I redditi degli avvocati crescono del 12% ma il 40% dichiara sotto 20mila euro
Il reddito medio Irpef del 2021 rispetto al 2020 sale a 42.386 euro, + 11% anche per il volume d’affari medio a quota 62.888 euro
di Valeria Uva
I punti chiave
2' di lettura
Gli avvocati si lasciano alle spalle l’anno orribile del Covid e fanno registrare una crescita a doppia cifra: + 12,2% per il reddito medio Irpef del 2021 rispetto al 2020, che sale quindi a 42.386 euro, + 11% anche per il volume d’affari medio a quota 62.888 euro. A certificarlo è il settimo rapporto Cassa forense Censis sull’avvocatura, presentato ieri a Roma. Una fotografia ricca di segnali, anche contrastanti. Dopo il tonfo dei redditi durante la pandemia (-6% nel 2020 ) il 2021 fa segnare il migliore incremento da dieci anni a questa parte. «Segnali timidi ma incoraggianti» secondo il presidente di Cassa forense, Valter Militi per una categoria che ieri ha incassato anche il traguardo dell’equo compenso (si veda pagina 33). «Le platee che recuperano sono quelle che più hanno sofferto la crisi: e cioè quella femminile e quella dei giovani avvocati – ha osservato Militi - che possono rappresentare una base interessante di ripresa».
In attività 240mila avvocati
Ma sono ancora più di 100 mila gli avvocati che hanno dichiarato meno di 20mila euro e le donne, nonostante appunto una crescita reddituale di due punti superiore a quella dei colleghi, continuano a guadagnare la metà rispetto a loro. Anche se hanno quasi raggiunto la parità: sono 113mila le donne e 126 gli uomini. Gli avvocati in attività restano ancora tanti: 240.019, con una lieve flessione (-0,7%) che però secondo i ricercatori del Censis è più un effetto del calo demografico della popolazione, piuttosto che di una riduzione della densità. E, infatti, il rapporto tra avvocati e abitanti resta identico rispetto al 2021: 4,1 ogni mille abitanti . E proprio il sovraffollamento è la preoccupazione maggiore degli iscritti: quasi uno su due del campione di 22mila avvocati intervistati vede proprio nell’eccessiva concorrenza il principale fattore di rischio per i redditi futuri. Più in pericolo si sentono le donne che hanno pensato di abbandonare la professione (39% contro il 36 degli uomini under 40) e in effetti si sono cancellate in misura doppia rispetto agli uomini: in 5.873 hanno lasciato la professione contro i 2.825 uomini per un saldo tra nuovi iscritti e cancellazioni di 441 avvocati in meno.
Più ottimismo
Il futuro appare comunque meno cupo: la quota di chi giudica la propria condizione migliorata nell’ultimo anno è cresciuta di cinque punti, arrivando al 42 per cento. Per il presidente della commissione Giustizia della Camera, Ciro Maschio, si tratta ora di «mettere mano alla riforma dell’accesso alla professione per mettere gli avvocati in condizione di competere sul mercato». E di apertura a nuovi mercati ha parlato anche il neopresidente del Consiglio nazionale forense, Francesco Greco: «Il 67% del fatturato dei legali proviene ancora dal contenzioso - ha sottolineato - ma esistono grandi margini fuori da questo ambito. Dobbiamo recuperare il valore della consulenza». Greco però è scettico sull’attuale percorso verso la specializzazione: «Così com’è il regolamento non serve, non porta valore aggiunto».
Il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, ha messo l’accento sull’importanza per le Casse di previdenza dei professionisti del regolamento sugli investimenti «in arrivo entro giugno». «Un testo cornice - ha detto - che lascia più liberi gli investimenti delle Casse, eliminando limiti e tetti percentuali di allocazione del patrimonio».
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