I ristoratori a Tripadvisor: ora fateci recensire i clienti molesti
Nove proprietari di locali su dieci stufi delle critiche
di Micaela Cappellini
2' di lettura
Chi l’ha detto, che i ristoratori pendono tutti dalle labbra di Tripadvisor e dalle recensioni dei clienti? Dopo anni di risposte gentili anche agli utenti più sfrontati, nove su dieci sono pronti a dire basta: è l’ora di recensirli noi, i clienti, dicono. Per tutelare finalmente i colleghi gestori dagli avventori più sgradevoli.
La richiesta emerge forte e chiara da un sondaggio dell’agenzia RistoratoreTop, che ha intervistato diversi operatori del settore durante il Food Marketing Mastery di Bologna. Ad oggi, infatti, sul portale di viaggi - che in Italia raccoglie oltre 30 milioni di recensioni di 262mila ristoranti - si possono solo segnalare utenti sospetti o valutazioni fake, ma non esiste ancora la possibilità per i ristoratori di recensire i clienti.
Tripadvisor, dicono i ristoratori, resta uno strumento utile per scegliere i migliori locali. Ma è pur sempre uno strumento che nasconde delle insidie: come le recensioni evidentemente false o pilotate, capitate almeno una volta al 78% dei gestori intervistati. Oppure le recensioni di soggetti che non si sono mai presentati nel locale, come sostenuto dal 54% del campione.
La richiesta dei ristoratori nasce come risposta ai frequenti episodi che vedono il personale di sala o di cucina vittima di comportamenti poco civili da parte della clientela: il 48% degli esercenti intervistati dichiara di aver assistito almeno una volta nell’ultimo anno a episodi di aggressività, mentre il 17% ha addirittura avuto a che fare con discriminazioni rispetto a origini, sesso, orientamento sessuale o disabilità.
«La ristorazione si basa su un rapporto reciproco di rispetto e fiducia tra ristoratori e clienti - spiega Lorenzo Ferrari, amministratore delegato di RistoratoreTop - tuttavia, mentre i secondi hanno modo di mettere in guardia, anonimamente, gli altri utenti da eventuali disservizi o episodi spiacevoli, i primi non possono fare la stessa cosa. Sarebbe interessante assistere a un’evoluzione del noto portale in una piattaforma in grado di funzionare come le community di simili, come Airbnb e Uber. Ne risulterebbe un’esperienza più tutelante per i ristoratori e più trasparente e gratificante per tutti».
E il risultato del sondaggio è stato talmente netto che dall’agenzia che se ne sta occupando promettono di dare un seguito concreto al grido di protesta.
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