I «proxy advisor» schierano i fondi dalla parte di Singer
di Carlo Festa
3' di lettura
Assogestioni non presenterà una lista di minoranza per il cda di Telecom Italia. La decisione è stata presa all’unanimità ed è arrivata dopo che, uno dietro l’altro, tutti i proxy advisor, grandi consulenti dei fondi nelle assemblee delle società quotate, si sono schierati a favore del progetto di «proxy fight» portato avanti da Ellliott.
L’impressione è che si stia costituendo un fronte compatto dei fondi comuni. La decisione di non presentare una lista da parte di Assogestioni consente inoltre di non disperdere voti su altre liste, oltre a quella presentata da Elliott.
Ora resta da vedere se i fondi seguiranno i consigli dei proxy advisor. Dopo Glass Lewis anche il proxy advisor Iss (Institutional Shareholder Services) ha suggerito agli azionisti di Tim di votare per la rimozione dei consiglieri di Vivendi e la loro sostituzione con quelli proposti da Elliott. Il fondo Usa (affiancato dagli advisor Georgeson, Vitale & Co, Triscornia e Bluebell Partners), secondo Iss, «ha dimostrato la necessità di un cambiamento nella società» mentre l’elezione dei suoi sei candidati «probabilmente si dimostrerà benefica per il valore a lungo termine degli azionisti» ha spiegato Iss. Per il proxy advisor «Vivendi sembra essere molto più un peso che un asset per Tim», costretta a «diversi cambi di board e management durante gli ultimi anni» senza che l’azionista francese sia stato in grado di portare «stabilità».
Gli fa eco anche Frontis Governance, che si schiera a favore di Elliott nel voto per il cda all’assemblea Telecom del 24 aprile, raccomandando di votare per i candidati del fondo attivista. Frontis «condivide le preoccupazioni di Elliott riguardo ai potenziali conflitti d’interesse di Vivendi».
Uno dei capitoli più critici, secondo i proxy advisor, è quello della remunerazione dei manager di Telecom. Frontis, a sua volta come Iss, è a favore della ratifica della nomina del ceo Amos Genish, rilevando che «Elliott non chiede la sostituzione di Genish», ma è contrario alla politica di remunerazione e del piano di incentivi a lui riservato.
Si critica quanto fatto in passato. La società ha «significativamente aumentato la remunerazione fissa del presidente esecutivo Arnaud de Puyfontaine (da 700.000 a 900.000 euro, ndr) senza dare una spiegazione convincente» indica Iss. I benefici a favore del ceo-dg Amos Genish «sono eccessivi rispetto agli standard di mercato» indica il consulente, facendo riferimento ai 400mila euro per anno inclusi nella remunerazione del ceo come «pacchetto per l’espatrio, a copertura delle spese del trasferimento della famiglia (abitazione, scuola dei figli, trasporti e viaggi)».
Quanto al piano di incentivi in azioni riservato al ceo, Iss ne critica «i livelli eccessivi». In caso di netto superamento dei target di performance, «il Ceo riceverebbe un numero di azioni fino a 15 volte la sua remunerazione fissa annuale» e anche al livello di base, riceverebbe un compenso pari a tre volte la remunerazione fissa. C’è da dire che proprio il tema degli incentivi in azioni potrebbe essere votato in assemblea.
Rincara la dose Frontis secondo la quale «le preoccupazioni hanno trovato conferma nella decisione di Vivendi di impedire la conversione obbligatoria delle azioni di risparmio in azioni ordinarie all’assemblea del 2015, che avrebbe reintrodotto il principio di base dell’uguaglianza di trattamento di tutti gli azionisti. Oltre a questo, il cda di Telecom ha approvato un accordo di jv con Canal+ senza le necessarie procedure».
loading...