I primi passi dell’Europa industriale con guida a tre
di Alberto Quadrio Curzio
4' di lettura
Al rischio che l'esito delle elezioni in Germania compromettano il processo di integrazione europea si è contrapposto discorso europeista di Macron alla Sorbona. Si potrebbe dire che una Merkel euro-indebolita e un Macron euro-assertivo mantengono l’asse franco-tedesco con più Francia e meno Germania. È presto per dirlo perché la Merkel è europeista “del fare” mentre per ora Macron è europeista “del dire” e sovranista nei fatti. Ma l’integrazione dei prossimi 4-5 anni nei quali Germania, Francia e Italia hanno nuove legislature non dipende solo dai progetti dei capi di stato o di governo ma anche dalle istituzioni della Ue e della Uem.
Ed infine dalle iniziative creative che nascono e crescono dalla società e dalla cultura,dalla scienza e dalla istruzione, dall’economia e dalla tecnologia. Queste spinte si combinano talvolta virtuosamente con scelte di ministri nazionali e/o di commissari europei. Sono iniziative che rientrano nella dottrina Schuman secondo la quale «L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto». Su questo principio nel 1950 si varò la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca) unendo le produzioni (di memoria bellica) dei sei Paesi Francia, Germania occidentale, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo.
Guardando indietro ai 67 anni di integrazione vediamo che “volare” con grandi progetti e “camminare” con passi sicuri hanno avuto diverse combinazioni costruendo quella peculiare combinazione di federalismo, confederalismo, funzionalismo che è l’Eurodemocrazia che è progredita solo quando un saggio pragmatismo ha scelto la strategia possibile nel un momento storico specifico. Nel presente bisogna chiedersi quale sia la scelta migliore tra quelle possibili non rinunciando perciò a costruzioni più ambiziose.
Industria 4.0
Nella logica del pragmatismo sul possibile riteniamo che tra Francia, Germania e Italia una delle integrazioni funzionali sia quella del sistema industriale ed in particolare di quello manifatturiero.
Il ministro Calenda è stato l’artefice italiano di questo progetto di integrazione che è partito da giugno e che si sta rafforzando anche con il G7 industria e scienza in questi giorni in corso a Torino. In termini più generali anche il G7 delle Accademie scientifiche tenutosi ai Lincei in maggio è andato nella stessa direzione trattando di “Nuova crescita economica: scienze, tecnologia, innnovazione, infrastrutturazione”. Ciò ha rafforzato l’importanza della tecnoscienza che si complementa con l’economia e la normativa in termini applicativi.
L’accordo trilaterale Industria 4.0 rientra in questa categoria ed è ben strutturato sia per la governance che per gli obiettivi coerenti con i processi di integrazione in atto presso le istituzioni europee. A fondamento dello stesso vi sono anche, come ha segnalato il ministro Calenda a margine del G7 di Torino, tematiche etico-sociali connesse agli sviluppi vertiginosi della tecnoscienza che si possono riassumere in due aspetti. Da un lato i problemi di sicurezza che vanno dell’estensione dell’intelligenza artificiale fino alla prevenzione dei cyberattacchi che possono persino alterare il funzionamento delle democrazie. Da un altro lato i problemi di formazione ed istruzione che devono spiegare che il cambiamento tecnoscientifico è inarrestabile e che ci vogliono le competenze per governarlo ed utilizzarlo.
L’euro-trilaterale industriale
La cooperazione trilaterale Francia-Germania-Italia punta ad approfondire e ampliare i processi di digitalizzazione manifatturiera e a rafforzare le azioni della Ue in questo settore. Plattform Industrie 4.0 per la Germania, Alliance Industrie du Futur per la Francia e il Piano Industria 4.0 per l’Italia esistono già e sono innestate nei sistemi manifatturieri. Quindi la base di concretezza è solida. La governance della trilaterale è attribuita a uno Steering Committee composto da tre competenze (espressione di governo, industria, piattaforma) per ogni Paese, completata da working groups e da regolari consultazioni con le specifiche competenze della Commissione europea.
Le filiere principali di collaborazione sono tre. La standardizzazione e le architetture di riferimento hanno gruppo di lavoro guidato dalla Germania che è molto avanti in proposito. Plattform Industrie 4.0 è infatti il network tedesco per la trasformazione digitale che opera nella cooperazione tipica del modello tedesco tra politica, industria, scienza, stakeholders. Gli standard comuni sono cruciali per la digitalizzazione della manifattura sia tecnicamente che in termini amministrativi-regolatori.
Il coinvolgimento delle piccole e medie imprese ha un gruppo di lavoro guidato dall’Italia per mappare e rendere fruibili i modelli di utilizzo dei network. L’Italia con Industria 4.0 sia sotto il profilo fiscale (ammortamenti) sia sotto quello tecno-legale (patent box) sia quello della creazione di comptenze (hub per l’innovazione digitale e tecno-clusters) ha varato un piano ambizioso che è partito in accelerazione e del quale le Pmi stanno fruendo ampiamente.
Il supporto alle policy ha un gruppo di lavoro guidato dalla Francia per lo scambio di best practices su politiche e programmi attuativi e nel coordinamento di una posizione comune della tecno-trilaterale presso la Ue ed internazionali. Alliance Industrie du Futur che esiste dal 2015 unisce industria, scienziati e tecnologi per supportare le imprese nella trasformazione organizzativa e dei sistemi di design e marketing dove stanno scomparendo le barriere fra manifattura e servizi.
Una conclusione
Una cooperazione funzionale euro-trilaterale su questo modello potrebbe essere attuata anche nel campo della difesa che è uno dei temi cruciali su cui Macron è spesso ritornato. In questa direzione riteniamo importante e positivo l’accordo franco-italiano sui cantieri navali Stx di Saint Nazaire. Si dirà che è un piccolo passo. Ma spesso con questi, purché continui, si coprono grandi distanze quando, causa nebbia, è difficile volare.
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