I ritardi sulle grandi opere fanno perdere al Pil ligure 1,1 miliardi
Secondo il report Ambrosetti, il prodotto interno lordo del territorio aumenterà di 3,9 miliardi nel 2025
di Raoul de Forcade
3' di lettura
La realizzazione delle infrastrutture, in particolare quelle stradali, ferroviarie e logistiche, ha un ruolo chiavo sulle stime di aumento del Pil della Liguria, da qui al 2025 e poi al 2030. È quanto emerge dalla settima edizione del Forum Liguria 2030, organizzato da The European House Ambrosetti (che ha istituito un Osservatorio permanente sui progetti infrastrutturali del territorio) con la Regione Liguria.
Dal report, presentato da Valerio De Molli, managing partner e ceo di Ambrosetti, emerge che i ritardi accumulati all’interno dei cronoprogrammi di realizzazione delle opere in questione portano una perdita stimata di valore potenziale del Pil di circa 1,1 miliardi al 2025.
Infrastrutture attese da anni
Tra le infrastrutture di cui si parla ci sono quelle che la Liguria aspetta da anni: la Gronda di Ponente; l’Aurelia bis; il Tunnel della Val Fontanabuona (tutte stradali); il Terzo valico e il nodo ferroviario; il raddoppio della Genova-Ventimiglia; il completamento del raddoppio della Pontremolese (tutte ferroviarie); e poi gli interventi che riguardano l'accessibilità ai nodi logistici, cioè la nuova diga foranea del porto di Genova e il potenziamento dell'Aeroporto Cristoforo Colombo.
«Il completamento delle opere infrastrutturali mappate - si legge nel report - ha un impatto significativo per l’economia ligure che si traduce in un aumento stimato del Pil regionale di 3,9 miliardi di euro al 2025, rispetto al 2019 (quantificabile in una crescita del 7,8% rispetto al 2020, anno di partenza degli interventi infrastrutturali considerati), fino ad un aumento del +13,7% al 2030 (per un valore di 6,8 miliardi aggiuntivi)».
Nel breve periodo, però, prosegue il report, «a causa dei ritardi che si stanno accumulando sulle principali opere, le stime di Ambrosetti hanno, invece, quantificato», come si è accennato, «una perdita di valore potenziale nell’ordine degli 1,1 miliardi, cumulati al 2025». In mancanza di quei ritardi, quindi, la stima di aumento del Pil ligure al 2025 sarebbe potuta arrivare fino a 5 miliardi anzichè 3,9.
Gli effetti della pandemia
La pandemia di Covid, recita il report, «ha avuto degli impatti economico-sociali senza precedenti»: il Pil italiano ha segnato -9%, «con la Liguria che si è dimostrata menoresiliente rispetto alla media nazionale, con un calo del -11,5% (peggiore solo del calofatto registrare dalla Toscana pari a -13,2%)».
Il 2021 «ha rappresentato un anno di ripresa economica per il Paese e, all’interno del contesto nazionale, la Liguria ha riportato un tasso di crescita del +6,6% in linea con quello nazionale che, tuttavia, non permette ancora alla Regione di recuperare i livelli precovid. Inoltre, secondo i dati di Banca d’Italia, nel 2022 il Pil ligure è cresciuto del 3,7%, in linea con la media nazionale».
Con riferimento al 2023, «le stime preliminari dell’Ufficio statistica di Regione Liguria indicano una crescita del Pil ligure leggermente superiore a quella nazionale, pari all’1,5% contro l’1,3% dell’Italia attualmente previsto da Bankitalia».
Dal Pnrr 6,8 miliardi
Per quanto riguarda il Pnrr, Ambrosetti ha aggiornato «il modello proprietario per stimare le risorse del Piano che saranno veicolate sul territorio ligure. L’aggiornamento del modello ha portato a una revisione del valore finale in 6,8 miliardi di euro (il 3,1% delle risorse del Pnrr e del Fondo complementare) e delle diverse quote di risorse relative alle sei missioni del Pnrr, alla luce dell’avanzamento del Piano e dell’assegnazione delle risorse».
Il valore più elevato (4,2 miliardi) «è confermato essere quello relativo alla Missione 3 Infrastrutture per una mobilità sostenibile, mentre quello più basso (190 milioni ) si conferma quello della Missione 6 Salute. Alla luce dell’aggiornamento del modello, le ricadute del Pnrr sul Pil ligure sono stimate in 6,7 miliardi, cumulati al 2036 (+11,4% rispetto al 2026 in uno scenario counterfactual senza Pnrr)».
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