I timori degli italiani e il +135% di eventi estremi: come mettere al sicuro il territorio
Da inizio anno a fine maggio si sono verificati 122 eventi estremi secondo Legambiente. Come contenere il dissesto idrogeologico con metodi innovativi e anche tradizionali
di Vitaliano D'Angerio
I punti chiave
3' di lettura
Ambiente e clima sono tra le principali preoccupazioni degli italiani. Timori che derivano soprattutto dalle conseguenze del climate change: in Italia, nel periodo gennaio-maggio 2023, gli eventi climatici estremi sono stati 122, in aumento del 135% rispetto allo stesso periodo del 2022 secondo i dati di Legambiente. Gli allagamenti da piogge intense sono la tipologia che si è verificata con più frequenza con 30 eventi contro i 16 dei primi 5 mesi del 2022, segnando così un +87,5%. Le regioni più colpite sono: Emilia Romagna, Sicilia, Piemonte, Lazio, Lombardia e Toscana.
Le frane e il monitoraggio
Da qui la necessità di preservare le risorse naturali e gestire il territorio in maniera più attenta con sistemi all’avanguardia. Per esempio il monitoraggio delle frane è uno strumento fondamentale per la conoscenza e la gestione del territorio. In particolare nel caso di deformazioni lente e prolungate nel tempo, il controllo può proseguire per molti anni.
L’Italia è uno dei Paesi europei maggiormente interessati da fenomeni franosi, con oltre 620.000 frane su un’area di circa 24.000 chilometri quadrati pari al 7,9% del territorio nazionale: i dati sono quelli dell’Istituto Superiore per la Protezionee la Ricerca Ambientale (Ispra). La recente alluvione in Romagna e numerose frane sull’Appennino hanno evidenziato tale fragilità: ci vorranno svariati milioni di euro per ricostruire il sistema viario di quella zona.
L’uso dell’Intelligenza artificiale e di sistemi satellitari permette di monitorare fenomeni geofisici verificando anche cambiamenti di pochi millimetri all’anno e di supportare la Protezione civile nella difesa del territorio e dei cittadini. Come si fa in concreto? Costruendo una sorta di “gemello” digitale del territorio. «La creazione di ecosistemi digitali permette di creare il gemello digitale del territorio e delle infrastrutture, di monitorarne con sensori e satelliti in tempo reale il comportamento, simulando gli scenari grazie a modelli matematici con proiezioni nel breve periodo, al verificarsi di specifici fenomeni», spiega Massimiliano Evangelista, responsabile transizione ecologica, ambiente e territorio del gruppo IT, Almaviva.
Aree protette e gli obiettivi europei
Per tutelare l’ambiente ci sono però anche i metodi più tradizionali. Federparchi, per esempio, ritiene «necessario un impegno di tutti i soggetti in campo per mantenere e perseguire gli obiettivi europei per raggiungere, entro il 2030, il 30% di superficie tutelata, sia a terra che a mare. In Italia, in totale, siamo al 21% di territorio protetto a terra e al 16% della superficie marina».
In occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente, il presidente di Federparchi Luca Santini ha sottolineato che occorrono «adeguate politiche per la sostenibilità e, allo stesso tempo, è di fondamentale importanza la tutela del territorio, degli ecosistemi e della biodiversità». E ha aggiunto: «È quindi necessario uno sforzo per centrare il target della Ue, anche perché aumentare le aree protette vuol dire, oltre a proteggere la natura, contribuire al contrasto dei mutamenti climatici e favorire la diffusione di modelli di sviluppo sostenibile, oggi unica strada possibile per creare benessere e occupazione».
Cementificazione e terreni agricoli
C’è poi l’allarme di Coldiretti. Secondo l’organizzazione degli agricoltori, a causa della cementificazione e dell’abbandono l’Italia ha perso quasi il 30% dei terreni agricoli nell’ultimo mezzo secolo con la superficie agricola utilizzabile che si è ridotta a 12,8 milioni di ettari ed effetti sulla tenuta idrogeologica del territorio, sul deficit produttivo del Paese e la dipendenza agroalimentare dall'estero.
«L’Italia – sostiene Coldiretti – deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne». La perdita delle campagne, viene sottolineato dall’organizzazione, pesa anche sull’approvvigionamento alimentare del Paese in un momento in cui peraltro l’incertezza e la guerra sta provocando difficoltà negli scambi commerciali favorendo le speculazioni.
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