di gomma naturale (Anrpc), che conta 11 membri, responsabili del 90% dell’offerta, prevede nonostante tutto che il deficit di offerta sul mercato globale si riduca a 350mila tonnellate nel 2017. L’anno scorso la domanda aveva superato di 655mila tonnellate l’offerta (che si è attestata a 11,975 milioni di tonn).
L’Anrpc – che ha pubblicato le stime il 13 gennaio, quando l’emergenza in Thailandia era già evidente – osserva che il surplus che affliggeva il mercato fino al 2013 si è più che riassorbito, grazie al fatto che tra il 2014 e il 2016 la crescita annua della domanda di caucciù è stata in media del 3,2% contro il +0,6% dell’offerta. Tuttavia, aggiunge, ci sono «possibilità molto limitate» di un ulteriore forte aumento dei prezzi, poiché i recenti rialzi rischiano di incoraggiare un eccessivo sviluppo dell’offerta, specie in Malaysia e in India.
Quanto alla Thailandia, il Governo aveva accumulato scorte molto ampie negli ultimi anni per sostenere il reddito dei contadini: dopo la vendita appena annunciata nei magazzini dello Stato restano 212mila tonnellate di caucciù.
Brand connect

loading...