I quattro cantieri decisivi per il Pnrr e il rilancio del Sud
L’invasione russa dell’Ucraina sta dando un colpo ulteriore, dopo quello inferto dalla pandemia, a un assetto delle relazioni economiche internazionali che era ancora alla ricerca di un ordine perduto dopo la crisi finanziaria del 2008
di Claudio De Vincenti
3' di lettura
L’invasione russa dell’Ucraina sta dando un colpo ulteriore, dopo quello inferto dalla pandemia, a un assetto delle relazioni economiche internazionali che era ancora alla ricerca di un ordine perduto dopo la crisi finanziaria del 2008. Molti erano i nodi irrisolti: dai “debiti gemelli” americani (pubblico ed estero) alla crescita cinese prevalentemente export led, dalla divaricazione tra Paesi forti e deboli in Europa alle ampie aree di povertà nella parte Sud del mondo. La pandemia ha impattato su questo assetto con una reazione a catena di shock di offerta e di domanda e interruzioni delle forniture lungo le filiere produttive internazionali. La faticosa ricostituzione post pandemica delle catene globali del valore è ora colpita dalla rottura provocata dalla guerra, che sta acuendo l’impennata dei prezzi dell’energia e producendo nuove strozzature nelle forniture di materie prime industriali e agricole. Al rischio immediato di una stagflazione si somma in prospettiva il rischio di un regresso nell’apertura degli scambi internazionali verso una contrapposizione tra l’Occidente e un blocco asiatico a egemonia cinese.
È in questo quadro di crisi internazionale che si apre oggi la Seconda Edizione di “Sud&Nord”, la tre giorni che come Fondazione Merita e Fondazione Nitti (con CDP e Regione Basilicata partner istituzionali) abbiamo organizzato a Villa Nitti di Maratea per ragionare sulla collocazione dell’Italia e del suo Mezzogiorno nell’incerto “Passaggio di fase” in cui ci troviamo.
Next Generation EU può costituire oggi il fattore decisivo per contrastare i rischi di cui parlavo: il varo di un tassello così rilevante di politica di bilancio comune mette in campo risorse e strumenti fondamentali per la ripresa e la coesione europea e per ridare all’Unione la compattezza necessaria a giocare un ruolo da protagonista sulla scena internazionale.
Per l’Italia NGEU è un’occasione straordinaria per recuperare sul fronte delle infrastrutture, per irrobustire il tessuto produttivo, per avviare su basi solide un processo di chiusura del divario Nord-Sud. La sfida, come sappiamo, è difficile perché richiede di fare finalmente i conti con le posizioni di rendita – nel settore pubblico e nel settore privato –che nel nostro Paese e nel Sud in particolare frenano impresa e lavoro. E richiede un’assunzione di responsabilità a tutti i livelli istituzionali e in tutte le componenti della società civile: la ricostruzione delle basi strutturali della crescita italiana – di cui lo sviluppo del Mezzogiorno è componente essenziale – richiede una visione nazionale, non localistica, la capacità di ricomprendere le esigenze delle comunità locali in un disegno generale e in una governance unitaria forte. Nella consapevolezza che la crescita del Sud è condizione necessaria per la crescita dell’Italia nel suo insieme e che, al tempo stesso, il Sud ha bisogno della crescita del Centro-Nord.
È in questo spirito che a Villa Nitti – in un confronto diretto tra le istituzioni (Commissione, Governo, Sindaci) e i protagonisti del mondo dell’impresa, del lavoro, della cultura – ragioneremo su quattro decisivi cantieri del Pnrr: l’istruzione e la formazione, gli investimenti infrastrutturali nell’energia, nei trasporti e nella logistica, l’innovazione del tessuto industriale, la transizione verde nel sistema produttivo. Sciogliere questi nodi significa non solo avviare la chiusura del divario ma candidare l’Italia e il suo Mezzogiorno a diventare la piattaforma logistica e produttiva dell’Europa nel Mediterraneo. Ruolo che può essere oggi decisivo: la riconfigurazione in atto nelle relazioni commerciali e produttive internazionali implica che la ricostituzione delle catene globali del valore passi in misura significativa dal Mediterraneo quale baricentro delle interazioni tra economie europee e asiatiche e ponte verso il continente africano.
Per contrastare i rischi di più lungo periodo derivanti dall’invasione russa dell’Ucraina, è quindi fondamentale che l’Ue investa sul Mediterraneo come uno dei perni essenziali di un sistema di relazioni economiche reciprocamente aperte. È questa la strada affinché i valori democratici occidentali non restino patrimonio racchiuso nei confini dell’attuale Occidente, ma facciano via via breccia nei Paesi che stanno affacciandosi al mondo dei mercati globali e diventino patrimonio di una più ampia comunità internazionale.
Presidente onorario della Fondazione Merita
loading...