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I rimedi tedeschi contro il caro gas e i risparmi utili a tutti

Quando, qualche giorno fa, il governo tedesco uscì con il cosiddetto ‘Doppel Wumms', cioè l'intenzione di stanziare fino a 200 miliardi di euro contro il caro energ

di Ignazio Angeloni Daniel Gros

4' di lettura

Quando, qualche giorno fa, il governo tedesco uscì con il cosiddetto ‘Doppel Wumms', cioè l'intenzione di stanziare fino a 200 miliardi di euro contro il caro energia, ci fu una levata di scudi in tutta l'Europa. Due cose venivano (e vengono tuttora) rimproverate alla Germania: la dimensione eccessiva del pacchetto, che avrebbe determinato un indebito aiuto di stato a quel paese rispetto ad altri nel mercato unico europeo; e il fatto di aver agito da sola, senza coordinarsi con altri paesi.
Da lunedì, cioè da quando la Commissione di esperti sull'energia nominata dal governo ha pubblicato le sue conclusioni, sappiamo come la Germania intende agire: prima erano solo supposizioni. Come stanno realmente le cose? Il governo tedesco aveva incaricato la commissione (21 esperti, in larga parte economisti, sindacalisti e imprenditori di ispirazione europeista e ambientalista) di studiare il problema dell'approvvigionamento energetico e proporre i provvedimenti da adottare. Le proposte, che diventeranno fra poco decisioni del governo, smentiscono gran parte delle accuse rivolte alla Germania da alcuni paesi europei, Italia soprattutto.
Prima di tutto, i 200 miliardi non sono tali. Non lo erano mai stati, per la verità: il Cancelliere aveva annunciato una cifra massima, più per assicurare che oltre quella non voleva andare, che per indicare che voleva spenderla tutta. Chi conosce i tedeschi sa che questo è un po' un loro tratto caratteriale: fasciarsi la testa prima di rompersela. All'inizio della crisi Covid-19 ci fu un episodio simile: il governo tedesco annunciò un pacchetto gigantesco, di più di mille miliardi di aiuti all'industria. Ma la cifra era un tetto a potenziali crediti e garanzie. Alla fine ne venne utilizzata soltanto una minima parte.
In base ai provvedimenti effettivi, la cifra sarebbe di 91 miliardi. Nostri calcoli “sul retro di una busta” suggerirebbero anche meno: 72 miliardi, estesi su un arco di tempo che arriva alla primavera 2024, cioè 18 mesi. Una cifra all'incirca pari ai 69 miliardi disposti dai vari Decreti Aiuti che il governo italiano ha approvato negli ultimi 12 mesi (stime dell'osservatorio CPI), naturalmente senza coordinarsi con nessuno. Questi andrebbero valutati tenendo conto che l'economia tedesca è il doppio di quella italiana. E anche considerando la differenza di clima: siccome il bisogno di riscaldamento è più alto in Germania, ci si potrebbe aspettare un pacchetto più grande, almeno per quanto riguarda le famiglie.
Più importante della cifra è il disegno dei provvedimenti. Qui si entra nel cuore del problema. Il governo presieduto da Olaf Scholz ha riconosciuto l'importanza del risparmio energetico. Il pacchetto prevede di aiutare famiglie e imprese a sopportare gli alti costi del gas soltanto fino a un massimo dell'80% e del 70%, rispettivamente, dei consumi energetici dello scorso anno. L'aiuto consiste nel consentire famiglie ed imprese di acquistare questo ‘contingente' d'energia a un prezzo fisso (12 e 7 centesimi di euro al Kwh, rispettivamente). Al di sopra di quelle soglie, famiglie e imprese pagheranno il prezzo di mercato. Inoltre, a dicembre di quest'anno le famiglie riceveranno una somma equivalente a una mensilità del consumo previsto: una cifra fissa indipendente dal consumo effettivo. Qualcuno l'ha chiamata sarcasticamente “regalo di Natale”. In realtà compensa il fatto che gli altri provvedimenti partono dal 2023.
La logica di tutto questo è evidente. Si vuole si aiutare l'economia e le persone a sopportare i costi esorbitanti del gas; esigenza a cui tutti i governi stanno cercando di dare una risposta. Ma si vuole anche evitare che questo diventi un incentivo a consumare di più di quello che le condizioni del mercato giustificano. La differenza fra questo sistema e un tetto indiscriminato al prezzo del gas, sostenuto da vari paesi con in testa l'Italia, consiste in questo: il primo incentiva il risparmio con il prezzo perché il consumatore sa di poter risparmiare molto riducendo il consumo; il secondo blocca il prezzo augurandosi che il consumatore riduca comunque il consumo. Ma tutti gli studi ci indicano che senza un risparmio del 15 % (il traguardo fissato a livello europeo) si rischia il razionamento questo inverno e problemi anche in quello successivo.
Il sistema incentivante a scaglioni, con il prezzo “al margine” più alto di quello “di base”, si aggiunge alla lettera già arrivata nei giorni scorsi in tutte le case tedesche, nella quale si informano gli utenti degli aumenti di prezzi e delle loro ragioni, si indica la spesa aggiuntiva l'anno venturo nel caso in cui il consumo famigliare rimanga uguale a quello dell'anno passato, e si suggeriscono modi per economizzare. Le maggiori testate giornalistiche pubblicano anche l'andamento del consumo rispetto all'anno passato (in genere un 15-20 % di meno).
Ci si può chiedere: è giusto usare un incentivo monetario per un bene necessario, che si vorrebbe garantire a tutti, come l'energia che ci scalda la casa e ci cucina la cena, per di più quando inizia il freddo e l'inverno è alle porte?
A ben guardare sembra proprio di sì: qualche incentivo al risparmio è utile. In Spagna, dove l'uso del gas per la produzione di elettricità viene sovvenzionato dal governo, il consumo di gas è aumentato, mentre è diminuito del ca. 15-20 % in Germania. In Italia il consumo è rimasto finora quasi invariato. Il governo uscente ha decurtato il periodo di riscaldamento nei condomini per l'inverno 22/23 di due settimane. Ma non basta. Il nuovo governo dovrà prendere altre misure per ridurre il consumo energetico se vuole che l'Italia faccia parte della soluzione del problema.

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