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I segreti di Imola: dalla pista ai musei d’azienda, viaggio nella Motor Valley emiliana

Backstage, opere d’arte, control room e itinerari in bici e a piedi fra personaggi mitici e made in Italy, a pochi giorni dall’atteso ritorno della Formula 1 nello storico autodromo

di Mariateresa Montaruli

Paddock con i box nell’Autodromo di Imola (foto: Mariateresa Montaruli)

5' di lettura

Prove, qualifiche, gara. Si avvicinano i tre giorni - il 22, 23 e 24 aprile - che, dopo 14 anni di assenza, gli ultimi due disputati senza pubblico, vedono il ritorno della Formula 1 nello storico autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola. Con le macchine “dimagrite” nel nome di una maggiore aerodinamicità, la Ferrari di Leclerc in testa dopo Melbourne, le Frecce Tricolori pronte a sorvolare sullo start, l'autodromo ha già venduto 80mila biglietti in gradinata e sistemato i prati a bordo pista. Per una ventina di giorni, a cavallo della data del Gran Premio dell'Emilia Romagna, la gara che segna la quarta tappa del Campionato Mondiale, il circuito non sarà aperto alle visite. Un'eccezione dettata da motivi organizzativi. Nelle altre date sì. Ed è come effettuare un tour backstage in un teatro all'aria aperta.

Le tribune del circuito (foto Mariateresa Montaruli)

Le origini del circuito

Il tour comincia all'Info Point Imola Faenza, appena al di là del ponte che attraversa il fiume Santerno, a breve distanza dal centro. Una vecchia cartina racconta che il circuito fu disegnato tra la città e la prima collina nel rispetto della morfologia del terreno. Furono i nomi dei poderi agricoli a dare il titolo alle curve. Il 22 marzo del 1950, per volontà dell'appassionato presidente del Moto Club, l'imolese Checco Costa, cui è dedicato il museo dell'autodromo, venne posta la prima pietra. Ma è nell'ottobre del 1952 che la pista subisce il primo collaudo quando Enzo Ferrari manda una 340 Sport su cui si alternano a 149 km/h i piloti Ascari, Marzotto e Villoresi.
Il circuito viene inaugurato il 25 aprile del 1953. La prima gara automobilistica, la Conchiglia d'oro Shell riservata a vetture di categoria Sport, è del 1954. Inizia l'era del grande automobilismo. La tribuna coperta sul rettilineo d'arrivo viene costruita nel 1956 e nel 1970, per suggellare l'amicizia con Enzo Ferrari che vedeva di buon occhio la prossimità della pista a Maranello, l'impianto viene intitolato al costruttore modenese e allo scomparso figlio Dino.
Vicino alla città, un tempo frequentato anche dai cervi, ora da gazze e pavoni, con tratti della pista utilizzati per la regolare viabilità urbana, il circuito diventa permanente solo nel 1979 e due anni dopo, fino al 2006, ospita il Gran Premio di San Marino (il Gran Premio d'Italia aveva e ha come sede storica l'autodromo di Monza), inserito nel Campionato Mondiale, affermandosi come uno dei pochi circuiti che si percorre ancora in senso antiorario, rispettandone l'originario senso di marcia.

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Il murale di Senna

Il senso orario è naturalmente applicato anche ai van turistici. L'esperienza backstage comincia già nel piazzale d'ingresso dominato dalla Torre che un tempo ospitava gli uffici. L'incipit del tour è il grande murale che lo street artist brasiliano Eduardo Kobra dedicò a Ayrton Senna durante l'edizione 2019 del festival di rigenerazione urbana RestArt. Con spray e smalti, il murale ritrae il pilota su un kart con lo sguardo commosso rivolto alla pista. Il dettaglio della bandiera dell'Austria inserita nel casco è un chiaro riferimento alla scomparsa del pilota Roland Ratzenberger avvenuta il 30 aprile durante le qualifiche, un giorno prima della morte di Senna. Il brasiliano si schiantò sul muretto di cemento della curva del Tamburello al secondo giro di gara a causa della rottura del sistema di sterzo. Da allora, sia la curva del Tamburello sia quella successiva dedicata a Villeneuve sono state ripensate con chicane che ne riducono la velocità. E i muretti di cemento eliminati da tutti gli autodromi.

Il murale dedicato ad Ayrton Senna (foto di Mariateresa Montaruli)

Open days in bici e a piedi

Si entra in pista da un varco nel paddock accanto ai box dei costruttori poco dopo la linea di partenza. Nelle date degli Open Days l'accesso ai 4,909 chilometri di asfalto è possibile anche a piedi e in bicicletta. I Walking Tour accompagnati, organizzati in primavera ed estate in orario serale, consentono anche l'accesso agli spazi tecnici e alla Torre dell'autodromo.

La statua dedicata ad Ayrton Senna, opera di Stefano Pierotti (foto Mariateresa Montaruli)

Curve cieche e saliscendi

Una volta in pista, davanti a noi si apre subito la curva del Tamburello con il punto dell'incidente di Senna ricordato da un poster. Alla sua sinistra, in direzione sud, è l'oasi verde del Parco delle Acque Minerali in insolita convivenza con il nastro d'asfalto e con i rumori dei drive test che si svolgono in pista. Nel parco si trova il Monumento ad Ayrton Senna, un bronzo dell'artista toscano Stefano Pierotti, collocato nel 1997, che lo ritrae intenso e introspettivo, con una rosa in mano. Sulla rete dietro la statua sono appese le magliette e le bandiere lasciate dal pellegrinaggio al monumento che avviene ogni 1° maggio, data dell'incidente. Davanti a noi si apre poi la variante Villeneuve, la più veloce fino alla morte dell'austriaco Ratzenberger cui sono dedicate le tribune sulla curva Tosa. Comincia qui il saliscendi, la vera sorpresa del circuito di Imola che abbraccia, nella suo tratto a sud, una collina di prati e boschi, e che immette nella curva cieca della Piratella. Dopo la curva delle Acque Minerali si ricomincia a salire. Un rettilineo e una leggera curva all'altezza della Varante Alta ci fa scivolare fino alla discesa Rivazza, molto tecnica, che richiede di ben calibrare la frenata e l'approccio alle curve Rivazza 1 e 2. Ci aspetta il rettilineo finale e un secondo giro di pista.

I monitor della control room (foto Mariateresa Montaruli)

Tra i monitor della control room

I box, 32 in tutto, che si costeggiano durante il tour risalgono alla ristrutturazione del 2007 firmata dall'architetto tedesco Herman Tilke. Sopra i box trova spazio la Race Control Room, il centro nevralgico del circuito durante le attività in pista. Un grande schermo frazionato in tanti monitor quante sono le telecamere sul percorso verificano in tempo reale le condizioni di sicurezza della pista e delle auto. Ti raccontano qui che durante le gare sono oltre 500 le persone di staff a lavorare all'interno del tracciato: 300 commissari divisi tra postazioni antincendio e per il recupero piloti. Il tour termina con l'accesso al podio dei vincitori, in terrazza, in vista delle prime colline di Imola. Podio che, per i concerti del progetto The Sound of Imola che unisce musica e motori, si sposta nella zona più orientale del paddock, esterna alla pista. Tra i concerti in calendario, Vasco Rossi il 28 maggio, Pearl Jam il 25 giugno e Cesare Cremonini il 2 luglio.

La Rocca Sforzesca di Imola (foto Mariateresa Montaruli)

La terra dove è nata la velocità

Nella sua storicità, Imola è uno dei tasselli della “Motor Valley” dell'Emilia Romagna, la terra dove è nata la velocità. Il distretto industriale si estende dalla provincia di Parma a Rimini, lungo la Via Emilia. Si tratta di un polo di 16.500 imprese con quasi 94mila addetti, 11 musei aziendali, 19 collezioni private, 6 training centre d'eccellenza, 4 circuiti internazionali e un volume di esportazioni annue di circa 11 miliardi di euro l'anno.

Il Museo Lamborghini a Sant’Agata Bolognese

I musei della Motor Valley

Alcuni di questi stabilimenti sono aperti alle visite. Il Museo delle Tecnologie di Automobili Lamborghini di Sant'Agata Bolognese abbinato al tour in fabbrica consente di scoprire la tecnologia che rende la casa automobilistica un'eccellenza mondiale. Il Museo Ferruccio Lamborghini di Funo di Argelato racconta invece la vita del fondatore. Il Museo Ducati articola la sua narrazione in tre percorsi: le moto di serie, le moto racing e i Ducati Moments. Ferrari ha il suo quartier generale nelle sede storica di Maranello. Il suo museo ospita un’esposizione permanente e aree per mostre temporanee. A Modena si trova invece il Museo Enzo Ferrari ricavato nell'abitazione del fondatore e nella vecchia officina. Il tour in fabbrica dello stabilimento Maserati di Modena prevede un'introduzione storica seguita dalla visita nel reparto motori. Nella Pagani Automobili di San Cesario Sul Panaro, si scopre quanto il fondatore, l'italo-argentino Horacio Pagani, fosse un convinto sostenitore del binomio arte & scienza.

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